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L'Opinione di Brunacci

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A cura di Gianni Brunacci

Le arguzie della politica estera italiana non bastano per affrontare la situazione internazionale

Un articolo su Il Foglio del 1 ottobre (“C'è un problema tra l'Italia e la Francia”) e un altro sul Corriere della Sera del 2 ottobre (“Tutte le frizioni Renzi-Mogherini”) suscitano alcune considerazioni sulla politica estera italiana, al di là...

Un articolo su Il Foglio del 1 ottobre (“C'è un problema tra l'Italia e la Francia”) e un altro sul Corriere della Sera del 2 ottobre (“Tutte le frizioni Renzi-Mogherini”) suscitano alcune considerazioni sulla politica estera italiana, al di là della cronaca quotidiana.

Nel primo articolo si segnala la crescita della distanza tra il governo italiano e quello francese, nel secondo quella tra il capo del governo italiano e l'unica rappresentante italiana nella Commissione europea. Appena un anno fa era tutto il contrario: il governo italiano cercava sempre la sponda francese nelle questioni europee, e la nomina di Federica Mogherini come Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'UE fu imposta energicamente agli scettici partner di Bruxelles.

Esaurite le grandi opzioni ideologico-strategiche della Guerra Fredda, gli interessi nazionali hanno ripreso un rinnovato vigore nelle scelte politiche degli Stati europei. La concorrenza economica e le acquisizioni industriali e bancarie, se sono sempre state nel cuore delle scelte politiche, oggi lo sono ancor di più. Se a ciò si aggiunge il vasto allargamento dell'Unione europea avvenuto negli anni Novanta e nel primo decennio del Duemila, si vede come l'Europa sia sempre più una continuità geografica e mercantile e sempre meno una comunità politica. Esistono gli interessi nazionali, non esiste (almeno ancora) un interesse europeo.

In questo quadro si barcamena l'Italia, debole nella definizione di una propria politica degli interessi nazionali, ma vogliosa di un posto al sole tra le grandi potenze. Un'Italia illusa che l'imposizione di Federica Mogherini potesse suscitare rispetto e considerazione, e un po' ingrata qualora scaricasse sulla stessa Mogherini le difficoltà a conquistare quel rispetto e quella considerazione presso gli altri Stati europei.

E' difficile immaginare che gli Stati Uniti agevolino la nascita di una forte Europa politica: meglio trattare con i singoli Stati, ed è una scelta comprensibile dal loro punto di vista. Se l'Italia vuole essere una sponda mediterranea agli interessi americani, forse è un po' difficile che Francia e Germania diano grande spazio all'Italia in Europa e nelle questioni internazionali che gli Stati europei affrontano (Libia e Siria, per esempio).

Le arguzie tipiche della politica interna italiana forse non sono lo strumento più adeguato per affrontare la complessità della politica internazionale. Secondo noi lo snodo europeo rimane sempre lo stesso, e si chiama Germania. Ottanta milioni di tedeschi in mezzo al continente sono un riferimento imprescindibile, belli o brutti che siano. La Francia ha deciso da decenni la strada del rapporto privilegiato con Berlino, l'Italia è ancora un po' incerta tra una vocazione mediterranea e un interesse economico-industriale verso il centro-nord europeo. L'Italia è lunga.

Le arguzie della politica estera italiana non bastano per affrontare la situazione internazionale

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