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Acqua, Rossi: "Lavoriamo per una grande holding pubblica"

Prefigurare un nuovo assetto pubblico dell'acqua con la realizzazione entro il 2034 di una grande holding pubblica, alla quale parteciperanno le altre società toscane tutte pubbliche. Un'operazione da concertare con i sindaci, che permetterà di...

Prefigurare un nuovo assetto pubblico dell'acqua con la realizzazione entro il 2034 di una grande holding pubblica, alla quale parteciperanno le altre società toscane tutte pubbliche. Un'operazione da concertare con i sindaci, che permetterà di avere più risorse da investire e darà la risposta sulla quale i cittadini si sono già espressi nettamente con il referendum.

E' la proposta del presidente Enrico Rossi che stamani in Consiglio regionale ha illustrato la comunicazione della Giunta sul servizio idrico in Toscana.

"Il Consiglio regionale – ha sottolineato - ha l'opportunità insieme ai sindaci, che hanno un ruolo fondamentale, di regolare un processo di ripubblicizzazione dell'acqua per il quale i cittadini si erano già espressi in larghissima maggioranza nel 2011".

"Si tratta di gestire il percorso e la Regione Toscana intende sostenerlo, per quanto di sua competenza", ha aggiunto Rossi. "Ripubblicizzare è necessario perché c'è il sentimento diffuso che l'acqua è un bene comune e, se governato dal pubblico, ci possono essere più garanzie di lungimiranza. E poi perché i cittadini sono stufi di sapere che un pezzo delle loro tariffe finiscono a Roma, perché magari Acea partecipa alle società miste, o vanno nelle aziende di Caltagirone. I cittadini chiedono invece che le tariffe siano impiegate per far fronte a quel tema delicatissimo che è la manutenzione. La creazione di una holding permetterebbe un'operazione di equilibrio".

Le sette società hanno fatto molto, si sono strutturate, ha detto Rossi. "Rispetteremo entro il 2022 l'obiettivo della depurazione come ci è stato imposto dall'Unione Europea e questo ha voluto dire concentrare le risorse sui depuratori anziché sulle manutenzioni. Se dunque l'assemblea regionale dei sindaci, seguendo le indicazioni della legislazione vigente (che prevede che la società pubblica che supera il 25% della popolazione in ambito regionale rilevi le altre società), accoglierà ciò che i sindaci dei Comuni serviti da Publiacqua hanno già deciso all'unanimità di passare a una società interamente pubblica, il passo successivo sarà che entro il 2034, anno in cui scade l'ultima concessione per Gaia, Publiacqua avrà assorbito tutti le società e sarà effettivame nte il nuovo gestore unico".

Una volta perseguito dunque l'obiettivo della nuova gestione con una società a completa partecipazione pubblica dei Comuni toscani, si tratterà, ha spiegato Rossi, di individuare un soggetto finanziario, anch'esso di estrazione pubblica (ad esempio collegato a Cassa Depositi e Prestiti o alla Bei), che possa sostenere il notevole sforzo finanziario necessario a liquidare i partner privati attuali e a realizzare i nuovi investimenti programmati dall'Ait, l'Autorità idrica toscana (gli investimenti previsti dal 2018 al termine delle singole concessioni ammontano a circa 2,2 miliardi di euro).

Quindi, sarà necessario riallineare le scadenze delle concessioni esistenti, con l'obiettivo di stabilizzare le tariffe per i cittadini, senza interrompere il processo di realizzazione degli importanti investimenti programmati.

Ribadendo l'importante ruolo di concertazione che la Regione adesso può assumere per favorire il processo, Rossi ha concluso che "la Regione darà tutto il supporto legislativo, tecnico ed operativo a due condizioni: primo, che proseguano da parte delle aziende gli sforzi di efficientamento del sistema, riducendo i costi di gestione e abbattendo in modo consistente le perdite idriche delle nostre reti, in modo da favorire la definitiva stabilizzazione delle tariffe. Secondo, che le risorse derivanti ai Comuni dal servizio idrico integrato, ovvero i canoni di concessione (che complessivamente ammontano a circa 24 milioni annui, al netto del rimborso dei mutui) e gli utili societari (pari anch'essi a circa 24 milioni annui, di cui il 60-65% distribuito ai soci pubblici delle aziende digestione) siano destinate al sostegno finanziario del processo sopra descrit to e non siano più distolti dal settore dei servizi idrici".

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