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"Quale futuro per i centri di aggregazione sociale?"

"Le nuove condizioni comporteranno delle limitazioni ? Torneranno i soci, prevalentemente anziani, a frequentare i centri come prima o ci sarà un calo delle presenze?"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ArezzoNotizie

Quale futuro per il centro di aggregazione del Colle del Pionta? A domandarselo è direttamente il presidente di questa realtà tutta aretina, Roberto Barone. In seguito all'emergenza sanitaria nazionale, così come avvenuto per qualsiasi altra realtà aggregativa, anche i centri sono stati chiusi al pubblico. Ma per loro il domani come si preannuncia?

"La crisi sanitaria, e conseguentemente anche sociale ed economica causata dalla pandemia da covid-19, sta interessando anche i centri di aggregazione sociale (cas) di Arezzo, chiusi dal 10 marzo, nel rispetto delle disposizioni emanate dal governo e, a cascata, di quelle emanate dal Comune di Arezzo - sottolinae Barone - Non mi sembra che finora sia stato preso in considerazione il fatto che i cas sono stati colpiti nella loro ragione essenziale di esistere, l’aggregazione sociale, né mi sembra che qualcuno si sia domandato a quali condizioni e con quali prospettive potranno riaprire, se e quando un giorno sarà loro consentito. In altre parole, quale sarà il loro futuro? Se e quando si potranno riprendere le attività, dal ballo, ai giochi da tavolo, alle bocce, alle iniziative pubbliche, avranno tutti i centri la possibilità di svolgerle alle nuove condizioni, che verosimilmente saranno più restrittive? Le nuove condizioni comporteranno delle limitazioni alla frequentazione? Torneranno i soci, prevalentemente anziani, a frequentare i centri come prima o ci sarà un calo delle presenze dovuto alle preoccupazioni del covid-19? Si pone inoltre anche una questione economica per diversi centri, peraltro già in difficoltà ante pandemia e da tempo, che potrebbero non riuscire a sopravvivere a tutte queste difficoltà, se non con un supporto economico e con l’attuazione di alcune agevolazioni da parte dell’attuale amministrazione comunale. E’ necessario che la giunta per prima, se tiene all’esistenza dei cas per il ruolo da essi rivestito nell’ambito del terzo settore e, se vuole confermare nei fatti ciò che già gli riconosce per iscritto, si ponga con urgenza queste questioni e che le affronti di concerto con i cas stessi e con le rispettive associazioni nazionali di riferimento, prima di consentire un giorno, con una semplice comunicazione come se nulla fosse avvenuto, la riapertura".

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