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Defiscalizzazione serie C, ecco di cosa si tratta. Ghirelli: "Necessario fermarsi. Vogliamo risposte concrete"

Il presidente della Lega Pro sul tema della defiscalizzazione. Ecco di cosa si tratta: i benefici per i club

La parola defiscalizzazione è tra le più ricercate nelle ultime ore dopo la richiesta avanzata della Lega Pro, che non è certo emersa nell’ultimo periodo. A spiegare però di cosa si tratta è il presidente della terza serie Francesco Ghirelli alla vigilia di un mercoledì che potrebbe di fatto confermare la serrata della torneo.

Presidente cosa prevede la defiscalizzazione per i club di serie C?

“Stiamo parlando di un intervento triennale che restituirà un importo di 21, 23 e 25 milioni di euro ai club in base al credito di imposta che ogni società versa- spiega Francesco Ghirelli - Nel primo anno ogni club potrebbe veder tornare indietro massimo 240mila euro da poter investire nelle infrastrutture, nei centri sportivi per il vivaio, nella formazione di giovani calciatori”.

Un aiuto alle società e ai presidenti insomma.

“Ci era stato chiesto di riacquisire credibilità, e lo abbiamo fatto. Abbiamo inserito regole più ferree per non far entrare banditi anche se seguiteranno a lavorare. Oltre 40 stadi sono stati migliorati raddoppiando abbonamenti e triplicando quelli per la tv. Se dobbiamo intervenire ancora siamo pronti. Adesso è necessario dare una mano a imprenditori che non mettono nemmeno un euro in tasca. Se la defiscalizzazione sarà attuata ci sarà più occupazione e un maggiore ritorno anche per il fisco perchè i club dovranno reinvestire”.

L’ipotesi di semiprofessionismo non è alcun modo legata a questo aspetto.

Assolutamente no. Si tratta di un altro tipo di provvedimento, un percorso lungo che comporterebbe il cambiamento di alcune norme. Adesso parliamo del rientro del credito di imposta che le società versano in base a quelle che sono le loro spese”.

Domani è in programma l’incontro con il Ministro dell’Economia.

“Il dominus è la Federazione - prosegue Ghirelli - gli incontri istituzionali con il Governo li gestisce la Figc. Noi siamo stati corretti sotto questo punto di vista: non cerchiamo il protagonismo. Siamo un paese strano, dove si preferiscono le foto ai fatti. Io invece preferisco i fatti alle foto”.

Tutti i club sono unanimi per la serrata?

“Sì da quello che ho visto, a dimostrazione di quanto sia sentito questo problema - sottolinea Ghirelli - Ci sono 17 milioni di cittadini che seguono la squadra della loro città o del capoluogo di provincia. Questo è il calcio dei Comuni e dei pulmini. Quello dei campanili, dei gonfaloni. E’ in discussione la storia, il tessuto che tiene in piedi questa Italia scassata assieme al volontariato e ai professionisti. C’è tutto questo in gioco e non solo il pallone. Ci devono dire a questo punto se dobbiamo continuare o meno. Non è un ricatto sia chiaro, è una domanda alla quale cerchiamo risposta”.

Come siete arrivati alla decisione di fermarvi?

“In questo periodo ci sono dei provvedimenti che andranno a compimento. L’assestamento di bilancio, il ‘milleproroghe’, e poi il provvedimento di natura fiscale sull’Ilva. Vettori ai quali è possibile unire il tema della defiscalizzazione. C’è da capire però se lo vogliono. Stiamo parlando in 60-70 milioni di euro da ridistribuire in tre anni”.

Quanto è stato difficile invocare lo stop del campionato?

“Ho cercato fino all’ultimo di portare le società a ragionare, di arrivare un confronto. Quando un uomo tranquillo e saggio si arrabbia però la situazione si inasprisce. Io ero quello che più di tutti frenava per la serrata, ero il più travagliato. La responsabilità del blocco è la mia e ne sono consapevole. Una iniziativa del genere non si fa a cuor leggero, però era necessaria”.

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