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No al circo con gli animali, la protesta di fronte al Millennium e qualche famiglia torna indietro

Manifestazione oggi ad Arezzo davanti al "Millennium", organizzata dalla Leal-Lega antivivisezionista

Di nuovo un circo con animali attenda ad Arezzo e di nuovo coloro che chiedono rispetto per questi animali  sono scesi in piazza con le loro proteste. Questo pomeriggio ad Arezzo, davanti al circo Millennium, si è svolta una manifestazione organizzata dalla Leal, Lega antrivivisezionista. I volontari hanno distribuito dei volantini ideati dall'associazione specificatamente per i bambini, molti dei quali hanno deciso, insieme alle loro famiglie, di non assistere allo spettacolo. 

“Non siamo contro i circhi, ma siamo contro lo sfruttamento degli animali negli spettacoli - ha dichiarato Bruna Monami, vicepresidente della Leal, Lega antivivisezionista - . Abbiamo grande rispetto per i lavoratori sulla pista, vorremmo vedere uno spettacolo magico fatto di luci, suoni, atmosfera e bravura degli artisti. Non può esserci magia dove c’è lo sfruttamento di  altri esseri senzienti”

Quanto costa agli animali lo spettacolo che viene offerto al pubblico pagante?

Il circo si presenta come una realtà allegra ma oltre i tendoni colorati e la musica c’è una quotidianità piena di sofferenza e privazioni per gli animali e questa è un’altra faccia del loro sfruttamento.

"Gli animali privati della libertà vengono portati fuori dalle gabbie o dai box solo in occasione degli spettacoli che prevedono la loro esibizione - ha aggiunto Bruna Monami - . Le gabbie anguste o piccoli box sostituiscono gli ampi spazi in cui dovrebbero correre. I numeri degli animali che tanto divertono gli spettatori sono il risultato di ore e ore di faticoso allenamento, causa di stress e sofferenza. Il dolore fisico che deriva dalla ripetizione continua di esercizi scomodi, e dalle percosse inflitte per velocizzare l’apprendimento e mantenere l’obbedienza, aggiunge traumi psicologici e confusione mentale. Gli animali soffrono anche a causa degli spostamenti e degli sbalzi climatici conseguenti. La loro vita si svolge tra addestramenti che servono a piegare la loro volontà, viaggi, box, catene che ostacolano i movimenti, e gabbie, in cui mangiano, bevono e dormono. Il benessere non deve essere solo fisico ma anche psicologico ed è evidente lo stato di malessere degli animali che mettono in atto comportamenti stereotipati mordendo le sbarre, facendo oscillare continuamente la testa, dondolandosi sulle zampe senza sosta, o sembrando in alcuni casi come privi di volontà. Il malessere vissuto dalle varie specie impiegate nei circhi non è giustificabile".

"Premesso che la coesistenza con gli animali, dotati di dignità propria quali esseri viventi, è un’esigenza profonda e autentica della specie umana, che le relazioni stabilite con loro incidono sull’emotività e sul pensiero, che il rapporto con loro è importantissimo nella crescita, nella formazione, nell’educazione dei bambini, circa 600 psicologi hanno firmato un documento in cui si afferma che questi spettacoli sono dannosi per i bambini. I bambini apprendono dai genitori e dagli adulti qual è il comportamento corretto, quindi, vedendo l’adulto ridere e divertirsi di fronte a tristezza, dolore e disagio da parte dell’animale si abituano a non vedere la sofferenza dell’animale e imparano che è divertente", ha spiegato ancora Bruna Monami.

"In Italia l’universo circense è regolato da una norma ormai obsoleta, che risale al 1968 e che andrebbe rivista - ha concluso Francesco Cortonesi, insegnante e attivista della Rete dei Santuari di animali liberi in Italia - . Il fondo unico per lo spettacolo, erogato dal Ministero dei Beni Culturali, destina un bel po’ di soldi ai circhi. Nel 2018 circa 5 milioni sono stati erogati anche come aiuti alle varie attività, festival, promozione, formazione e tournée all’estero. Fermo restando il rispetto per gli atleti e gli artisti che lavorano nei circhi, è difficile capire quale apporto culturale fornisca una tigre che salta in un cerchio, o un elefante che fa l'inchino al pubblico".

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