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Lettera anonima al Prefetto: "Il teatro di Stia è una trappola mortale". Il sindaco: "Falso, è tutto a norma"

Un gruppo di mamme e commercianti del paese ha scritto ad Anna Maria Palombi, paventando il rischio di una "tragedia annunciata". La replica di Caleri su Facebook: "Comportamento vigliacco, allarmismi ingiustificati"

Il teatro comunale di Stia è pericoloso e mette a rischio l'incolumità delle persone, al punto che si può temere una tragedia come quella capitata ai ragazzi di Ancona morti all'esterno di una discoteca. E' la sintesi di una lettera inviata nei giorni scorsi al Prefetto di Arezzo, Anna Palombi, e firmata da un gruppo di mamme e commercianti di Stia che hanno preferito mantenere l'anonimato. Un'iniziativa che poche ore fa è stata resa pubblica dal sindaco di Stia, Nicolò Caleri, il quale ha utilizzato Facebook per tranquillizzare i suoi concittadini e stigmatizzare toni e modalità della lettera in questione. 

"Nei giorni scorsi abbiamo ricevuto dalla Prefettura una richiesta di chiarimenti in merito a una lettera anonima inviata proprio al Prefetto da alcune "commercianti e mamme di ragazze di Stia". Oggetto dalla lettera, allegata a questa mia risposta, è un presunta trappola mortale che sarebbe rappresentata dal teatro comunale di Stia. Nella lettera infatti si afferma che, a fronte di una capienza di poche decine di persone, ve ne vengono stipate centinaia, con gravi rischi per l'incolumità. Nella stessa lettera si dice che sono state realizzate foto, allegate alla lettera, dell'uscita di sicurezza che dà sul vicolo tra il teatro e la RSA, dalle quali si dedurrebbe che si tratta di una "tragedia annunciata". 

Rimettendosi al "buon cuore" del prefetto, le scriventi affermano inoltre che: a) non possono palesarsi, altrimenti per loro "sarebbe una disgrazia qui in paese, sia come persone che come attività"; b) che "dire sempre di no a una figlia che vuole andare con i suoi amici non è giusto, né per loro né per noi".

In merito alla prima parte, quella tecnica, ovviamente ho già fornito risposta alla Prefettura, ma per evitare ingiustificati allarmismi preferisco utilizzare anche i social media per diffondere la verità in merito all'agibilità del teatro comunale.

1) Il teatro comunale di Stia è perfettamente agibile in entrambi i piani, anche se in molte occasioni si preferisce, d'intesa con gli organizzatori degli eventi, non concedere l'uso della galleria. 

2) Il teatro è dotato di un Certificato Prevenzione Incendi (CPI) rinnovato meno di un mese fa e prevede diversi piani di sicurezza in base alle diverse configurazioni (cinema, intrattenimento etc.). 

3) L'agibilità prevede una capienza non certo di poche decine di persone, bensì di 194 unità, nella configurazione intrattenimento. Ovviamente è responsabilità del presidente dell'associazione organizzatrice dell'evento accertarsi che tale soglia non sia superata. Ci tengo a precisare che in caso di eventi dove si prevede una certa affluenza, vengono sempre informati i carabinieri per realizzare un controllo anche all'esterno del teatro, visto che il comune non dispone di ufficiali di pubblica sicurezza per il controllo notturno. 

4) l'entrata del teatro è monitorata con un sistema di videosorveglianza proprio per scongiurare, e nel caso sanzionare, comportamenti vandalici.

5) le uscite di sicurezza sono perfettamente a norma e in modo particolare quella che dà sul vicolo tra il teatro e la RSA non si capisce come potrebbe configurare una "tragedia annunciata", visto che introduce a una zona pedonale con doppia uscita a sinistra e a destra e ampi spazi di deflusso, senza alcun ostacolo né passerelle. Tale configurazione d'altronde è stata convalidata dagli organi di valutazione preposti. 

6) ogni manifestazione viene accompagnata dalla presentazione dei documenti di legge da parte del soggetto organizzatore, con le conseguenti valutazioni del caso.

Riassumendo, il teatro è una struttura assolutamente a norma per ospitare eventi fino a una capienza di 194 persone, limite del cui rispetto si fanno carico, con le conseguenti responsabilità, i presidenti delle associazioni organizzatrici degli eventi. Di conseguenza la sicurezza non dipende dal "buon cuore" del prefetto, bensì dall'attento lavoro quotidiano che tecnici del comune e amministrazione effettuano per garantire la sicurezza nei luoghi pubblici, nonché dal comportamento da "buon padre di famiglia" dei soggetti organizzatori.

Detto questo, però, sento il dovere come cittadino e come genitore, prima ancora che in veste di sindaco, di affermare con forza che il comportamento tenuto dalle scriventi è esattamente ciò che secondo me nessun cittadino e genitore dovrebbe fare. Se come cittadino e come genitore dovessi ipotizzare che un luogo pubblico è pericoloso, la prima cosa che dovrei fare sarebbe quella di recarmi in comune e chiedere semplicemente al tecnico o anche al sindaco qual è il reale stato delle cose, comportamento che in questo caso avrebbe portato ad avere certezza che tutto è a norma. Ma se anche non credessi al tecnico comunale o al sindaco, ritenendoli dei pazzi furiosi e diabolici che vogliono soltanto la morte dei giovani del paese, la prima cosa che dovrei fare è metterci la faccia, denunciando personalmente quello che sarebbe un comportamento penalmente rilevante e prendendomi le responsabilità conseguenti. Se così fosse, il paese, sopratutto uno piccolo come il nostro, me ne sarebbe grato, non certo rancoroso.

Allo stesso modo, se da genitore fossi certo che un luogo è pericoloso, dovrei dire anche mille volte "no" a mio figlia, indipendentemente dal fatto che sia bello per lei o per me, e di certo l'ultima cosa che dovrei fare è quella di demandare il compito di dire il mio "no genitoriale" al Prefetto, che sarà anche una donna, ma non credo possa fare la mamma di tutti i giovani della Provincia.

Siamo parte di una comunità se tutti ci facciamo carico del nostro pezzo, amministrando o anche denunciando, ma sempre però mettendoci la faccia e le responsabilità conseguenti. In caso contrario siamo solo persone che vigliaccamente lanciano il sasso e nascondono la mano, creando allarmismi e tensioni che certo ottengono il risultato opposto a quello che tutti dovremmo perseguire, di vivere in una comunità trasparente, franca e umanamente interconnessa".

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