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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Troppo potere alle società di calcio. I tifosi italiani uniti contro il codice etico

No al codice etico. La mobilitazione delle tifoserie italiane si sta allargando a macchia d'olio e anche ad Arezzo è comparso uno striscione eloquente, attaccato ieri pomeriggio alla rete di recinzione del campo di Bagno di Romagna, dove gli...

No al codice etico. La mobilitazione delle tifoserie italiane si sta allargando a macchia d'olio e anche ad Arezzo è comparso uno striscione eloquente, attaccato ieri pomeriggio alla rete di recinzione del campo di Bagno di Romagna, dove gli amaranto sono in ritiro. Nel mirino delle curve, ma non solo delle curve, c'è il protocollo che è stato redatto dall'osservatorio per le manifestazioni sportive e poi varato da Viminale, Coni e Federcalcio. Le società professionistiche di calcio, anche quelle di serie C, hanno dovuto adottarlo ed è qui che è scattato il corto circuito.

Chi acquista il biglietto e chi sottoscrive l’abbonamento, accetta i termini del codice e del relativo ''sistema di gradimento'', che è il vero pomo della discordia: si tratta di uno strumento a disposizione delle società per limitare la presenza negli stadi, per periodi determinati, di soggetti che non hanno un comportamento conforme alle regole. Sono passibili di sanzione, pensate un po', anche i commenti e le esternazioni sui social media oppure la registrazione e la condivisione di suoni e immagini della partita. Le sanzioni che hanno a disposizione le società vanno dal richiamo scritto alla sospensione dell’abbonamento per tre o sei gare fino a un massimo di tre anni, con la revoca definitiva come sanzione estrema.

La discrezionalità con cui può essere applicato il codice da parte delle società sta suscitando proteste e malcontento. Ma c'è un altro vulnus nel protocollo: il tifoso ha facoltà di presentare contro la sanzione un ricorso motivato, su cui si pronuncerà... la società stessa. Viene meno la terzietà del giudice, dato che potrebbe spingere qualche abbonato a rivolgersi ai tribunali ordinari, sollevando dubbi sulla costituzionalità del codice.

Per adesso si registrano campagne abbonamenti in stand by in più città, mentre il movimento Ultras ha sottoscritto un documento unitario nazionale dopo la riunione che si è svolta proprio ad Arezzo. Da noi, dopo gli ultimi mesi tribolatissimi e gli sforzi della dirigenza per superare lo spettro del fallimento, i rapporti con il pubblico sono ottimi e non s'intravedono spiragli di tensione. Sembra un'oasi felice questa, ma da altre parti non è così. In un periodo in cui nel calcio italiano ballano personaggi improbabili che conducono i club alla bancarotta, i tifosi si domandano per quale motivo il codice etico debbano rispettarlo solo loro e non anche i dirigenti. La protesta, quindi, andrà avanti.

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