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Economia

Covid, chiesti 4.500 prestiti in banca. Fumagalli (Ubi): "L'economia di Arezzo riparte anche con l'intelligenza artificiale"

Intervista a Cristian Fumagalli, responsabile macro area territoriale Lazio, Umbria e Toscana di Ubi Banca, che racconta come sia cambiata l'attività di uno degli istituti di credito di riferimento della provincia

Quasi 1.300 prestiti da 25mila euro erogati finora, un monte di liquidità concessa nei primi 5 mesi del 2020 quello di tutto il 2019 in provincia di Arezzo. Oltre 1.700 moratorie concesse. Cristian Fumagalli, responsabile macro area territoriale Lazio, Umbria e Toscana di Ubi Banca, racconta come sia cambiata l'attività di uno degli istituti di credito di riferimento della provincia dopo l'emergenza Covid. Partendo dalla gestione di una delle misure più gettonate dai piccoli imprenditori per ripartire, il microprestito fino a 25mila euro.

"Siamo stati tra i più attivi e rapidi nell’erogazione di tale tipologia di finanziamenti. Un’attività che fa parte delle numerose iniziative del programma da 10 miliardi di euro Rilancio Italia che, anticipando i provvedimenti governativi, ha agito prima per congelare le esposizioni e i debiti di famiglie e aziende oltre a concedere quella liquidità necessaria per sostenere i pagamenti di fornitori, stipendi e sostenere i ritardi negli incassi. Poi in questa seconda fase Rilancio Italia ha permesso di lavorare per sostenere il riavvio del sistema per mezzo di finanziamenti a lungo termine che permettano alle aziende la ripartenza e gli investimenti. Tornando all’ammontare dei prestiti da 25mila euro ad Arezzo abbiamo raccolto circa 1.250 pratiche, 95% delle quali già processate, per un controvalore di circa 23 milioni e 500mila euro, di cui sono già stati erogati 18 milioni di euro".

In tutta la provincia di Arezzo il sistema bancario ha raccolto circa 4.500 richieste di finanziamento. E ovviamente ci sono i prestiti di maggior consistenza.

"Ubi Banca ha adempiuto al suo ruolo di protagonista dell’economia territoriale sostenendo il sistema economico in maniera più forte rispetto alle nostre quote di mercato. Il nostro intervento verso le imprese non si è esaurito con i prestiti di più modeste dimensioni: abbiamo risposte alle richieste di liquidità delle aziende più dimensionate con un volume di erogazione nei primi 5 mesi dell’anno pari all’intero 2019, anche grazie, ma non solo, all’assistenza delle garanzie statali. E stiamo valutando numerose nuove concessioni e infine abbiamo perfezionato circa 1.750 moratorie di cui circa 1.000 concesse alle imprese; il sostegno è stato frutto di un confronto costante con le associazioni di categoria che hanno sollecitato alcune urgenze tra cui l’inclusione del settore orafo nel programma Rilancio Italia. Insomma, un lavoro straordinario per un periodo straordinario", aggiunge Fumagalli.

C'è maggiore flessibilità nelle erogazioni? Oppure l'attenzione alla solvibilità del cliente è rimasta immutata?

"Abbiamo agito per favorire la massima rapidità, compatibilmente con l'esigenza di disporre di tutte le informazioni necessarie e realizzare i passaggi procedurali dovuti, anche in considerazione delle norme e dell'esigenza di attivare le garanzie previste. Le funzioni commerciali e di analisi dei crediti interessate sono state riorganizzate per disporre di team dedicati a raccogliere e gestire le domande: uno sforzo che ha comportato il disegno di un nuovo modo di funzionamento, realizzato in poche settimane. In relazione alle erogazioni Ubi banca ha previsto sia iniziative di concessione gestite automaticamente in modo centralizzato, sia azioni periferiche di valutazione dei singoli casi più rilevanti; in entrambe le situazioni viene valutata l’opportunità di acquisire le garanzie Medio Credito Centrale e Sace, sempre con la dovuta attenzione alla solvibilità del richiedente. E’ evidente che se la problematica che l’azienda vive è relativa all’epidemia, la banca fa di tutto per sostenerla, ma se diversamente le difficoltà erano manifeste già prima del Covid-19 è necessario porre maggior attenzione".

Come cambia la banca post-Covid?

"Da marzo a oggi abbiamo più volte cambiato modello organizzativo per salvaguardare la salute di tutti e allo stesso tempo garantire un adeguato livello di servizio, oggi posso dire che finalmente stiamo assistendo a una normalizzazione. Vanno ringraziati i miei colleghi che, come per le altre filiere strategiche del nostro Paese, sono sempre stati disponibili ad adeguarsi ai cambiamenti: sono stati coraggiosi e hanno servito con la massima attenzione la nostra clientela. Un’attenzione che i clienti hanno notato e ci riconoscono. Vero è che in questo periodo è nato un nuovo modo di fare banca. Partiamo dalla digitalizzazione che è diventata una condizione necessaria e agevole nel dialogo banca-cliente. Ad esempio, in modalità virtuale è ora possibile firmare i contratti all’interno di una nostra applicazione o in alternativa riceverli anche via Pec. Il tutto 24 ore su 24 e comodamente da casa, la rivoluzione digitale che aspettavamo con l’epidemia è diventata realtà. Parliamo anche dello smart working: abbiamo consapevolizzato che non è necessario per tutti i ruoli e lavori operare da un ufficio. Quasi 13mila dei 19mila dipendenti (guarda numeri) possono operare da domicilio, alcuni in via stabile, molti altri all’ occorrenza".

Quale futuro per le sedi aretine di Ubi?

"Arezzo, la sua provincia e la Toscana sono per Ubi Banca aree strategiche che nel tempo hanno risposto meglio di altre ad un sano e costruttivo dialogo a cui Ubi ha riservato particolare impegno in termini di innovazione tecnologica, offerta commerciale e azioni di sostenibilità, oltre che di accesso al credito in questa delicata fase. Il merito va alla professionalità dei dipendenti sia delle filiali di questa zona che degli uffici centrali, in buona parte ospitati in via Calamandrei e in Corso Italia. Sono certo che un tale livello di professionalità e servizio garantirà anche in futuro un ruolo rilevante per lo sviluppo di progettualità in questo territorio, oltre che per il mantenimento del presidio offerto dalla rete delle filiali. Ora a mio parere è necessaria un’unione di intenti tra tutte le categorie economiche, il sistema istituzionale e il terzo settore per trovare le forze per reagire a questa crisi e avviare la ripresa che reputo sia alla portata di Arezzo. Per far questo Ubi banca, quale terza banca del Paese, mette a disposizione, oltre ai servizi tradizionali, anche la propria capacità consulenziale di banca partner capace di disporre di un modello di intelligenza artificiale che apprende da distretti, filiere e territori, assimila esempi positivi e valuta i fattori critici ponendosi nei confronti dell’impresa come partner in grado di valutare e proporre soluzioni costruttive con benefici a lungo termine".

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