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Arezzo, il futuro secondo Giovannini: "Innesti mirati, conti in ordine. SudTirol esempio virtuoso"

Il direttore generale alla serata organizzata da Orgoglio Amaranto: "Alzare l'asticella non vuol dire essere competitivi. Servono investimenti e programmazione. Il presidente Manzo è ambizioso, io lo aiuterò a fare bene"

"Un conto è alzare l'asticella, un conto è essere competitivi. Sono due cose diverse e io vorrei lavorare per raggiungere il secondo obiettivo con la giusta programmazione, senza affrettare i tempi, evitando il rischio di mandare i conti fuori controllo".

Lo ha detto Paolo Giovannini durante la serata organizzata da Orgoglio Amaranto al teatro "Pietro Aretino" e dedicata alla costruzione e gestione di una squadra di calcio. Insieme al direttore generale dell'Arezzo, erano sul palco i suoi colleghi Giuliano Sili, Vittorio Fioretti e Walter Martucci, per un'ora e mezza di chiacchierata su presente, passato e futuro. Il dibattito si è intrecciato sullo scouting e il ruolo dei procuratori, sulla capacità di individuare giocatori di prospettiva e la programmazione necessaria per ottenere risultati, oltre che su aneddoti personali che hanno riguardato (tra gli altri) Barbana e Spinesi, Coppola e Venturelli, Montaini e Mancini, Balbo e Indiani.

"Non sono mai stato un direttore dall'esonero facile - ha spiegato Giovannini. In carriera mi è successo due volte di cambiare allenatore: a Pistoia con Birindelli, ma eravamo a fine stagione, e a Lucca con Favarin. Dipende tutto da cosa vedo in settimana: se la squadra sta con il tecnico, se il gruppo lavora bene, ritengo inutile calcare la mano. A Pontedera ricordo che passammo due periodi negativi: 3 punti in 7 giornate con Indiani, 3 punti in 8 giornate con Maraia. Non li mandai via e alla fine ottenemmo il piazzamento che volevamo. Se ci sono stima e fiducia reciproche, ci sta pure il contraddittorio: Indiani non me le mandò a dire riguardo Borra e Kozak, io a volte non condivido certe sue rotazioni. Però bisogna sempre ragionare per il bene comune e superare le divergenze".

arezzo paolo giovannini

Giovannini ha poi fatto il punto sull'attuale campionato: "Non ho mai avuto paura di retrocedere e non ce l'ho nemmeno adesso. Così come l'anno scorso non ho mai avvertito il timore di non vincere, nemmeno quando siamo stati a -5 dalla Pianese. Per questo sono andato avanti con Indiani senza indugiare e nonostante il budget sia stato contenuto per consentire alla proprietà di sanare le pendenze arretrate e investire sulle strutture. Adesso ho chiesto alla squadra di darci dentro e chiudere il discorso salvezza entro marzo, per poi sprintare ad aprile e guadagnare un piazzamento playoff. Sarebbe il modo migliore per suggellare l'annata".

Ma è sulla prossima stagione che Giovannini ha detto le cose più stimolanti: "Dobbiamo ancora confrontarci con la società e con lo staff, per ora siamo concentrati sull'attualità. Io sono convinto che con questo stesso gruppo potremmo di sicuro alzare l'asticella grazie alla crescita di tanti giocatori, compresi i giovani. Ma questo non significherebbe essere competitivi. Arrivare settimi, ottavi o noni a -35 dalla prima non vuol dire essere competitivi. Lottare per vincere una stagione sola e poi ridimensionare per mancanza di fondi non vuol dire essere competitivi: tentare l'all-in è sbagliato, poco lungimirante. Per me non è competitiva nemmeno la Torres, che sta facendo bene ma è a -12 dal Cesena. Noi oggi abbiamo un monte ingaggi di poco superiore al milione: per diventare competitivi servirebbe ovviamente qualcosa in più. Quanto in più dipenderà dalla politica che vorrà seguire la proprietà: club come Feralpi Salò e SudTirol hanno alzato il budget poco alla volta, inserendo ogni anno due o tre elementi nuovi e arrivando alla B. E' la linea che vorrei seguire anch'io e gli acquisti di Catanese e Donati vanno in questa direzione. Manzo è molto ambizioso, io lo aiuterò a tradurre i suoi intenti in realtà".

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