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Il voto su Rousseau: il sì dell'ex candidato a sindaco M5S Lucio Bianchi

Ecco i motivi che hanno portato al voto Lucio Bianchi, esponente aretino della prima ora del Movimento Cinque Stelle

"Esercizio di democrazia, di fronte a scelte importanti è bello che una forza politica interpelli i propri iscritti." Lucio Bianchi intorno alle 14,00 annuncia che ha partecipato al voto nella piattaforma Rousseau. Lui è un esponente aretino della prima ora del Movimento Cinque Stelle per il quale è stato anche candidato a sindaco nel maggio 2011, quando venne eletto per il secondo mandato Giuseppe Fanfani. Bianchi ha votato sì come aveva ampiamento spiegato nel post precedente "#Rousseau perché sì" in ben 10 punti, riprendendo pari pari l’analisi di Marco Travaglio, che ha fatto sua,  ripartendo da quando con il Vaffa Day Grillo e Casaleggio sfidarono il pd a opporsi al centro destra. Erano i tempi in cui lo stesso Grillo si iscrisse al Pd per candidarsi alle primarie.

Ecco i punti elencati a sostegno del sì per il governo Pd-Movimento Cinque Stelle

1. I 5Stelle sono nati come coscienza critica del centrosinistra. Nel 2007, al V-Day, Grillo e Gianroberto Casaleggio sfidarono il Pd a opporsi davvero al berlusco-leghismo e a cambiare registro, cancellando le leggi-vergogna e sposando legalità e ambiente. Portarono le loro proposte a Prodi, non a B. e Bossi. E Grillo si iscrisse al Pd per candidarsi alle primarie, non a FI o alla Lega. Ora, 12 anni dopo, il Pd cambia idea e tende la mano. Grillo l’ha subito afferrata. Perché i 5Stelle dovrebbero respingerla?

2. Il programma del Conte-2 include le bandiere storiche M5S: alt a nuovi inceneritori e trivelle, revisione delle concessioni autostradali, infrastrutture eco-compatibili, investimenti in green economy, riforma Bonafede della giustizia, pene più alte agli evasori, salario minimo, taglia-parlamentari. Bandiere stracciate da Salvini e accettate dal Pd. Perché dire No a se stessi e alla propria storia?

3. Conte può restare premier solo con il governo M5S-centrosinistra. E merita di restarci.

4. Salvini e B. vedono il governo giallo-rosa come il fumo negli occhi: due ottime ragioni per farglielo trovare subito.

5. Zinga non voleva Conte premier né Di Maio ministro e chiedeva un solo vicepremier Pd, poi ha ceduto su tutti e tre i punti. Di Maio ha rinunciato a Palazzo Chigi, ricompattando un movimento in rotta e a rischio di estinzione. E recuperando Grillo in prima linea. Se vincesse il No, i gruppi parlamentari si spaccherebbero, Conte andrebbe a casa e Salvini avrebbe ciò che vuole: voto, vittoria e “pieni poteri”.

6. Le due alternative al governo Conte-2 sono peggiori: elezioni, cioè governo Salvini-Meloni-B., che cancellerebbe Reddito, dl Dignità, Anticorruzione, blocca-prescrizione e reato di abuso d’ufficio e ripartirebbe con inceneritori e trivelle; nuovo Salvimaio, che coprirebbe i 5Stelle di ridicolo e servirebbe a Salvini per tradirli di nuovo e/o per finire di mangiarseli.

7. L’unica opzione migliore, per un iscritto, è un monocolore M5S. Mission impossible: dovrebbe superare il 40%. Questo Parlamento è grillino al 33%: il prossimo mi sa di no.

8. Un Pd così sbiadito e diviso, senza leader nè slogan forti, è un alleato meno insidioso e concorrenziale del monolite Salvini.

9. Le coalizioni tra diversi sono sempre rischiose. Ma forse, dopo la cura Salvini, il M5S ha comprato mutande di ghisa per non farsi fregare.

10. Fino a un mese fa Salvini era sempre tra i piedi e in prima pagina. Ora sfugge ai radar. Chi lo rivuole in copertina?

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