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La qualità della Fiera Antiquaria è un problema?

La Fiera di settembre ha sempre fatto il pieno, tempo permettendo, di espositori e visitatori. L'edizione di questi giorni non fa eccezione. Su Facebook qualcuno ha sollevato un problema che proprio in queste colonne virtuali ho più volte...

La Fiera di settembre ha sempre fatto il pieno, tempo permettendo, di espositori e visitatori. L'edizione di questi giorni non fa eccezione. Su Facebook qualcuno ha sollevato un problema che proprio in queste colonne virtuali ho più volte sottolineato: la qualità di quel che è presente in Fiera non è all'altezza della sua storia e del suo prestigio.

L'ottanta, forse novanta per cento di quanto messo in vendita è paccottiglia, palesemente nuovo invecchiato o al più modernariato invero piuttosto scadente.

Il problema esiste certamente, ma la base dalla quale occorre partire per comprenderlo e se possibile risolverlo è semplice. Bisogna porsi la seguente domanda:

E' possibile oggi migliorare la qualità di quanto si vende in Fiera Antiquaria e addirittura riportare l'Antiquariato in piazza?

In molti rispondono di no. No, perché l'antiquariato vero non esiste praticamente più e quel poco che esiste non lo si espone a cielo aperto, ma in negozi di antiquariato di prestigio.

E allora siamo al de profundis per la Fiera Antiquaria? Non credo. C'è da trovare un equilibrio tra spinta alla vivacità del centro storico di Arezzo, numero degli espositori e qualità di quanto esposto.

E' fuor di dubbio che i week end di Fiera sono una manna dal cielo (quando non piove) per la città vecchia e per i suoi commercianti; questo valeva trent'anni fa e vale ancora oggi. E' anche vero che in inverno si fa fatica a riempire le strade e le piazze di espositori.

La Fiera non è più quella dei grossi collezionisti o dei danarosi aretini che riempivano le loro ville di pezzi unici (o grandi fregature, come sanno bene i più anziani antiquari nostrani), ma nel tempo ha perso pian piano in qualità per diventare più popolare. Occorre certo vigilare perché non si scada troppo sul piano della qualità, perché il prestigio guadagnato in decenni di onorata carriera non permette di sminuire la nostra manifestazione assimilandola al livello di quelle di paese, e non può bastare il numero dei banchi a farne la più grande Fiera dell'Antiquariato a cielo aperto d'Italia.

Il ruolo di chi vigila sulla qualità è quindi importante, anche se è chiaro che ottenere il livello di quella che fu è impensabile. Mobili prodotti oggi e verniciati come se fossero antichi dovrebbero rimanere fuori dalla Fiera Antiquaria, lo stesso vale per i pizzi e merletti degli ultimi dieci anni o i dipinti scarabocchiati da ignoranti incapaci seguendo la scia dell'astrattismo imperante anni '70... è pur vero che un gran numero di espositori fa dire al turista della domenica (frase ascoltata sabato 2 settembre, in realtà): "Questo mercatino è molto grande; ci sono espositori da ogni parte d'Italia e visitatori stranieri..."

pronunciando quella frase il turista di turno ha scoperto le nostre carte, ha definito quella che ormai pomposamente viene chiamata Fiera Antiquaria per quello che è: un grande mercatino dell'usato, del modernariato e del finto antico.

Ma c'è da stare sicuri che una volta tornato a casa quel turista ricorderà Arezzo come una città piena di fascino, vivace e sede di un grande "mercatino" di livello nazionale.

E questo non è necessariamente un fatto negativo. Certo che siamo caduti in basso, ma un basso che ancora fa audience.

La Fiera di settembre 2017 è particolarmente povera e anche un noto veterano di piazza che costruisce finti tavoli giganti o improbabili fontane in legno e ferro a ogni edizione, stavolta si è limitato a inventare una specie di tinozza piena di buchi senza arte ne' parte. E' difficile trovare la strada giusta; se dipendesse da me chi inventa oggi cose che a prima vista sembrano antiche, andrebbe certamente escluso dalla manifestazione, ma lui vende...

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