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La concretezza di Carlini, le veroniche di Tremolada e le tute blu. All'Arezzo manca solo il cinismo

Minuto 53'. Il numero tre in maglia amaranto riconquista l'ennesimo pallone sul diretto avversario vede il corridoio libero e si infila palla al piede per essere steso senza troppi complimenti davanti alla panchina del Pisa con una gomitata. E'...

Minuto 53'. Il numero tre in maglia amaranto riconquista l'ennesimo pallone sul diretto avversario vede il corridoio libero e si infila palla al piede per essere steso senza troppi complimenti davanti alla panchina del Pisa con una gomitata. E' solo una delle galoppate di Riccardo Carlini, terzino mancino classe 1991 che non sembra fare distinzioni quando si tratta di presidiare una corsia, sia quella destra o quella sinistra. La copertina di Arezzo-Pisa, quella sui 90', è tutta per questo ragazzo arrivato in estate dal Real Vicenza. Da Santarcangelo ad oggi il suo rendimento è andato salire e il derby ha regalato ai tifosi amaranto un terzino coi fiocchi.

Mannini e Sanseverino da quella parte non hanno mai sfondato. Il buon Carlini ha messo in piedi una partita tatticamente e agonisticamente perfetta perchè non si è lasciato intimorire. Nel giro di pochi minuti ha collezionato oltre ad una gomitata anche un tackle da dietro che non lo ha certo scoraggiato visto che fino al 94' ha cercato il fondo con costanza e determinazione, senza mai far andare al cross il proprio avversario. Insomma concreto e arcigno come pochi, certamente il migliore in campo su tutti. Chapeau! Di contro c'è Tremolada, perchè un'acrobazia a bordo campo e una "veronica" non possono bastare. Capuano di lui ha detto che è come le luci sull'albero di Natale "si accende e si spegne" e mai descrizione fu più azzeccata. Un lampo su punizione, un palo, un lancio per Defendi e poi quei colpi di tacco che mal si combinano con il Capuano-style. Richiamato ad una maggiore concretezza, a cercare la giocata semplice come l'uno-due ecco che anche l'Arezzo ne trae giovamento. Vedere per credere ad esempio il rapido scambio con Carlini che manda al cross il terzino amaranto nel finale di partita. Può dare di più. Le "tute blu" amaranto ovvero Panariello, Monaco, Gambadori e Feola. Gente che ha mandato in tilt i contapassi. Panariello in coppia con il gigante Monaco ha chiuso in un cassetto i dubbi relativi ad un suo impiego come centrale nella difesa a quattro. Da applausi la scivolata su Mannini dopo pochi minuti che vale come un gol. Monaco ha tolto ogni pallone dalle teste delle avversari, unico neo la testardaggine con la quale a volte prova ad andare via palla al piede. Il fisico non è quello del brevilineo Carlini e non lo aiuta.

Una menzione la meritano anche Gambadori e Feola, i manovali del centrocampo. Il primo ci mette il temperamento del capitano, dell'uomo di esperienza, il secondo l'irruenza del ragazzo che offre il meglio come gustatore e incursore fin quando la benzina nelle gambe lo ha sorretto.

All'Arezzo manca solo il cinismo. Chiamatela concretezza o cattiveria, sta di fatto che oltre ai pali e alla sfortuna, l'Arezzo non ha certo capitalizzato quanto costruito. Un po' per la caratteristica delle sue punte alla quali deve affidarsi in attesa del miglior Cori. Un pizzico di cattiveria e l'Arezzo oltre agli applausi avrebbe portato a casa due punti in più.

Carmine Di Ruberto. Una menzione a parte la merita per una volta il direttore di gara. Da rivedere forse il metro di giudizio sul fallo di Mannini su Carlini, ma per il resto c'è poco da dire. Vicino all'azione, lascia spesso correre senza interrompere il gioco ad ogni trattenuta, tenendo comunque sotto controllo l'incontro. Certamente una designazione ideale per un derby. Farà strada.

Oltre 2000 spettatori. Magari un altro migliaio sarebbe potuto accorrere se il calcio d'inizio fosse stato posticipato di un paio di ore. Resta il fatto che giocare alle 17:30 ha tolto diversi spettatori e non solo per motivi lavorativi ad una partita attesa da più di dieci anni e che ha restituito un po' di sano campanilismo toscano.

Twitter @MatteoMarzotti

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