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"Dottori in medicina ma non possiamo fare i medici", così un vuoto normativo tiene "in ostaggio" 2mila giovani. Le storie aretine

E' una storia paradossale quella che in questi mesi stanno vivendo i due giovani e nell'Aretino a trovarsi nella stessa situazione sono circa 15. Tutti formati, preparatissimi, pronti a entrare in servizio ma impossibilitati a farlo. 

Gloria e Lorenzo sono dottori in medicina. Si sono laureati con 110 e lode negli scorsi mesi. Sei anni di studio e di fatica, la grande soddisfazione finale e poi la grande beffa. Perché i due ragazzi aretini, come altri duemila giovani loro colleghi, neolaureati delle facoltà di Medicina e Chirurgia non possono accedere all'abilitazione e quindi non possono lavorare o iscriversi alla specializzazione per un "buco nero" nella normativa. 

E' una storia paradossale quella che in questi mesi stanno vivendo tantissimi neolaureati - dei quali circa 15 aretini - colleghi di Gloria e Lorenzo. Tutti formati, preparatissimi, pronti a entrare in servizio ma impossibilitati a farlo. 

"I problemi - spiegano - sono sorti in seguito dell’approvazione del D.M. del 9 maggio 2018 n. 58. del MIUR, che regolamenta le nuove modalità di svolgimento dei test per l'abilitazione all'esercizio della professione medico-chirurgica. Prima del provvedimento erano necessari tre mesi di tirocinio dopo la laurea, ma in seguito a tale provvedimento il tirocinio andrebbe fatto prima della laurea".

Per chi però ha frequentato l'anno accedemico 2017/2018 e si è laureato in tempi regolari nelle sedute di dicembre 2018 e marzo 2019,  si è presentato un ostacolo imprevisto e che appare difficile sormontare. Si tratta di un vero e proprio vuoto normativo: perché a causa di un allungamento dei tempi burocratici questi neo laureati devono ancora svolgere il tirocinio necessario per l'abilitazione, ma non ci sono bandi che permettano di farlo.

"Ad oggi il Governo non ha emesso, ancora, l’ordinanza ministeriale necessaria ad attivare l’iter burocratico per intraprendere i tirocini professionalizzanti e a regolamentare le modalità di svolgimento dell’esame di stato. Perché con le nuove regole siamo costretti a svolgere il test con modalità totalmente differenti rispetto a chi si è laureato nelle sessioni di luglio e ottobre dello stesso anno accademico. Si è venuta a creare così un’ingiustizia e una disparità notevole. Inoltre, la commissione preposta alla strutturazione del nuovo esame di stato non è stata ancora designata, rendendo assai complessa la stesura di un test nei tempi previsti dalla legge, ovvero entro luglio 2019".

Una situazione che rischia di compromettere pesantemente l'inserimento nel mondo del lavoro dei neo laureati. 

"Abbiamo bisogno di essere ascoltati - dicono i due giovani - è necessario che vengano emanati al più presto i bandi per il tirocinio da svolgere da aprile a giugno e che ci venga permesso di fare il test di abilitazione. In questo momento l'Italia si sta dimenticando di completare la formazione dei propri medici. Siamo tanti in questa situazione e non è possibile che siamo stati dimenticati". 

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