Diciamolo subito: molte delle nostre case di aretini sono in grado di resistere in piedi a terremoti di notevole entità. Anche quelle costruite senza il rispetto di norme sull'antisismica (che non c'erano), spesso sono in grado di rimanere in piedi anche dopo un terremoto come quello del centro italia di pochi giorni fa.

Le eccezioni sono costituite da quelle costruite male nel dopoguerra, quando la speculazione era forte, l'acciaio era liscio (e non zigrinato) e il cemento poco più che calce. Ci sono poi le case antiche e di costruzione povera, presenti per lo più in alcuni borghi di campagna e in qualche caso (pochi) anche in città.

I palazzi storici e le chiese hanno già retto a terremoti importanti e spesso sono stati (vedi il Duomo e la Pieve di Arezzo, per esempio) rinforzati con tiranti d'acciaio.

Complessivamente per provocare ad Arezzo danni paragonabili a quelli di Amatrice occorrerebbe un terremoto ancora più forte e prolungato. Qualcosa che dalle nostre parti non si è mai visto.

Tutto questo non toglie che anche da noi alcuni interventi potrebbero essere eseguiti con successo. La parte peggiore del nostro edificato riguarda gli anni dopo la seconda guerra mondiale, quando ancora non si utilizzava spesso il cemento armato e se lo si utilizzava lo si faceva con superficialità.

Ad Arezzo sono proprio i palazzi degli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso ad essere maggiormente a rischio. Sia nel caso delle case popolari che in quello di costruzioni/speculazioni edilizie tirate su alla meno peggio e non solo in periferia.

Naturalmente dire che molte delle nostre case resisterebbero a un terremoto come quello di Amatrice non significa che ne uscirebbero indenni, ma che con buona probabilità sarebbero in grado di proteggere le vite di chi le abita.