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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Ex grillino, ma non traditore. Il geologo Segoni alla Camera: "Lavoro per la riforma della protezione civile"

Alle elementari e al liceo compagno di classe della prima cittadina di Montevarchi, geologo, solo nel 2009 a 31 anni dice di essersi avvicinato alla politica. Nelle sue attività parlamentari si ritrovano le sue specializzazioni e le sue passioni...

Alle elementari e al liceo compagno di classe della prima cittadina di Montevarchi, geologo, solo nel 2009 a 31 anni dice di essersi avvicinato alla politica. Nelle sue attività parlamentari si ritrovano le sue specializzazioni e le sue passioni, per la difesa del territorio e i temi ambientali. E' il primo firmatario della proposta di legge di riordino della protezione civile a lungo arenata, ma che adesso anche sull'onda di quanto accaduto nel centro Italia pare aver ripreso il suo cammino. Samuele Segoni, classe 1978, dal 2013 è parlamentare alla Camera dei Deputati, eletto nelle fila del Movimento Cinque Stelle. Nella foto di copertina insieme a Pippo Civati con il quale condivide il gruppo parlamentare, quello misto formato dai deputati di Alternativa Libera e Possibile. Ha condiviso il suo percorso politico fin dall'inizio con un altro valdarnese, Massimo Artini di Figline, anche nel momento della candidatura:

Io ero uno dei fondatori del gruppo valdarnese, dal 2009, solo con il Movimento Cinque Stelle mi sono avvicinato alla politica, la mia attenzione fin da subito fu posta sui temi ambientali, della gestione rifiuti, sulla cementificazione del territorio e la mobilità sostenibile.

Cosa successe al momento della candidatura?

Quando ci furono le parlamentarie fu un momento un po' strano, mi inserì nella lista come attivista della prima ora e le elezioni andarono bene. Per noi un ottimo risultato visto che ovunque vinsero candidati delle grandi città, noi fummo l'unico gruppo che espresse due eletti, io ed Artini.

Un bel risultato anche personale.

Fu la dimostrazione dell’impegno sul territorio, al di là del proprio orticello, lo facevamo per ideali, mai ci saremmo sognati di andare in parlamento, volevamo rimanere fuori, ma ci furono anche una serie di criteri di scelta dei candidati che premiavano chi c'era da più tempo e chi si era già candidato in una lista per le comunali. Scrivemmo anche una lettera a Grillo per ripensare questi criteri, ma non ci ascoltò. Il Movimento Cinque Stelle ottenne un bel risultato che non mi stupì, anzi ricordo che indovinai la percentuale esatta del voto al 25,5%.

Arrivò quindi l'ingresso in parlamento?

Quando entrai in parlamento mi misi al lavoro a capo fitto su atti parlamentari in commissione, proposte di legge, emendamenti e non mi curavo molto di quello che succedeva intorno. Nel 2014 c'erano i primi mal di pancia nel movimento, provenivano anche dal nostro territorio di riferimento. Ci guardammo intorno, io mi sentivo come se mi stessero tarpando le ali, il movimento parlava alla pancia della gente, le persone che erano sempre state con me erano schifate e critiche.

Arrivò la rottura quindi?

Nel gennaio 2015 uscì dal Movimento Cinque Stelle con la spinta dei territori che mi chiedevano di uscire, ci furono molte riunioni. Decisi di farlo per dare una rappresentanza a loro che mi avevano dato la loro fiducia. Per questo non mi sento affatto di aver tradito il mandato, siamo attivisti per le idee, non per il simbolo.

Come dice Pizzarotti il M5S è deragliato, è cambiata anche la cabina di comando, ci sembrava innovativo, poi tutte le decisioni prese dal garante hanno disperso questa innovazione.

Così è nata Alternativa Libera, dove lei tra gli altri si ritrova ancora con Massimo Artini e con l'aretino Marco Baldassarre?

Certo, ci siamo detti che si poteva continuare a fare le stesse battaglie, con un altro simbolo e gli stessi ideali. La struttura politica di Alternativa Libera si è diffusa nel territorio e adesso contiamo 40 associazioni sparse in tutta Italia e a marzo avremo la costituente.

Cosa è Alternativa Libera?

E' un'esperienza politica mai fatta prima in Italia che prevede la totale partecipazione dei territori, non c’è proprietario del simbolo ad esempio. Ci sono voluti due anni di lavoro, ma abbiamo trovato la quadratura del cerchio con i principi che facciamo funzionare. Nel 5 Stelle c'è un caos disorganizzato così che alla fine decide tutto Grillo.

Quanto ha portato della sua vita lavorativa e della sua preparazione nelle attività parlamentari?

Direi il 120% di me stesso, nei lavori in commissione ambiente e in parlamenti mi occupo di tematiche della sostenibilità, del rischio idrogeologico e sismico e posso dire di essermi guadagnato una certa rispettabilità. La mia passione e il lavoro che ho fuori dal parlamento mi hanno reso libero nelle mie scelte politiche, non ho bisogno di fare calcoli elettorali, ho già detto che nel 2018 concluderò questa esperienza e tornerò alla vita di prima.

Che situazione c'è in Italia a livello di rischio idrogeologico e sismico?

I politici riversano tutta la colpa su fattori naturali e la caratteristica dell'Italia, naturalmente predisposta per disastri, ma questi sono solo alibi. Io rivendico una battaglia culturale fatta in parlamento perché ci sia consapevolezza che ci sono cause prodotte dall'uomo: la gestione dissennata del territorio, il caos burocratico, la mancanza di cultura del rischio nella popolazione. Le case allagate o distrutte ci sono perché costruite in aree a rischio a volte abusive a volte anche con i permessi, cosa ancora più grave.

Lei è primo firmatario della proposta di legge di riordino della protezione civile, un tema di cui si risente parlare adesso, dopo i fatti accaduti nel centro Italia.

Sono molto orgoglioso del lavoro che abbiamo fatto di testa in tempo di pace, iniziato nel 2014. Dai territori, cittadini e sindaci colpiti da disastri ambientali sapete cosa lamentano? Difficoltà nel post emergenza di tipo burocratico e amministrativo, hanno paura di firmare atti che possano in seguito essere dichiarati illeciti e quindi perseguibili penalmente.

A che punto è la sua approvazione e in che direzione va la riforma?

Abbiamo proposto il riordino nel 2014, è stato approvato alla Camera, poi si è arenato al Senato, l’iter è ripreso dovrebbe essere incardinata dalla commissione ambiente in questi giorni. Il riordino intende creare una catena di comando ricomposta, mantenendo il concetto originario della protezione civile policentrica, dove i molto enti concorrono, però gestita da una cabina ci domando chiara che non ha lacune e sovrapposizioni, che può attivare i vari nuclei.

Torniamo alla sua città natale, Montevarchi. Dalle ultime amministrative è in mano al centrodestra e alla giunta guidata da Silvia Chiassai. Come la vede dal suo osservatorio privilegiato?

Il Pd a Montevarchi si è presentato frammentato per vicende interne paradossali che l'hanno portato ad un indebolimento generale che si è sommato al malcontento nei confronti della giunta uscente. Il centrodestra si è presentato unito con una candidata che è riuscita a compiere un'impresa pochi anni prima impensabile. Per giudicarla è un po' presto, anche se la conosco molto bene, compagna di classe alle elementari e al liceo.

Ha un consiglio da darle, delle priorità per Montevarchi che dovrebbe affrontare prima possibile?

Le priorità secondo me sono i servizi. C'è da fare una grossa battaglia con Publiacqua, con il gestore del sistema di rifiuti e per la sanità. Cose che il cittadino chiede ed ha il diritto di avere perché paga le tasse. Invece le tariffe aumentano in continuo e il servizio è sempre più carente.

A proposito di servizi, c'è un continuo allargamento dei bacini dal comunale verso l'area vasta e addirittura regionale. Cosa ne pensa di questa strategia e della richiesta di commissariamento di Sei Toscana?

La strategia è quella di allontanare i punti di comando dal cittadino e dal comune, anche le battaglie quindi devono spostarsi nell'area vasta. Su Sei Toscana si è avverato quello che da anni si diceva, che era un sistema di fortissima collusione, dove il controllore coincide con il controllante e con appaltante, c'è una commistione totale. Dietro alle quinte c’è un gruppo di interessi che ha un solo obiettivo, quello di drenare più soldi possibile ai cittadini per farli arrivare a chi gestisce il servizio. Ricordo i progetti farneticamenti di costruire grandi quantità di discariche e inceneritori, come parlamentari e attivisti locali abbiamo dimostrato l’insostenibilità economica e finanziaria di queste operazioni oltre che la loro pericolosità per la salute.

Le elezioni politiche, quando ci saranno secondo lei, stando a quanto dichiarato da Renzi alla direzione del Pd?

Io sono saldamente all’opposizione di questo governo, però va rilevato che fino a che ha i numeri può andare avanti, sostanzialmente il grosso potere ce l’ha il presidente della repubblica, non mi sembra che Mattarella abbia voglia di andare ad elezioni. Per me però prima va a casa e meglio è, ma non credo che sia facile, secondo me si arriva a scadenza naturale, al 2018. E noi ci faremo trovare pronti.

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