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Domenica, 28 Aprile 2024
Calcio Giotto / Via Antonio Gramsci

Settori tutti coperti, prato nuovo, una torre, area commerciale. Lo stadio che sogna l'Arezzo

Domani incontro in Comune per una prima analisi del progetto curato da M28Studio di Roma. Tre anni per demolire e ricostruire, previsti nuova viabilità e parcheggi interrati. Il nodo della cessione del diritto di superficie. Investimento da 22/28 milioni di euro

Le ambizioni di una società professionistica di calcio, oggi più che mai, non possono prescindere dalla gestione di uno stadio funzionale, efficiente e che produca introiti. I club, per moltissimi anni, sono stati ospiti di impianti di proprietà pubblica, spesso fatiscenti e inospitali. Ma i comuni non potevano ristrutturarli per mancanza di fondi. E i presidenti, anche quelli disposti a mettere mano al portafogli, non avevano modo di intervenire per i lacci della burocrazia. Si è così creato uno stallo che ha zavorrato tutto il calcio italiano. Dal primo gennaio 2023, con l'entrata in vigore della cosiddetta "legge stadi", il quadro generale sembra migliorato. Il dlgs 38/2021 , tra le altre cose, prevede la possibilità di cessione ai club, a titolo gratuito e per 99 anni, del diritto di superficie, viatico per il restyling o la ricostruzione totale degli impianti. E' stato inoltre semplificato l'iter amministrativo, anche grazie alla riduzione dei vincoli ambientali e paesaggistici: una buona notizia per molti ma non per tutti, tant'è che in alcune città (Milano, Parma, Roma) sono sorti comitati che lottano per scongiurare impatti troppo pesanti in termini di consumo di suolo, carico urbanistico, emissioni inquinanti.

Stadio di proprietà

L'argomento stadio non è di attualità soltanto ad Arezzo. Progetti di vario genere sono al centro del dibattito a Lucca e Sorrento, a Venezia e La Spezia, a L'Aquila e Cosenza, a Taranto e Terni, solo per citarne alcuni, senza dimenticare che anche club di serie A si trovano alle prese con le difficoltà legate alla realizzazione o alla riqualificazione degli impianti: Inter e Milan come Lazio e Roma o come Bologna e Fiorentina. A oggi le società che dispongono di uno stadio di proprietà sono soltanto sette: la Juventus (Allianz Stadium a Torino), il Sassuolo (Mapei Stadium a Reggio Emilia), l'Udinese (Bluenergy Stadium), il Frosinone (stadio Benito Stirpe), l'Atalanta (Gewiss Stadium a Bergamo, ancora in fase di ultimazione), la Cremonese (stadio Giovanni Zini) e l'Albinoleffe (Albinoleffe Stadium a Zanica, provincia di Bergamo).

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Il progetto dell'Arezzo

Il progetto della Società Sportiva Arezzo è stato illustrato per la prima volta all'amministrazione comunale nell'estate 2023. Il presidente Guglielmo Manzo (nella foto più in basso) lo ha poi rilanciato lo scorso 25 gennaio, durante un evento organizzato da Orgoglio Amaranto al teatro Pietro Aretino. Il club di calcio della città, fondato nel 1923, è titolare di una concessione pubblica per l'utilizzo dello stadio (e della pertinenza del centro sportivo Le Caselle) che scade nel 2026. L'Arezzo si è anche aggiudicato nei mesi scorsi il bando comunale per la gestione dell'impianto sportivo di Rigutino, frazione dove il club ha acquistato all'asta fallimentare l'ex hotel Galileo, trasformandolo nella foresteria utilizzata da calciatori e tecnici di prima squadra e giovanili.

Il progetto del nuovo stadio di Arezzo è stato affidato a M28studio di Roma, guidato dall'architetto Carlo Antonio Fayer. Prevede la demolizione integrale degli attuali settori, fatta eccezione per la tribuna coperta, e la loro ricostruzione secondo criteri più moderni, per una capienza totale di circa 12.140 posti (soglia sufficiente per l'omologazione Uefa), tutti a sedere e tutti coperti. Il primo step di intervento riguarda l'abbattimento di maratona (inagibile dal 2010) e curva ospiti, con avvicinamento del terreno di gioco alla tribuna coperta. Resterebbe in piedi, nella prima fase, la curva Minghelli, in modo da garantire una presenza accettabile di spettatori: la sud, rinnovata nel 2004, verrà riedificata in una seconda fase. Per demolizione, smaltimento materiali e ricostruzione completa dello stadio sono previsti circa 3 anni, durante i quali la squadra non dovrà spostarsi altrove. I lavori non potrebbero che cominciare d'estate per consentire un regolare svolgimento delle partite. A intervento concluso, il nuovo Città di Arezzo sarebbe più compatto rispetto all'attuale, con meno suolo occupato, grazie all'eliminazione degli ultimi residui della pista di atletica. Investimento complessivo, da finanziare tramite capitali privati, credito sportivo e mutui bancari: tra i 22 e i 28 milioni di euro.

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L'area commerciale

Nel progetto originario erano previsti circa 12mila metri quadrati dedicati all'area commerciale, ago della bilancia di tutta l'operazione, che sorgerebbe all'esterno della nuova maratona e resterebbe aperta anche durante le gare: due o tre piani di negozi, bar e ristorazione con un parcheggio interrato. Esclusa la presenza di grandi catene di distribuzione. Le stime però sono state ridotte della metà (6mila metri quadrati) per consentire i lavori necessari per la nuova viabilità. Tra la nuova curva nord e la nuova maratona sorgerebbe una torre, elemento caratterizzante dal punto di vista architettonico, destinata a ospitare uffici amministrativi e foresteria dell'Arezzo. La società amaranto, previo accordo con il Comune, potrebbe prendersi in carico la gestione del posteggio antistante la tribuna. Ipotesi più complicata per i campini "Lebole" e "Zampolin", di proprietà privata, situati lungo viale Gramsci. Se l'iter complessivo andasse a buon fine, però, potrebbe rivelarsi un passepartout per risolvere una questione annosa come quella dei due terreni d'allenamento, ancora oggi in uso all'Arezzo dietro corresponsione di canone d'affitto. L'eliminazione delle attuali torri faro, sostituite da un impianto d'illuminazione più potente, renderebbe necessario trovare una nuova sistemazione per le antenne dei gestori di telefonia mobile, che per l'affitto portano ogni anno nelle casse amaranto una cifra che si aggira sui 70mila euro.

Il nuovo terreno di gioco

Il primo passo, come detto, sarebbe quello di avvicinare il terreno di gioco alla tribuna coperta. Uno spostamento di circa 15 metri che comporterebbe il rifacimento totale del prato, la cui manutenzione è affidata alla ditta Galardini Sport, specialista del settore e all'opera anche in altri impianti italiani, tra cui quelli di San Siro, Empoli e Reggio Emilia. Questo consentirebbe di rinnovare il tappeto erboso e il sistema per l'approvvigionamento d'acqua: oggi può contare su 13 irrigatori che, in linea con le nuove tecnologie, diventerebbero 35, efficientando il consumo idrico. La società poi deciderà se impiantare anche le serpentine antigelo oppure no. Tempi di realizzazione per il nuovo prato: 60/90 giorni. Costo dell'intervento: dai 500mila ai 700mila euro.

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Non è direttamente parte in causa, ma Amedeo Carboni (aretino, ex amaranto ed ex calciatore, tra le altre, di Parma, Sampdoria, Roma e Valencia) potrebbe svolgere un ruolo di consulenza molto prezioso. Dopo la sua felice esperienza spagnola, è diventato uno dei collaboratori più apprezzati di MolcaWorld, società che si occupa proprio di progettazione e riqualificazione degli stadi, lavorando in tutto il mondo con ottimi risultati. "Il presidente Manzo ha professionisti capaci che seguono il progetto. Ma se avesse bisogno anche solo di un consiglio, io sono qua" ha detto Carboni qualche giorno fa. 

Il via libera della politica

Dal punto di vista politico, non ci sono pregiudiziali sul nuovo stadio, né da parte della maggioranza né dell'opposizione. E' chiaro che il progetto andrà limato, aggiustato e corretto cammin facendo, anche perché dovrà rispettare i paletti del piano operativo e, probabilmente, incassare il via libera di Regione e Soprintendenza. Uno degli ostacoli, per esempio, riguarda il regolamento comunale, che prevede concessioni di strutture pubbliche per un massimo di 25 anni, lasso di tempo troppo ridotto per una fattispecie del genere. Il più importante nodo da sciogliere, in ogni caso, è relativo alla strada che le parti sceglieranno di percorrere: concessione, project financing o cessione del diritto di superficie (ipotesi più gradita all'Arezzo). Senza contare che dovranno essere perfettamente bilanciate le esigenze commerciali e speculative rispetto a quelle sportive e di interesse pubblico. Di sicuro, considerando gli obblighi burocratici relativi a studio di fattibilità, piano economico-finanziario e convenzione finale, l'inizio dei lavori potrebbe essere fissato solo nel 2025. Un primo, importante riscontro si avrà al termine dell'incontro fissato per domani, venerdì 23 febbraio, a palazzo dei Priori.

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