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L'impresa e l'ultimo volo verso l'Australia. La storia di Bert il trasvolatore che morì in Pratomagno

A 90 anni dal tragico incidente aereo in cui perse la vita il pilota australiano Herbert “Bert” Hinkler, il territorio continua a rendere omaggio all'uomo che tentò l'impresa

Quando si diresse all’aerodromo di Feltham era buio pesto. L’aria fredda della notte lo schiaffeggiava ma lui non ci dava peso. Quello era il suo giorno zero, la data in cui la sua impresa avrebbe preso avvio. Da lì a una settimana avrebbe sorvolato mezzo mondo e in sole cinque tappe sarebbe stato accolto nella sua Australia battendo il record di Butler. L’orologio segnava le tre. Salì a bordo del suo “Puss Moth”, azionò il motore e spiccò il volo. Era il 7 gennaio 1933.

Inizia così l’ultimo capitolo della storia di Herbert “Bert” Hinkler, il pilota australiano che novanta anni fa perse la vita in un tragico incidente sulle vette del Pratomagno. Una vicenda drammatica i cui dettagli restano ancora oggi avvolti dal mistero e sulla quale continuano a concentrarsi gli sforzi di studiosi e appassionati. In questo senso il prossimo 22 aprile, presso il castello di Valenzano, l’associazione “Quelli della Karin” con il sostegno dei Comuni di Subbiano, Capolona e Castel San Niccolò, oltre alla Provincia di Arezzo e all’Unione dei Comuni del Casentino, ha organizzato una giornata di approfondimento volta a ricordare il trasvolatore.

Nato nel 1892 in Australia nel Queensland Bert imparò a volare in una squadriglia della Raf durante la prima guerra mondiale. La sua passione per il volo lo portò a cimentarsi nell’allestimento di velivoli con i quali conquistò vari primati. Come quello segnato nel 1931 a bordo del Puss Moth con il quale attraversò l’Atlantico del sud da New York a Londra in condizioni atmosferiche proibitive. Fu dopo quell’impresa che decise di partire, con lo stesso aereo, da Londra alla volta dell’Australia tentando di stabilire un nuovo  record. Un’ambizione titanica che però non venne mai conseguita. Poche ore dopo la sua partenza precipitò sulle vette innevate del Pratomango. Le cause dell’incidente rimangono ancora oggi un mistero.

La prima tappa del viaggio di Bert avrebbe dovuto essere Brindisi. In Puglia però non arrivò mai. Il suo corpo, così come i resti dell’aereo vennero trovati il 28 aprile del 1933 a Prato alle Vacche Erano trascorsi tre mesi. A trovarlo furono due carbonai di Piandiscò che si erano spinti si sulle vette del Pratomagno per individuare le zone più adatte a fare carbone. Lì trovarono la carcassa dell’aereo e il corpo del pilota in avanzato stato di decomposizione. Furono loro ad avvisare le autorità e sempre loro guidarono una delle due squadre che venne spedita sulle pendici della montagna per le operazioni di recupero. Bert venne trovato a 100 metri di distanza dal suo aereo. La testa fracassata e il corpo in posizione supina. Addosso aveva il passaporto, il porto d’armi, il portafoglio con 65.000 lire in buoni del tesoro canadesi e settantacinque lire italiane. Nelle tasche un orologio. Segnava le tre. Nessuna traccia invece, come venne riportato anche nei documenti dell’inchiesta aperta Procura di Arezzo, di una pistola “Browing” calibro 7,65 e un portasigarette d’oro.

La notizia della tragica sorte di Herbert Hinkler ben presto fece il giro del mondo richiamando l’attenzione di politici, autorità e civili. Il governo italiano dispose per l’aviatore la celebrazione dei funerali di Stato che si conclusero a Firenze nel cimitero degli Allori dove venne inumato. Nello stesso anno l’Aereo Club Perticucci di Arezzo fece erigere un cippo a memoria del pilota. La stele venne distrutta durante la seconda guerra mondiale per essere di nuovo eretta il 1° settembre 1968. Ad inaugurarla fu l’allora presidente del Senato  Amintore Fanfani insieme al ministro Sedati, l’ambasciatore australiano a Roma Walter Crocker e il console britannico a Firenze Pirie Gordon. Più recentemente, nel 2015, è stato inaugurato un memoriale nel luogo dove fu recuperato il corpo.

Oggi, a poco meno di un secolo da quel giorno, il territorio aretino continua a rendere omaggio a quell’uomo che perse la vita nel tentativo di trasformare in realtà uno dei suoi più ambiziosi sogni.

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