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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Accoglienza migranti tra gestione dello stress e paure. Lo psicoterapeuta: "Impariamo a riconoscerne la fragilità"

La prima cosa da tenere presente quando si fa accoglienza è che di fronte abbiamo una persona che si trova in una condizione di estrema fragilità. In uno stato emotivo di forte, fortissimo, stress. Un assoluto ovvio ma che troppo spesso viene...

La prima cosa da tenere presente quando si fa accoglienza è che di fronte abbiamo una persona che si trova in una condizione di estrema fragilità. In uno stato emotivo di forte, fortissimo, stress.

Un assoluto ovvio ma che troppo spesso viene dimenticato. Non preso in considerazione. Rimpiazzato da sentimenti di diffidenza e timore dell'altro. E' durante l'ultima lezione del corso di formazione ideato da Arci Solidarietà che i 26 iscritti (tra studenti, civilisti e specialisti del settore) hanno potuto affrontare temi legati all'impatto psicologico del fare accoglienza di migranti e richiedenti asilo arrivati in Italia dopo viaggi della speranza. Lo stress. L'impatto emotivo. Le paure. Le emozioni. E la diffidenza.

E non solo di chi riceve ma anche di chi arriva. Donne, uomini e bambini che affrontano l'inferno pur di sfuggire a quello che hanno lasciato nella propria terra natale e che poi si trovano catapultati in una terra che non conoscono e che, ai loro occhi, appare ostile.

L'impatto emotivo e psicologico è uno degli aspetti che maggiormente influiscono nel corretto inserimento del migrante X nella società che lo ospita. Per queste ragioni, chi opera nel settore dell'accoglienza non può prescindere da una corretta informazione e dalla formazione in questa materia.

E poi c'è anche la parte riguardante la gestione della propria emotività. Quello legato strettamente al lavoro e alla necessità di interfacciarsi con storie e situazioni di particolare difficoltà. "La presenza di migranti - spiega lo psicoterapeuta Marco Tulli - è sempre percepita come un problema e come una situazione emergenziale. Non diventa mai qualcosa di stabile e definito. Questo stato non consente di strutturare un sistema stabile e definito di cura e di supporto ai migranti. Si lavora sempre in maniera estemporanea dovendo fronteggiare un'emergenza che, di fatto, potrebbe essere gestita con un'altra ottica. E poi esiste anche un vero e proprio problema legato alla formazione delle persone deputate a fare accoglienza che, molto spesso, non hanno le competenze giuste per svolgere al meglio il loro incarico in relazione ai destinatari del servizio". Nel territorio aretino da alcuni anni sono attivi numerosi progetti di accoglienza, di tipo emergenziale o strutturata, che mettono il mondo del volontariato di fronte a nuove sfide e che richiedono competenze sempre più specializzate. Spesso il mondo del volontariato è coinvolto in reti di organizzazioni di terzo settore che lavorano nel settore dell’accoglienza ai profughi e ai richiedenti asilo, mettendo a disposizione i propri volontari e le proprie attività. Attraverso il progetto proposto si intendono rafforzare queste reti di collaborazione, formando volontari sempre più competenti e attrezzati ad affrontare la sfida dell’incontro tra culture e tradizioni diverse, costruendo una comunità coesa e in pacifica convivenza.

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