rotate-mobile
Calcio Via Antonio Gramsci

Arezzo al giro di boa, ma da qui ad aprile mancano ancora 7mila km di trasferte

I derby toscani al ritorno saranno tutti in casa. Per l'Arezzo solo viaggi non inferiori ai 750 km da domenica prossima fino all'ultima di campionato

Stop, fine delle trasferte mordi e fuggi al seguito dell'Arezzo dopo oltre un mese e mezzo di partite disputate tra i confini toscani. Per rivedere l'Arezzo all'opera in viale Gramsci sarà necessario attendere un mese. Già perchè per adesso all'orizzonte c'è la trasferta di Renate e quella di Lecco, quindi il periodo di stop per Natale e capodanno, rimandando il primo impegno casalingo al 12 gennaio. Da lì in poi il girone di ritorno entrerà nel vivo. All'orizzonte non si profilano certo trasferte di quelle da affrontare partendo da casa dopo un lauto pranzo domenicale.
Il problema non è certo l'orario ma la distanza. Non è una sorpresa perchè questa estate, all'indomani della composizione dei gironi, era subito emerso quel dato che parlava di almeno 12.000 km di trasferte per l'Arezzo. Di questi ne mancano all'appello più della metà senza prendere in cosiderazione il viaggio ad Olbia. Anche perchè i derby toscani (contro Carrarese, Pianese, Pistoiese, Pontedera e Siena) sono già stati disputati e tutti in trasferta.

Mancano ancora 7.200 km

Adesso l'Arezzo dopo aver chiuso il girone di andata a Renate (400 km all'andata e altrettanti al ritorno) affronterà solo trasferte che comprendono viaggi non inferiori a 750 km. Basta pensare che Lecco è distante 418 km (totale 836 km), il 'Moccagatta' dove giocano Alessandria e Juventus Under 23 circa 400 km (800 km), Gorgonzola dove giocano Giana Erminio e Albinoleffe dista 380 km (760 km), Busto Arsizio è lontano 400 km (800 km), Monza 380 km (760 km). Poi c'è Novara con 420 km e la trasferta più lunga: Gozzano con i suoi 445 km (890 km). Il conto è presto fatto e supera senza troppi problemi i 7.200 km, e staimo parlando solo del girone di ritorno.

Una divisione geografica da rivedere

Il calendario non si può discutere, ma certo una riflessione nasce spontanea. In una terza serie dove le società si barcamenano tra ricavi spesso inferiori alle spese elevate e con stadi che in molti casi non raggiungo la soglia dei 2.000 spettatori a partita, viene da chiedersi quanto sia stato opportuno dividere i club del centro e del nord verticalmente e non orizzontalmente. Magari non sarebbe stata contenta la Triestina di viaggiare dal 'Rocco' al Piemonte, così come Juventus, Novara e Pro Vercelli di fare il tragitto inverso. Non sarebbero state contente forse nemmeno Padova, Monza e Vicenza di dover competere nello stesso gruppo riducendo le rispettive possibilità di promozione diretta. Una divisione per linee orizzontali come era fino a pochi anni per la C2 o Seconda Divisione (che aveva tre gironi come lo ha adesso la serie C) avrebbe garantito ai club toscani, emiliani, romagnoli, marchigiani e umbri, di affrontare viaggi più brevi e come per loro anche per i tifosi con una partecipazione maggiore negli stadi, ricreando il 'campionato dei campanili' e dei derby.

Così non è stato ed è inutile stare a meditarci sopra. L'Arezzo almeno sul fattore pubblico ha uno 'zoccolo duro' che poche altre squadre hanno fatto vedere in trasferta. Al Comunale il record in curva nord dei 60 tifosi del Monza non è stato battuto. L'Arezzo dalla sua ha i 450 di Grosseto passando anche dai 60 di Como nel turno infrasettimanale. Per loro le distanze diventano relative quando scende in campo il Cavallino. Certo è che un chilometraggio inferiore avrebbe portato un maggiore seguito e soprattutto costi inferiori per tifosi e club.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Arezzo al giro di boa, ma da qui ad aprile mancano ancora 7mila km di trasferte

ArezzoNotizie è in caricamento