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La Cava: “Non si può giocare così. Chiederò di fermare il campionato”

Il presidente dell’Arezzo pronto a chiedere lo stop del torneo di Serie C

La Lombardia è diventata off limits da questa notte. Non si entra e non si esce salvo motivi di salute e di lavoro indifferibili. Il decreto però lascia aperta la porta allo sport agonistico di proseguire. Partite a porte chiuse, contatti ridotti al minimo e monitoraggio da parte degli staff medici. Difficile attuarlo in toto se si parla di sport di contatto come il calcio e il basket.

"È infatti il basket si è fermato - tuona Giorgio La Cava - tra oggi e domani chiederò che venga preso lo stesso provvedimento anche per la serie C. Ma avete fatto caso quali sono le province chiuse? La maggior parte delle nostre avversarie è proprio di Lombardia e Piemonte".

E tra l'altro è notizia di poche ore fa del presidente del Novara risultato positivo al tampone. L'Arezzo, salvo diversa comunicazione riprenderà il cammino da Gorgonzola domenica prossima.

"Ma come ci andremo?" chiede La Cava. Nel clima che si è creato i giocatori sono preoccupati e si interrogano sulla situazione. C'è poi una difficoltà logistica nel trovare un'azienda di trasporti per portare in Lombardia la squadra senza contare la struttura per il pernottamento.

"Meglio fermarsi almeno fino ad aprile poi si vedrà - commenta La Cava - senza contare il danno economico delle porte chiuse. Il 16 marzo c'è una scadenza importante e nessuna società protrà beneficiare degli incassi. Scriverò una lettera e chiederò la sospensione del torneo. In questo momento è meglio non giocare".

La nota della società

"Vista la situazione di emergenza che sta colpendo il nostro Paese in queste settimane, tra le giornate di oggi e domani chiederò ufficialmente alla Lega Pro di sospendere il campionato di Serie C fino ad aprile, per poi valutare eventuali iniziative successive. La maggior parte delle nostre avversarie nel Girone A si trova in alcune delle zone maggiormente colpite dall’emergenza e pensare di organizzare trasferte in Lombardia o in Piemonte, pur attenendosi a tutte le direttive ricevute, non mi sembra sinceramente opportuno. Per non parlare del danno economico che le gare a porte chiuse rappresenterebbero per le società del campionato: il 16 marzo abbiamo una scadenza importante da rispettare e i club non possono neanche contare sugli incassi delle gare casalinghe. Sarebbero, di conseguenza, auspicabili delle misure di sostegno per le società. Ferma restando l’importanza assolutamente secondaria che questo aspetto assume di fronte alla salute pubblica. In questo momento, a mio avviso, non si può giocare. Per tutti questi motivi spero che la Lega accolga favorevolmente la mia proposta. Spero vivamente, per tutto il nostro movimento calcistico e non, che questa situazione di grave emergenza che ha colpito il nostro Paese finisca prima possibile

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