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Alta adesione allo sciopero della scuola, docenti aretini alla manifestazione di Roma

Tante le motivazioni che hanno portato a questa massiccia adesione all'astensione dalla giornata lavorativa

Alcuni bambini sono rimasti direttamente a casa a causa della difficoltà dei genitori di potersi organizzare all'ultimo minuto per andare al lavoro, molti altri sono dovuti tornare indietro. Allo squillo della campanella in tante scuole aretine le lezioni non sono iniziate. C'è stata infatti un'alta adesione allo sciopero del comparto della scuola scattato questa mattina. Molti docenti aretini si sono organizzati anche per partecipare alla manifestazione nazionale di Roma. Praticamente tutte le sigle sindacali che hanno aderito: Cgil, Cisl, Uil, Snals, Gilda e Anief. 

Poche le maestre e i docenti presenti in classe e in questi casi hanno potuto garantire solo alcune ore di lezione rispetto all'orario previsto. Così ci sono stati anche nonni che tra le 10 e le 11 sono tornati ai cancelli delle scuole per ritirare i nipoti che altrimenti sarebbero rimasti senza insegnate. Nono sono previste le supplenze in questi momenti infatti.

Intanto di buon ora è cominciato il viaggio verso Roma di chi, oltre ad aver aderito allo sciopero, ha anche voluto manifestare contro il Dl 36.

"Questa manovra sulla scuola avrà lo stesso impatto, negativo, che ebbe la Buona Scuola" spiega ad esempio Brunella Agostini segretaria della Cisl Scuola in provincia di Arezzo, raggiunta telefonicamente mentre si trova nella Capitale nei pressi del palco allestito in piazza Santi Apostoli.

Le motivazioni che hanno provocato uno sciopero con così alta adesione sembrano essere molte e di forte impatto: "Il reclutamento dei nuovi docenti per concorso avverrebbe solo per coloro che avrebbero acquisiti 60 crediti formativi con percorsi a pagamento e senza poi la certezza che poi arrivi un incarico" spiega Agostini che aggiunge "la formazione fuori dall'orario di servizio pagata tagliando 10mila cattedre e dimezzando il bonus docenti."

Per la Cgil in piazza tra gli altri Giulia Travi, docente delle scuole medie. "Stiamo dimostrando contro la scelta fatta dal Governo senza un confronto con i lavoratori e con i sindacati. Tagli delle cattedre con la scusa della denatalità e invece aggravando le classi pollaio. Il Covid e quello che ha messo in luce nella scuola non ha insegnato niente. Abbiamo classi di 27 o alle superiori anche di 32 ragazzi. Vogliamo classi meno numerose."

"Adesione massiccia in tutta la provincia di Arezzo" conferma Maurizio Tacconi segretario della Flc Cgil "così come è evidente che questa manovra sia solo il gioco delle tre carte, recuperare soldi con i tagli all'organico impegnato nel potenziamento didattico, la scuola ha bisogno di soldi in più, non di tagli. La formazione obbligatoria poi dirotterà risorse della scuola pubblica alla formazione professionale privata. E tra tutti gli aventi diritto soltanto il 40% di essi avranno poi un beneficio economico da questo."

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