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Cocaina e marijuana in città, smantellata rete di spaccio. Droga dalla Spagna: blitz in una villa con piantagione di cannabis

Questa mattina 120 Carabinieri del comando provinciale hanno arrestato 17 persone e sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo/divieto di dimora altre 5

Si rifornivano di cocaina dal nord Italia e di marijuana dalla Spagna - dove in una villa coltivavano centinaia di piante - poi facevano arrivare lo stupefacente ad Arezzo. Prima lo nascondevano nei boschi, quindi, tramite dei pusher, lo spacciavano nel cuore della città e in alcuni centri commerciali circostanti. In un anno di indagini i carabinieri hanno contato quasi 2mila cessioni. Ad acqusitare la droga erano aretini di ogni età e di ogni estrazione sociale: 172 quelli segnalati. 

Un traffico internazionale di stupefacenti è stato interrotto dai Carabinieri di Arezzo, che questa mattina, alle luci dell'alba, hanno concluso l'operazione “Aquila”, con la quale sono state eseguite 32 misure cautelari in diverse provincie italiane ed in Spagna.

Il blitz scattato all'alba

Questa mattina 120 militari del comando provinciale, su ordine della Procura della Repubblica di Arezzo, hanno tratto in arresto, in esecuzione di due ordinanze di custodia cautelare emesse dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Arezzo, 17 persone e sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo/divieto di dimora ulteriori 5 gravemente indiziate, a vario titolo, per i reati di concorso continuato e aggravato in detenzione e spaccio e traffico illecito di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti: cocaina, hashish e marijuana. Altre 10 persone erano già state tratte in arresto nel corso del 2019.

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Le indagini

L'operazione è scaturita dalle attività di controllo del territorio dell'area urbana del capoluogo. Hanno preso spunto, nel mese di febbraio del 2019, dall’individuazione di alcuni soggetti dediti allo spaccio di sostanze stupefacenti nei pressi di un parco cittadino. Nel mirino infatti erano finiti due fratelli di origini albanesi. 

I carabinieri si sono da subito mossi utilizzando sia tecniche investigative classiche e  battendo il territorio, sia ricorrendo ad espedienti innovativi, con incursioni notturne che hanno permesso un costante monitoraggio di tutti i movimenti, documetando specifici reati.

Passo dopo passo, i militari hanno ricostruito una rete composta da albanesi, romeni e italiani che gestiva “piazze di spaccio” nel cuore del centro storico così come nelle zone periferiche ed in alcuni centri commerciali, destinandole allo smercio al dettaglio delle sostanze stupefacenti. I membri di questa "organizzazione" seppur non tutti e non stabilmente collegati fra loro, avevano ruoli e compiti diversi, senza una vera e propria struttura gerarchica. 

Gli inquirenti si sono trovati di fronte ad uno scenario in cui sostanze per milioni euro venivano fatte arrivare ad Arezzo. Ma da dove? E come? I militari nell'arco di un anno sono riusciti a risalire alla "filiera": il canale di approvvigionamento per la cocaina passava dal nord Italia e dall'Albania. Mentre quello per la marijuana era faceva capo alla Spagna dove è stato scoperto il luogo dove venivano coltivate le piante. 

La rete dello spaccio

Le indagini si sono inizialmente concentrate su due fratelli albanesi, ma è emerso immediatamente il loro inserimento nella struttura più ampia e complessa costituita da connazionali e da una rete di spacciatori romeni. In particolare, all’interno del “gruppo romeno” c'erano quattro donne - tutte destinatarie di misure cautelari - che oltre a spacciare al dettaglio, si occupavano principalmente della parte logistica. Erano infatti intestatarie delle autovetture utilizzate per il trasporto dello stupefacente in grosse quantità e fungendo da corrieri perché destavano meno sospetti in caso di controlli da parte delle forze dell'ordine.  Nelle loro vetture è stata rinvenuta cocaina: era nascosta in doppi fondi ricavati all'interno dei sedili. 

Si sono poi individuati i canali di rifornimento di cocaina di questo gruppo da due albanesi, da anni residenti ad Arezzo e completamente integrati, di fatto ancora incensurati, S.K. e V.R., entrambi destinatari di misura cautelare e risultati essere il vertice dell’organizzazione.

I due infatti hanno dimostrato di avere collegamenti con connazionali nel nord Italia e in Spagna, da cui approvvigionavano la “cocaina”, la “marijuana” e la sostanza da taglio.

Le immagini della droga spacciata

Il blitz della villa di Girona: 700 piante di marijuana

In particolare, avvalendosi di una rete di fiancheggiatori presenti nelle province spagnole di Barcellona e Girona, riuscivano a produrre direttamente la marijuana. In una villa di Girona i Carabinieri insieme alle forze dell'ordine spagnole, hanno fatto irruzione scoprendo stanze adibite a serre: la produzione era a ciclo continuo e in quel momento vi erano ben 700 piante.

Gli inquirenti hanno documentato 5 viaggi, nel periodo giugno-ottobre 2019, da Girona ad Arezzo. Il blitz è avvenuto nel novembre scorso, in esecuzione di un ordine di Indagine Europeo richiesto da questa Procura, militari del Comando Provinciale di Arezzo, in collaborazione con personale del Corpo Nazionale di Polizia di Barcellona e della Guardia Civil della Catalogna.

In quell'occasione hanno arrestato due persone: un aretino e un albanese. Quest'ultimo ha tentato di darsi alla fuga sui tetti, portando con sé circa 20mila euro provenienti dalle attività illecite. Ma i militari sono riusciti a fermarlo.  

Gli arresti

Nel corso dell’attività di indagine, che si è conclusa lo scorso dicembre, erano state arrestate in flagranza di reato 8 persone (oltre alle due nella villa di Girona) e sono stati sequestrati 750 grammi di “cocaina”, 700 grammi di “marijuana” e 2 kg di sostanza da taglio “fenacetina”. Le sostanze erano allo stato puro, quindi - soprattutto per quanto riguarda la cocaina - il suo valore una volta nel mercato sarebbe quadruplicato. Per quanto riguarda la piantagione, una prima quantificazione del valore della sostanza prodotta arriva a 700mila euro. 

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