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Sabato, 27 Aprile 2024
L'Opinione di Brunacci

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A cura di Gianni Brunacci

Mauro Ferri, se ne va un protagonista della storia del socialismo italiano

La storia del socialismo italiano è stata anche una vicenda di tormentate divisioni e di qualche deludente riunificazione, una storia che merita il rispetto e la considerazione dovuti al più antico partito politico italiano e ad una lunga...

La storia del socialismo italiano è stata anche una vicenda di tormentate divisioni e di qualche deludente riunificazione, una storia che merita il rispetto e la considerazione dovuti al più antico partito politico italiano e ad una lunga esperienza di opposizione e di governo. Mauro Ferri ne ha vissute le contraddizioni e le fortune come attore protagonista nel corso della cosiddetta Prima Repubblica.

Aveva ventisette anni, e si era già trasferito da Roma nell'aretino, quando Giuseppe Saragat guidò una delle più importanti e poco ricordate svolte della politica italiana: la scissione del Partito Socialista di Pietro Nenni (che a quel tempo si chiamava PSIUP) e la nascita del PSLI (che si sarebbe chiamato più tardi PSDI). Con la cosiddetta scissione di Palazzo Barberini una parte del socialismo italiano scelse già dal 1947 l'Occidente e la democrazia liberale. I socialisti di Nenni lo avrebbero raggiunto anni dopo, i comunisti di Togliatti decenni dopo. La sinistra italiana sarebbe stata sempre più ad egemonia comunista, ma la storia avrebbe dato ragione al coraggio di Saragat.

Mauro Ferri militava nel PSI di Pietro Nenni, ma negli anni Sessanta incrociò le sue vicende politiche con quel PSDI fondato nel 1947. Gli anni Sessanta furono la stagione dell'apertura a sinistra, del centro-sinistra organico, dell'ingresso del PSI nel governo nazionale. E Mauro Ferri visse questo primo centro-sinistra dal suo seggio alla Camera dei Deputati presiedendo il Gruppo del PSI dal 1 gennaio 1964, e subendo la scissione della sinistra del partito che andava a costituire il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria. La scelta dell'alleanza con la Democrazia Cristiana aveva generato dunque un'altra divisione dentro la famiglia socialista, divisione a cui fu cercato di rispondere riunificando i Gruppi parlamentari del PSI e del PSDI alla cui guida, alla Camera dei Deputati, venne eletto il 17 novembre 1966 proprio Mauro Ferri.

Ferri dunque presiedette al sostegno parlamentare del primo centro-sinistra, che andava sempre più deludendo le aspettative di cambiamento e che si apprestava ad affrontare la contestazione giovanile e le rivendicazioni operaie. Le delusioni per i socialisti continuarono anche nelle elezioni politiche del maggio 1968, con Mauro Ferri alla guida delle liste riunificate del PSI e del PSDI: il risultato non fu soddisfacente, le divisioni tra socialisti continuarono, e Ferri fu protagonista di un'ulteriore scissione del PSI, denominando la nuova formazione politica come PSU (Partito Socialista Unificato). Dal 1971 il PSU sarebbe tornato a chiamarsi PSDI.

C'è da perdersi nelle sigle delle scissioni socialiste. E' stata una classe dirigente e un corpo elettorale attraversato da una faglia tellurica dove si scaricavano le tensioni sociali e le difficoltà tutte italiane di governarle con il riformismo. Mauro Ferri navigò in questo mare in tempesta, con l'onere e la responsabilità di guidare come Segretario politico il PSU (e poi il PSDI) dal 1969 al 1972, nell'Italia delle stragi, delle crisi economiche, dei cambiamenti sociali.

Oggi il socialismo italiano si è dileguato. Nella famiglia dei socialisti europei c'è una generica sinistra italiana. Gli anni vissuti da Mauro Ferri non consentivano la genericità: erano gli anni dell'identità, ancorché sofferta e divisa. Con la scomparsa di Mauro Ferri, quel sole nascente presente nel glorioso logo dei socialdemocratici italiani sembra immergersi ancor di più nel mare italiano. A noi resta il dovere della memoria per contribuire ad una coscienza storica sempre più sfumata. Foto Wikipedia

Mauro Ferri, se ne va un protagonista della storia del socialismo italiano

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