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Venerdì, 19 Aprile 2024
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"Simbolo di valore e animo intrepido". Storia e significato del cavallo di Arezzo

In origine lo stemma della città, anzi del Libero Comune, non era il cavallino ma uno scudo bipartito di rosso e argento che si affiancò a quello del Popolo

Chissà quante volte vi siete chiesti le origini del simbolo più famoso e conosciuto della città di Arezzo: il cavallo rampante, anche se sarebbe più corretto dire "inalberato" come impone l'araldica.

Prima di arrivare a parlare del significato dello stemma che oggi compare sulle divise di molte società sportive, aziende, case e palazzi, oltre che ovviamente sugli abiti di molti figuranti in Piazza Grande durante la Giostra, a cominciare da Signa Arretii, è necessario fare un passo indietro. A darci una mano in questo senso c'è il gonfalone del Comune di Arezzo.

L'insegna del Libero Comune e quella del "Popolo"

Le prime tracce di uno stemma per Arezzo risalgono al 1098, periodo in cui è attesta l'esistenza del Libero Comune. Alcuni annali riportano uno scudo rosso tra i primi simboli adottati richiamando "l'ancile" di Numa Pompilio, un dono di Marte al re di Roma. Un oracolo avrebbe profetizzato che fino a quando lo scudo fosse rimasto in possesso della città, essa avrebbe conservato il suo potere. I romani credevano che tutte le città di fondazione romana avessero adottato come loro primo stemma uno scudo rosso come l’'ancile. Arezzo, pur essendo di origine etrusca, adottò l'ancile come stemma in seguito ai numerosi tentativi di riacquistare la propria indipendenza. Una sorta di punizione, un modo per ricordare la sottomissione, da parte dei romani.

Così il primo stemma di Arezzo era uno scudo bipartito di rosso e di argento. Argento che in araldica richiama il bianco e che, successivamente, lasciò il posto al colore verde. Non era il simbolo ufficiale, ma comunque riconducibile ad Arezzo, anche quello di una croce d'oro in campo rosso. Era il 1200 e anche in questo caso non era presente il classico cavallino. Un simbolo che rappresentatava il "Popolo", una parte della cittadinanza corrispondente alla borghesia che si riuniva all'epoca in corporazioni. In molte città, il "Popolo" adottava come simbolo uno scudo con sfondo colorato con una croce.
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[Nella foto l'insegna del Popolo, quella ghibellina e quella del Libero Comune]

Il cavallo inalberato e il suo significato

L'emblema rosso e verde, che non può richiamare l'attenzione sul simbolo di Porta Crucifera, continuò a rappresentare il Libero Comune anche quando Arezzo iniziò ad espandersi. Era il XIV secolo ed era necessario distinguere la città, dal contado e dal distretto. Ecco allora che l'emblema bipartito rosso e verde restò ad indicare il Libero Comune, serviva però un altro simbolo. Venne quindi introdotto un cavallo inalberato, oggi il simbolo della città e che all'epoca era quello dello Stato aretino.

In araldica il cavallo è tra gli emblemi più diffusi. La descrizione di quello aretino recita: "d'argento al cavallo rivolto, allegro, inalberato di nero".
Il cavallo è da sempre simbolo di valore, animo intrepido, assunto nello stemma da chi aveva attaccato il campo nemico e lo aveva disperso con una carica di cavalieri.
La definizione di "allegro" significa "privo di finimenti", "inalberato" di "impennato che si drizza sulle reni".

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