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Martedì, 30 Aprile 2024

Elisa e quei 412 che la vollero in Comune. È aretina una delle prime 12 sindache dell'Italia post bellica

La prima sindaca della provincia di Arezzo è Elisa Carloni. Dal 1946 al '49 tenne le redini del Comune di Castiglion Fibocchi

Aveva 57 anni quando venne proclamata prima cittadina. La sua vita fino ad allora era scorsa nel più ordinario dei modi. Figlia di una delle famiglie più antiche del posto (il padre era Giovanni Carloni e la madre Antonia Nuti), nell’immediato dopoguerra si presentò alle Comunali come unica donna della lista proposta dal Partito Socialista Italiano. Una casalinga come tante che, fino ad allora, non aveva ricoperto alcun incarico amministrativo né, tanto meno, vantava particolari esperienze da attivista politica. Elisa Carloni il 24 marzo 1946 venne proclamata sindaca di Castiglion Fibocchi. La prima donna nella storia della provincia ad assumere la guida di un municipio nonché una delle prime 12 sindache elette nell’Italia postbellica. Il suo mandato terminò il 31 luglio del 1949 quando in seguito alle dimissioni dei consiglieri, il municipio venne commissariato. Nel novembre dello stesso anno venne scelto il nuovo sindaco, Giuseppe Casalini, che rimase in carica fino al 1961.

Sebbene Elisa venne eletta tra le fila del Psi fin da subito si dichiarò indipendente riuscendo ad ottenere 412 voti. “Non fu neppure la più votata - racconta l’attuale sindaco Marco Ermini - Santi Fiacchini, candidato nella sua stessa lista, ottenne 415 preferenze. Durante il suo mandato vennero fatti molti atti di ordinaria amministrazione per la risistemazione del territorio devastato dalla guerra e venne eseguita la riorganizzazione della pianta organica del personale. È sua la firma sull’atto datato 1° gennaio 1948 riguardante l’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica italiana ed è sempre stata lei, in una delle sue ultime delibere, ad aver commissionato e inaugurato il monumento ai caduti de La Fontaccia, località dove nel 1944 vennero barbaramente trucidati 14 cittadini per mano delle truppe nazifasciste”. Di lei, come ricorda la professoressa e ricercatrice universitaria Patrizia Gabrielli nel suo libro "Il Comune alle donne. Le dodici sindache del 1946", si trova traccia anche in una lettera inviata dalla sezione aretina dell’Udi (Unione donne italiane) dove viene dato conto della sua elezione come componente del consiglio comunale e della sua nomina a prima cittadina.

È morta il 3 novembre del 1976. Le sue spoglie si trovano nel cimitero comunale di Castiglion Fibocchi dove i nipoti hanno scelto di farla riposare. Quello che è accaduto nella sua vita dopo l’esperienza alla guida del Comune rimane per i più un grande interrogativo. Di certo c’è solo che non ebbe altri incarichi amministrativi e che, non essendo sposata e non avendo figli, rimase vicina alla famiglia d'origine fino alla fine dei propri giorni. Altrettanto misteriose rimangono le ragioni che hanno spinto i castiglionesi ad insistere affinché fosse proprio lei, quella donna così straordinariamente familiare e ordinaria, la loro prima guida in degli anni tanto complessi quanto delicati. Il suo nome oggi viene pronunciato dai castiglionesi ogni volta che menzionano la biblioteca comunale del capoluogo che, appunto, è stata intitolata alla memoria di quella signora che seppe tenere le redini della macchina comunale in un momento storico dove alle donne le porte dell'emancipazione e della parità di genere si erano appena aperte.

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