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Lunedì, 29 Aprile 2024
Calcio Via Antonio Gramsci

Da 1 a 10 | Numeri impietosi, girandola di nomi, gestione tecnica e un futuro da programmare

Un budget da big (oltre 6 milioni di euro), 55 operazioni di mercato e una gestione tecnica con più cambi di rotta. Un fallimento sportivo, un obbligo tentare di riprogrammare con chiarezza

1. I numeri sono impietosi e non sono solo quelli frutto del lavoro sul campo. Due presidenti, due direttori generali, due direttori sportivi, due responsabili marketing, tre allenatori con altrettanti staff. Un totale di 55 operazioni di mercato in entrata e in uscita tra luglio e febbraio (tre in più dello scorso anno). Una spesa che si aggira sui livelli delle big del girone se non della serie B (più o meno 6,5 milioni di euro compreso un debito pregresso di 1,280 milioni di euro, con annessi F24). Numeri importanti che lasciano intendere a tratti del caos, a tratti la volontà di provare a recuperare il terreno perso con acquisti compulsivi, rincorrendo un carro che è poi scappato.

2. Il dramma è proprio questo. Aver investito tanto per poi retrocedere per la prima volta direttamente in quasi 100 anni di storia in serie D. Il problema è che le tempistiche sono state sbagliate in toto. Il 'no' a Saladini, l'accelerazione in poche ore con la Mag. Un acquisto a ridosso di Ferragosto, dopo aver iscritto in extremis una squadra che a 24 ore dalla dead line della Lega Pro il 4 agosto 2020 scorpvia di non avevare neanche uno stadio a norma. L'impegno della senatrice Nisini, la disponibilità di Gubbio con trasferimento nel più ostico girone B, la raccolta fondi di OA su richiesta di La Cava per completare l'iscrizione propedeutica alla cessione. Poi il closing, la preparazione, il casting per direttore sportivo e allenatore, la fideiussione in ritardo e il mercato low cost...a ripercorrere all'indietro il cammino dell'Arezzo ne viene fuori una corsa a gamba zoppa da settembre a ora dove però sperare nel lieto fine era un atto d'amore e di fede.

3. E invece la scommessa Potenza che non ha mai convinto, Di Bari che ha fatto il mercato con un budget che a guardalo oggi fa chiedere perchè si è partiti a quel modo. Già perchè mettere in preventivo solo (si fa per dire e in via ipotetica) un milione di euro a inizio stagione, dovendo ricorrere poi a un esborso da big o serie B poche settimane dopo? Perchè un cambio di rotta improvviso che tutto ha lasciato pensare, ma non ad un progetto tecnico lineare? La girandola di allenatori, giocatori, l'affare Cerci, il Covid, e per finire una squadra che non ha mai convinto sul piano del gioco, nell'unione di intenti, cambiando pelle ogni volta. 

4. Proseguendo sull'aspetto tecnico è chiaro che prima o poi nel mirino finisse Roberto Muzzi, di professione allenatore. L'uomo della Mag, vicino alla famiglia Manzo, finito al centro del mirino dei tifosi sui social. Le lamentele di oggi sono voci che già circolavano da tempo. A Muzzi vengono rimproverate dalla piazza le scelte tecniche effettuate fin dalla scorsa estate, alla sua prima esperienza dirigenziale, e neanche gli innesti dagli svincolati hanno tolto dubbi e proteste, perchè pur avendo avuto Di Bari prima e De Vito poi, all'ex attaccante di Cagliari e Torino viene additata la maggior parte della responsabilità tecnica della squadra classificatasi all'ultimo posto, ancor più per non aver preso una posizione chiara e nitida davanti alle luci della ribalta, il tipo di ruolo ricoperto, e così oggi è sul banco degli imputati per i tifosi, ma non per la società.

5. La retrocessione non si è consumata a Cesena, dove il Cavallino è arrivato stanco fisicamente e mentalmente, ma semmai il vero rammarico è la partita con il Ravenna in casa, quella con l'Imolese per non parlare di quello che sembrava un pari a San Benedetto. All'Arezzo è mancata la zampata nelle partite che contavano, negli scontri diretti, per non parlare della zampata in area di rigore perchè un 9 vero dopo Brunori e Gori non c'è stato.

6. Adesso ci sarà una tabula rasa o per usare un altro latinismo un 'extra omnes' perchè delle 55 operazioni di mercato sono rimasti una trentina di giocatori che sono già liberi, al netto della volontà del club di proseguire con gli allenamenti. La D al 30 giugno farà decadere ogni accordo, e così i contratti pluriennali andranno gettati nella raccolta differenziata, anche quelli con in gaggi importanti sia ereditati che sottoscritti in questa stagione a onor del vero. Riprogrammare significherà provare a trattenere i migliori, quelli ritenuti funzionali, se possibile gli under 2001 e 2002 che serviranno eccome in campionato come la D dove servono i fuoriquota.

7. Alla luce delle dimissioni di Stellone (che ha lasciato insieme allo staff tre mensilità) servirà anche un allenatore che sappia subito prendere le redini di un gruppo e dettare le linee del mercato. Considerando le passate esperienze in D forse è bene sondare gente che conosce la categoria, come uomo mercato e mister, restando con i piedi ben piantati per terra.

8. Certo c'è l'ipotesi riammissione, ma richiede la retrocessione ai playout di squadre già ripescate in passato, la presenza di club penalizzati che darebbero priorità all'Arezzo. Una strada difficile, non impossibile, ma estremamente difficile da percorrere. Mai dire mai, ma meglio non farci la bocca e pensare a come farsi trovare preparato al girone dantesco della D.

9. 'Tutto sbagliato, tutto da rifare' diceva Gino Bartali per un modo di dire che si adatta all'Arezzo, adesso chiamato non solo a risorgere come la Fenice ma anche a ridestare interesse attorno ai propri colori perchè tra risultati a dir poco nefasti e stadi chiusi c'è il rischio di perdere una generazione o più di pubblico. Servirà una massiccia opera di comunicazione, se possibile di trasparenza e magari normalità su tutti i fronti, a partire dagli aspetti tecnici legati ai programmi.

10. Mentre i processi e la caccia alle streghe è iniziata la cosa che più deprime è pensare pure che c'è chi pur essendo aretino non è certo dispiaciuto del fallimento sportivo rappresentatto dalla retrocessione. Giusta la rabbia, ma non il godere di una delle pagine più nere nella storia dell'Arezzo.

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