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"Capra morta di parto al parco di Lignano. Nessuno è intervenuto"

Una capra morta durante il parto nel parco di Lignano. La vicenda è raccontata da una nostra lettrice, Valentina Giusti, che ci scrive affinché venga fatta chiarezza sull'accaduto. Quando si parla di responsabilità la questione è sempre delicata...

Una capra morta durante il parto nel parco di Lignano. La vicenda è raccontata da una nostra lettrice, Valentina Giusti, che ci scrive affinché venga fatta chiarezza sull'accaduto.

Quando si parla di responsabilità la questione è sempre delicata, ma sono certa che tutti i protagonisti di questa peripezia burocratica e sanitaria vorranno fare chiarezza. Domenica scorsa il parco di Rigutinelli, “Lignano” per intendersi, il colle alle porte della città tanto caro agli aretini, è stato lo scenario di una vicenda di negligenza di cui a farne le spese è stato un animale. Erano circa le 17 quando mi sono accorta che una capra all'interno di un recinto era in grave pericolo di vita a causa di difficoltà nel mettere al mondo i suoi piccoli, i presenti mi hanno raccontato di aver notato che già all'ora di pranzo l'animale era riverso a terra con evidenti difficoltà respiratorie e impossibilità di stare in piedi, sintomi che si erano evidentemente acutizzati col passare delle ore. Nonostante molte persone avessero provato a chiamare i vari numeri di emergenza in cerca di un soccorso che dicevano non essere arrivato, ho cercato di contattare qualcuno che potesse intervenire per soccorrere l'animale rivolgendomi al Ristorante all'interno del parco, a Greenservice, la cooperativa che ha in gestione il parco e alla Usl veterinaria di Arezzo, purtroppo però nessuno si è detto pronto a intervenire, adducendo tutti la medesima scusa “Non rientra nelle nostre competenze”. Visto l'aggravarsi dello stato di salute della capra ho deciso di entrare nel recinto scavalcando la recinzione per portarla di peso nella stalla e metterla al riparo dagli altri animali che si accalcavano verso la rete in cerca di cibo, ero determinata a cercare di capire come aiutarla. Ho telefonato alla mia veterinaria di fiducia descrivendo ciò che vedevo: la capra, evidentemente in stato avanzato di gravidanza, respirava a fatica, era in preda ad atroci dolori ma in totale assenza dei segnali classici di un parto imminente, riuscivo a sentire i cuccioli sempre di meno palpando l'addome, perché la pancia si gonfiava velocemente, come in una colica, sembrava molto vicina a perdere i sensi. La veterinaria, capendo che si trattava di un'emergenza, si è resa disponibile a intervenire per aiutare l'animale. All'arrivo del medico la povera capra era allo stremo delle sue forze, la dottoressa ha tentato il possibile per salvare la vita a lei e ai suoi piccoli, ma purtroppo non c'è stato nulla da fare per nessuno di loro: ore e ore di dolore e infezione avevano ormai compromesso irrevocabilmente la loro sopravvivenza. Il livello della setticemia nel sangue e l'entità della colica da torsione avevano impedito il normale decorso della nascita dei capretti, l'enorme lasso di tempo in cui nessuno era intervenuto aveva fatto il resto.

Sono tornata a casa con l'odore della stalla nei vestiti e la puzza del senso di impotenza nel cuore, demoralizzata dall'ingiustizia a cui avevo assistito.

L'indomani, verso l'ora di pranzo, sono tornata al recinto, incrociando in prossimità del parco il furgoncino della Usl di Arezzo, solo che il cadavere non era stato allontanato: giaceva ancora lì, nella stalla dentro al recinto, ma senza la testa, che era stata tagliata e portata via (sicuramente si tratta di esigenze biologico-sanitarie, ma davvero è ammissibile che il dipartimento di Igiene della Usl per questioni di competenze decapiti un cadavere portando via la testa e lasciando il resto del corpo?).

Nel pomeriggio, mi è stato raccontato, un furgoncino della cooperativa a cui il Comune di Arezzo ha affidato la gestione del parco è arrivato a portare via il cadavere e l'incaricato, alle persone presenti che lo incalzavano di domande sulla vicenda, ha risposto che lui della capra non ne sapeva niente, che lì non c'era, e non l'aveva vista nemmeno nella sua prima visita della giornata, di prima mattina. Peccato che il corpo di quel povero animale, vittima della noncuranza, giacesse proprio nel cassone del furgoncino che stava guidando.

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