"Si può costruire un presente dove la modernità va avanti e la socialità è ancora un valore?"
Riceviamo e pubblichiamo integralmente una lettera di Fabio Buricchi che parte da un fatto accaduto nei giorni di Pasqua e apre poi a tutta una serie di rilfessioni.
Piccoli fatti che aiutano a capire:
Vigilia di Pasqua, ora di cena, suona il campanello nella mia casa abbastanza sperduta. Non aspettiamo visite. Vado ad aprire e trovo Luca, il titolare della bottega di alimentari, presidio rimasto nella frazione che ancora mantiene viva una tradizione di prodotti di qualità. Mi porta la panina che avevo ordinato e che, per un disguido, non avevo trovato in bottega la mattina. Me la porge, non voleva che trascurassi l’usanza pasquale.
Un piccolo fatto, ma sono i piccoli fatti che fanno valutare le persone e riflettere sugli eventi.
La piccola bottega che può competere con la grande distribuzione sulla qualità, non può certo farlo sul prezzo né sulla gamma di prodotti; ma ha valori aggiunti che stiamo perdendo: la socialità, il rapporto umano, la competenza. Forse è il ricordo di valori che stiamo dimenticando, forse sono fisime di una persona di altri tempi: continuare a far vivere le nostre comunità.
Dalle frazioni spariscono tutte le attività e diventano dormitori senza comunità. Spariscono le botteghe, spariscono gli uffici postali, spariscono gli sportelli bancari.
Anche i centri della città hanno subito la stessa metamorfosi. La vita si è spostata nei centri commerciali. Nel frattempo la produzione è cambiata: prodotti sempre più tecnologici programmati per durare poco. Poi si costruiscono continenti di scarti: frigoriferi, lavatrici, vestiti, plastica. Tra qualche anno pile esauste e pannelli solari ormai inutilizzabili.
Non a caso è difficile trovare un artigiano che ripara un elettrodomestico, che cambia il tacco di una scarpa o che scorcia un pantalone. Quando compri un prodotto spesso non trovi più il venditore che conosce il suo lavoro e che ti dà un consiglio, trovi il commesso che ti consiglia di leggere le istruzioni che sono sintetiche e in 20 lingue. Ma se vuoi capire bene devi cercare un tutorial tramite internet.
Per confermare ancora di più il disinteresse per le comunità, la politica ha anche abolito le circoscrizioni che, con tutti i loro limiti, offrivano momenti di partecipazione e, comunque, un luogo ove trovare un ascolto sui bisogni locali.
Lo sviluppo e l’utilizzo dell’informatica, accresciuto con la pandemia, ha fatto un ulteriore passo avanti non sempre a favore della socialità. I prodotti li scegli da un sito internet dove una azienda che utilizza dipendenti semi schiavi, ti fa avere il prodotto a casa in 24 ore grazie a padroncini sfruttati. Fa utili stratosferici, ma spesso non paga le tasse in Italia.
Gli uffici pubblici non vogliono più avere a che fare direttamente con l’utenza. Se proprio è indispensabile, chiedete un appuntamento on line.
Ci vuole la PEC, ci vuole lo SPID, ci vuole la CIE e ovviamente la connessione internet. Ma perché internet non è gratuito se è indispensabile per avere notizie sulla mia pensione o per fare una domanda di ammissione alla scuola dell’infanzia? Oggi, senza internet non esisti.
Indubbiamente ci sono anche lati positivi.
Il nostro però è un Paese ove ci sono sempre più anziani, ma si costruisce un modello di comunicazione riservata ai soli giovani. A questi giovani però non offriamo lavoro né possibilità di mettere su famiglia e li obblighiamo o ad emigrare o a farsi mantenere dai genitori ai quali dovranno offrire, in cambio, le conoscenze informatiche necessarie per sopravvivere.
Non vorrei tornare al passato, ma si può costruire un presente dove la modernità va avanti e la socialità è ancora un valore? Come fa un anziano a vivere in un ambito dove non ci sono botteghe e per qualsiasi necessità deve fare lunghi percorsi? E questo vale sia nelle frazioni che nel centro storico.
La politica potrebbe pensare che, se alcune attività sono essenziali per una comunità, forse è necessario agevolarne il mantenimento con gli strumenti a sua disposizione. Ad esempio abbassando i contributi locali per determinate attività, o altre forme di compensazione.
È solo una piccola riflessione. Voglio evitare di ridurmi a stare tutto il giorno davanti ad uno schermo a vedere l’Isola dei Famosi o il Grande Fratello, poi prendere il telefonino per ordinare il pranzo che mi porterà un disgraziato in bicicletta. Potrei cercare di avviare con lui un discorso anche per stimolare il cervello, ma lui non può permettersi di perdere tempo perché ha un altro pasto da portare.
Proviamo a costruire insieme un ambiente più socievole, ove la tecnologia non sostituisce ogni relazione umana ma la agevola. Speriamo che l’Intelligenza Artificiale sia più sensibile di quella umana.
Ho un po’ divagato, ma sapere che il mio bottegaio mi conosce, che sa quali sono le mie esigenze e cerca di accontentarle, è un privilegio immenso che non vorrei perdere. Ritengo che tutta la comunità abbia interesse a mantenere e, se possibile, ampliare queste opportunità. Certo premendo le Istituzioni perché ne favoriscano la continuità, ma anche valorizzandole noi stessi, perché sono l’essenza stessa della vita di una comunità.
Fabio Buricchi