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Orgoglio Amaranto: "La Cava ha sbagliato. Uno striscione non può essere la causa di tutto"

Il comitato chiede lumi a La Cava dopo la confusa giornata di ieri. "Commessi errori, forse mal consigliato, ma La Cava ha sempre avuto a cuore l'Arezzo. Possibile sia svanita per colpa di uno striscione?"

Orgoglio Amaranto alza la voce e lo fa all'indomani delle parole di Giorgio La Cava, intenzionato a 'mollare l'Arezzo' dopo lo striscione affiso dai tifosi della Curva Sud davanti alla sua abitazione. Il comitato, che giovedì scorso aveva speso parole di elogio nei confronti di La Cava - definito un 'galantuomo che onorerà i propri impegni per fare i bene dell'Arezzo' - oggi lasciano il posto alla richiesta di cessare il 'teatrino'. C'è la richiesta di avere spiegazioni in merito ai motivi per i quali è saltata una trattativa perchè OA non lo ritiene riconducibile solo ad uno striscione.

Il comitato si chiede quindi se La Cava è stato 'mal consigliato' sottolineando come nel corso della sua gestione alcune cose gli sono sfuggite di mano 'costi compresi'. Menzionando anche Narciso Terziani, Orgoglio Amaranto chiude così il proprio comunicato: "non è credibile che la sua passione, l’azione di salvataggio che ha impostato esattamente due anni e un mese fa, possa morire così in un pomeriggio per mano di un pezzo di carta e di una bomboletta che hanno tracciato scritte del tutto inoffensive". Ecco il testo del comunicato stampa di OA.

"Stiamo assistendo a un teatrino che i tifosi amaranto e la città di Arezzo non meritano e non possono accettare. Serve rispetto e chiarezza. Possibile che il presidente La Cava, che dovrebbe avere tutto l’interesse a chiudere in maniera positiva questa esperienza in terra d’Arezzo, mandi all’aria una trattativa per uno striscione che voleva essere di stimolo in questo evidente momento di stallo?
Le sue dichiarazioni di ieri non sono condivisibili e sembra che abbiano già provocato un danno evidente alla maglia amaranto. Siamo sempre stati al suo fianco anche quando sono state prese decisioni che non abbiamo condiviso, quando siamo stati gli ultimi a essere informati di scelte strategiche fondamentali per il progetto che doveva essere triennale e per una “società normale”. E i presupposti c’erano tutti. Rispetto alle ultime compagini che hanno guidato il Cavallino, questo è stato l'unico presidente che ha avuto un socio aretino al 20% dentro la società, che è ripartito con tutti gli sponsor più importanti della città. Forse non lo aveva pienamente compreso? Forse è stato mal consigliato? Sembra che alcune cose, durante la sua gestione, gli siano sfuggite di mano, costi compresi. E la situazione debitoria non può certo essere imputata ai tifosi. Siamo stanchi di sentir parlare persone che non hanno titolo che promettono fatti e in realtà si muovono in maniera opposta a quello che dichiarano nei giornali tentando di ingannare l’opinione pubblica e cercando di dividere la tifoseria disorientandola.
Appare oltremodo illogico che ancora non si sia arrivati ad un accordo scritto con la decina di giocatori che sono sopra la soglia della cassa integrazione. Tutte le società lo hanno fatto, chi aveva mire di cessione, lo avrebbe dovuto fare, a maggior ragione, con più concretezza.  E dopo questi errori adesso non si prenderebbe nemmeno la responsabilità di un’adeguata cessione della società? Questo non è accettabile.
Arezzo è una piazza dove la gente non ha l’anello al naso, dove la riconoscenza per i presidenti che hanno scolpito la storia amaranto si tramanda di generazione in generazione, Narciso Terziani ne è un fulgido esempio. Non è credibile che la sua passione, l’azione di salvataggio che ha impostato esattamente due anni e un mese fa, possa morire così in un pomeriggio per mano di un pezzo di carta e di una bomboletta che hanno tracciato scritte del tutto inoffensive.
Il Comitato Orgoglio Amaranto, farà quello che è in suo potere, seppur con il solo 1%, per far sì che tutto si riconduca nel giusto cammino".

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