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Caos Arezzo Calcio: come si fanno le operazioni straordinarie

Pochi ad Arezzo hanno capito cosa sia successo con la cessione dell’Arezzo Calcio. Questo è dovuto da una parte alla poca trasparenza sulle carte, dall’altra ad una comunicazione confusa da parte della Società e dei vecchi e nuovi acquirenti...

Pochi ad Arezzo hanno capito cosa sia successo con la cessione dell’Arezzo Calcio.

Questo è dovuto da una parte alla poca trasparenza sulle carte, dall’altra ad una comunicazione confusa da parte della Società e dei vecchi e nuovi acquirenti, probabilmente derivante da un modo non esattamente da libro di testo di portare avanti l’operazione di cessione.

Questo, a parte il caso in oggetto, ci permette di andare a vedere come si dovrebbe gestire un’operazione straordinaria, sia essa una fusione, un’acquisizione o altro.

La prima cosa da fare è affidarsi ad un professionista che si sappia muovere in questo campo.

Molti si affidano ad eserti di altri campi che, viste le ricche notule in caso di operazione straordinaria, dicono di essere esperti a tutto tondo e di saper gestire questo tipo di eventi.

Ebbene le operazioni in oggetto si chiamano ‘straordinarie’ non a caso. Sono eventi. Nella storia di un’azienda, piuttosto rari e sbagliarle ha spesso effetti disastrosi sull’impresa.

Se si tratta di una cessione ad un fondo di investimento, poi, esiste un’oggettiva disparità di forze, data dal fatto che l’imprenditore che cede quote è molto spesso alla sua prima operazione del genere, mentre il fondo ne ha portate avanti decine.

Chi non si affida ad un professionista che sia capace di organizzare tutte le fasi, che vedremo sotto, spesso non lo fa perché ha paura di spendere troppo: evidentemente chi compie questa scelta non sa quanto gli possa costare affidarsi ad uno che su cose del genere è un dilettante.

Le fasi che precedono la finalizzazione di un’operazione straordinaria, riportate qui sotto, di solito sono tre, tutte estremamente delicate e complicate. Questo è il motivo per cui chi le sa fare si fa pagare.

  1. Valutazione: già qui non molti specialisti di tasse o di leggi sanno muoversi. Chiedete pure ad un professionista che conoscete, bilanci alla mano, quanto valga un’azienda: pochi sapranno rispondervi motivando il numero che eventualmente vi diranno
  2. Trattativa: fase estremamente delicata che richiede solitamente molte riunioni tra il cedente ed il cessionario o tra le due parti della fusione. In questa fase si stabilisce, al di là del valore calcolato, quale sarà il corrispettivo da scambiare e in che forma questo verrà fatto, ad esempio con scambio di quote o con pagamento contante. Qui si stabilisce anche un accordo di massima, da perfezionare durante il documento finale, e si prendono impegni soggetti alla fase successiva
  3. Due diligence, ovvero la fase in cui chi acquista, o entrambe le parti in caso di fusione, va a vedere cosa compri davvero al di là dei numeri su cui ha basato la valutazione. Questa fase è portata avanti su molti aspetti: da quello industriale a quelli fiscali e contabili alla valutazione delle scorte.

In un caso come quello che pare sia dell’Arezzo Calcio, ovvero in cui non c’è il tempo materiale di una due diligence, si predispongono clausole rescissorie per l’acquirente, che può staccarsi dall’operazione a certe condizioni. Quando non esiste la possibilità di tornare indietro il prezzo della società ceduta essenzialmente si avvicina a zero. Casi simili si ricordano quando una società di cui si vuole assicurare la continuità, per esempio a tutela dei posti di lavoro e del know-how dei dipendenti, viene comprata più contro un impegno ad assicurare la continua gestione che contro soldi liquidi o quote di altra società. La Cantarelli potrebbe essere un caso simile a questo.

Concluse le fasi preliminari si va poi alla stesura dei documenti finali, per i quali si coinvolge in Italia un notaio che perfeziona l’operazione.

Poi seguono una serie di aspetti tutt’altro che secondari: intanto una comunicazione puntuale e trasparente che spieghi a dipendenti, clienti e fornitori (nel caso di una squadra di calcio anche ai tifosi) cosa stia succedendo, quali siano i piani per il futuro e dove si vuole arrivare nel breve e nel lungo termine.

Infine abbiamo la fase di integrazione se la società ceduta va a far parte di un nuovo gruppo. Le ricerche accademiche del settore dimostrano come questa fase determini spesso il successo o il fallimento dell’operazione e che i casi di maggior successo sano quelli in cui la comunicazione è stata più puntuale e di miglior qualità. Una buona comunicazione infatti evita a clienti, fornitori e dipendenti i grattacapi che solitamente fanno cercare a tutti alternative. Di solito sono sempre i migliori che se ne vanno, quindi attenzione.

In sostanza se volete che un’operazione NON funzioni fate così:

innanzitutto non vi affidate ad un professionista in grado di seguire operazioni straordinarie: il vostro professionista di fiducia va benissimo anche se al massimo ha seguito la cessione di un’edicola (con tutto il rispetto ovviamente).

In seguito presentatevi al tavolo di trattativa senza un’idea precisa del valore di quello che vendete: tanto avete risparmiato sul professionista quindi ve lo potete permettere.

Poi non fate una due diligence approfondita: quello che comprate lo avete visto dalle carte e non va verificato.

Inoltre non fate troppo caso a come viene scritto il documento di cessione.

Infine non comunicate nulla a nessuno: tenete le carte coperte che tanto sono tutti affari vostri e non vi preoccupate dell’integrazione e di quello che faranno dipendenti, clienti e fornitori.

Ovviamente se invece volete che l’operazione funzioni fate l’esatto contrario.

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