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Arezzo sonnecchia moscia in attesa della ripresa del lavoro

Non c'è mai uno svuotamento vero e proprio, se non nelle domeniche intorno a ferragosto. Sono molti gli aretini in città anche in questi giorni agostani. Un po' perché c'è una rotazione di chi va in ferie che ormai parte nella seconda metà di...

Non c'è mai uno svuotamento vero e proprio, se non nelle domeniche intorno a ferragosto. Sono molti gli aretini in città anche in questi giorni agostani. Un po' perché c'è una rotazione di chi va in ferie che ormai parte nella seconda metà di giugno e arriva fino alla prima di settembre, un po' perché chi non lavora è comunque a casa. Le ferie di quindici giorni sono un ricordo per molti e oggi ci si accontenta di andare al mare dalla mattina alla sera, evitando il costo del pernottamento in albergo.

E anche chi intraprende un viaggio per lo più lo calcola al massimo di una settimana. In molti dispongono di pochi soldi, tanti si sentono precari per un lavoro poco sicuro e duraturo, o perché c'è da sostenere la vita di figli e nipoti, che a volte precari vorrebbero essere.

E allora la città non si svuota, anche se per strada si gira poco. Lo raccontano gli alimentaristi e i cassieri dei supermercati, dove comunque a fare la spesa si va; lo dicono i parcheggi dai pochi posti liberi.

E' una strana sensazione, quella che si prova passeggiando ad Arezzo. C'è un silenzio ovattato, uno stato di attesa che si tocca con mano; un'assenza di voci e incontri, di quel chiasso che di solito caratterizza la città.

Da lunedì prossimo comincerà il cammino verso il ripopolamento delle strade e la ripresa del lavoro; ripartiranno le cene e le prove della Giostra del Saracino. Con calma e con poca gioia. Arezzo di questi anni difficili è così, poco gioiosa.

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