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Spargere ottimismo a piene mani serve solo se la situazione è positiva

Se una lezione ce l'hanno data, le ultime elezioni politiche, è quella che spargere ottimismo a piene mani non paga. Per più di un anno il Governo ci ha raccontato che il numero degli occupati cresceva di valori importanti. Ma non era vero. Non...

Se una lezione ce l'hanno data, le ultime elezioni politiche, è quella che spargere ottimismo a piene mani non paga.

Per più di un anno il Governo ci ha raccontato che il numero degli occupati cresceva di valori importanti. Ma non era vero. Non lo era perché i numeri sono molto gonfiati dal precariato, cioè da dipendenti fragili, spesso fragilissimi, legati a contratti di pochi mesi o anche di qualche settimana.

Ed è davvero frustrante non poter pensare al domani con qualche certezza in più. Molti imprenditori quel precariato non lo trasformano in assunzioni vere, perché la legge consente loro di cambiare dipendente mantenendo un contratto precario. Al datore di lavoro questo va più che bene, infatti oggi invita il governo che verrà a "non toccare il Jobs act", ma ai per lo più giovani apprendisti no.

Pochissimi italiani sotto i trent'anni si sposano, comprano casa e fanno dei figli. La popolazione invecchia con pensioni sempre più lontane e ridotte e i negozi chiudono uno dietro l'altro, ma anche la grande distribuzione, che li ha soppiantati, non va tanto bene.

Si sopravvive grazie alle esportazioni e al precariato, questo è.

E stiamo diventando tristi. I nostri giovani sono tristi e senza prospettive.

Insomma, siamo messi male ed è giusto dirselo. Dopo di che è anche vero che con fantasia, impegno e determinazione si può riuscire a fare qualcosa, ma è prerogativa di pochi e non si deve pensare ai pochi, ma a tutti.

Spargere ottimismo a piene mani serve solo se la situazione è positiva

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