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Africa Eco Race. Paolo Lucci: "Metà strada e la sensazione (falsa) di aver vinto". Il resoconto di Stefano Rossi

"Faccio finta di preoccuparmi perché dovrò aprire la pista nella tappa successiva. In realtà non sto nella pelle"

Il diario di bordo, anzi di strada, del pilota aretino Paolo Lucci in corsa all'Africa Eco Race.

Altre tre tappe in archivio. Tutt’altro che la sensazione di essere a mezza strada. Il Rally è così, l’ho capito. Lo vivi alla giornata cercando di risparmiare qualcosa per la Tappa successiva.

Non va male. Anzi, va bene. Dico a voce bassa. Altri tre giorni. Completamente diversi tra loro. Il primo è stato il giorno in cui abbiamo raggiunto Dahkla. Bello pensare di correr verso la giornata di riposo. Bruttissimo avere sotto le ruote un’unica pista velocissima, senza navigazione, senza sensazioni di guida. Un treno. Un giorno di solo rischio. Di andare troppo forte, con il pericolo di una caduta, e di finire la benzina. Opzione obbligatoria: rallentare (se così si può dire quando si corre).
 
Il secondo giorno è la festa della giornata di riposo. Dahkla è sulle rive dell’Atlantico. La brezza è piacevole, c’è tanta luce, il bivacco è animato e, per un giorno, meno schizofrenico. Si mangia pesce alla griglia, si rimette tutto in ordine, ci si prepara per la ripresa della Corsa. Bella atmosfera.
 
Terzo giorno, si riprende. Si passa dal Marocco alla Mauritania. Lungo trasferimento, 380 chilometri, corta Speciale 170. Formalità di frontiera facilitate, piccola sosta per una manifestazione pro Polisario. Pacifica. La Speciale è perturbata da un forte vento. Si vede poco. Fisso un ritmo allegro, ma in sicurezza. Dopo una settantina di chilometri raggiungo Botturi e Ullevalseter. Capito. Ci hanno aspettato. Facciamo tutta la speciale insieme. Al traguardo per un po’ sono primo. Faccio finta di preoccuparmi perché dovrò aprire la pista nella tappa successiva. In realtà non sto nella pelle. Poi il sogno svanisce. Sutherland, che partiva dietro, vince la Tappa. Bravo. Se ne riparla domani.
 
Sempre quinto in classifica generale. Distante da Botturi. Devo preoccuparmi?

Di seguito invece le impressioni di giornata dell'equipaggio Rossi-Marcon di Rossi 4x4:

La Mauritania accoglie la carovana dell'Africa Eco Race 2020 come sempre con un forte vento di sabbia. Lo scorso anno però aveva impedito lo svolgimento della prova speciale, questa volta invece le cose si sono messe meglio e tutti i partecipanti sono riusciti a partire per la sesta prova speciale della 12. edizione del rally africano. 

I mezzi hanno lasciato Dakhla stamattina intorno alle 5,30 per raggiungere la frontiera ed entrare in Mauritania, con un trasferimento di 380 chilometri circa. La speciale era poco più in là, a soli 9 chilometri dal confine e le prime vetture sono entrare nel settore selettivo intorno alle 14,30.

“La speciale non era particolarmente complicata – racconta Stefano Rossi all'arrivo – e noi siamo andati bene. La prima metà non era bellissima, molti sassi, fondo duro e parecchio rovinato, il che non ci ha permesso di tenere una media elevata. Dopo invece è arrivata la sabbia, intervallata dai cespugli d'erba chameaux e anche lì abbiamo perso un po' di tempo perchè non riuscivamo a prendere i giri”.

Con il cambio di serie non è stato possibile oggi usare la quarta marcia: “Arrivavamo a pieni giri in terza, ma quando inserivamo la quarta – spiega Alberto Marcon – perdevamo subito troppi giri e quindi eravamo obbligati a scalare e tornare in terza. E' stato un continuo cambiare le marce, ma siamo andati bene e la classifica ci ha premiati”.

Al traguardo l'equipaggio italiano è arrivato undicesimo assoluto e nella categoria auto ha conquistato un quinto posto, primo T1.1 all'arrivo di questa sesta tappa.

“Non si poteva fare di più oggi. Per fortuna la navigazione non era particolarmente difficile. Quello che più ci ha impensierito sono state le caregge scavate dai camion che ci precedono” aggiunge Rossi. - Erano talmente sabbiose, specie nella seconda parte della tappa che si erano scavate profondamente e noi abbiamo cercato di galleggiarci sopra. Spesso però eravamo costretti a uscire dai solchi per andare più veloci e dovevi controllare molto la traiettoria con il volante”.

Non sono stanchi però quando arrivano al bivacco Rossi e Marcon, anzi sono contenti di aver potuto correre la speciale, perchè per un momento questa mattina avevano temuto che non si disputasse. “Mentre eravamo in attesa del via il vento di sabbia si è rinforzato di molto e davvero siamo riandati con la memoria all'edizione del 2019 quando gli elicotteri non erano riusciti ad alzarsi e quindi il settore selettivo non si era disputato”.Tutto bene quindi per questa prima semplice tappa mauritana, ma da domani si comincia a fare molto, ma molto sul serio. La tappa che da Chami andrà ad Aidzidine è sicuramente una di quelle che fanno classifica e la battaglia si farà aspra: 477,95 chilometri tutti di prova speciale senza trasferimento né all'inizio né alla fine. La prima auto prenderà il via lle 9,27 e a seguire tutte le altre con la partenza di Rossi prevista più o meno intorno alle 9,45. La previsioni dell'organizzazione parlano di circa sei ore di speciale: a farla da padrone ancora una volta la navigazione su una tappa praticamente all'80 per cento sabbiosa e composta da fuori pista; trovare la strada giusta non sarà semplice. La seconda parte della ps, dopo il rifornimento messo a disposizione di moto e sidebyside, ricalca le tracce di una classica della Dakar, con una pista veloce parallela alle famose rotaie che assistono ogni due giorni al passaggio del treno più lungo del mondo. Lì forse Stefano Rossi potrà inserire la quarta.

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