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Domenica, 28 Aprile 2024
Il caso

"Nonni babysitter alla base del welfare ad Arezzo?" I nuovi criteri di accesso agli asili diventano un caso

Domani il regolamento stilato dall'assessorato arriva in consiglio comunale per l'approvazione. Le contestazioni arrivano dal Pd, Scelgo Arezzo e Arezzo 2020

Continua a fare discutere il nuovo regolamento sull'accesso ai servizi per l'infanzia nella fascia 0-6 anni che contiene nuovi criteri e punteggi modificati per stabilire la graduatoria dei bambini tra le famiglie che ne hanno fatto domanda. Dopo la pubblicazione della tabella comparativa (SCARICA QUI - Tabella di confronto dei criteri vecchi e nuovi) sono arrivati numerosi commenti di genitori la cui attenzione è stata attirata dall'inserimento dello specchietto relativo ai nonni all'interno della situazione familiare.

In sostanza l'assessorato alle politiche sociali guidato da Lucia Tanti ha previsto per la prima volta di guardare alla condizione di familiari al di fuori del nucleo. Così ogni nonno in vita con certe caratteristiche porta un punto ciascuno, mentre questi vantaggi non ci sono per chi li ha sotto i 75 anni, senza disabilità, non lavoratore e se risiede nel Comune di Arezzo. Domani il nuovo regolamento (punto numero 0 dell'ordine del giorno) arriva in consiglio comunale. Dai banchi dei gruppi di opposizione arriveranno delle osservazioni in merito e forse anche qualche richiesta di emendamento.

"Ma i nonni con i legamenti rotti, che non possono nemmeno tenerlo in collo il nipote, fanno punteggio?" si chiede una mamma. "Qui non solo non è un diritto (del bambino) avere accesso a un servizio educativo, si impedisce anche alle mamme che stanno cercando un nuovo impiego di tornare al lavoro" aggiunge un'altra donna. "C'è l'opzione nonno con i suoi hobby? Nonno con 6 nipoti?" si chiedono alcuni. E poi l'aspetto del caregiver familiare quasi sempre a carico delle donne: "Magari la nonna deve guardare il bisnonno". Oppure c'è chi osserva il principio più in generale: "Come se i nonni fossero i sostituti degli asili, allora non crediamo minimamente nel valore educativo del nido. Io sarei stata fottuta, ho pagato salatamente il nido nonostante i nonni a disposizione perché lo ritengo un bene per i bambini" e chi invece più concretamente: "Non fa in tempo a pensionarsi che è già arruolato a baby sitter, e comunque i nonni non sono tutti adeguati a sostituirsi a un servizio educativo."

Scelgo Arezzo: "Forti perplessità sul nonno babysitter"

"Esprimiamo forti perplessità sulla proposta di revisione del regolamento per i servizi educativi promossa dalla giunta Ghinelli. Scelgo Arezzo ha presentato in più occasioni emendamenti e proposte che puntano a incrementare le risorse per l’aumento dell’offerta pedagogica e per la conciliazione dei tempi vita lavoro. Per le città del presente e del futuro servono più posti nei nidi e una rinnovata modularità dei servizi attraverso interventi che si muovono in relazione alle nuove esigenze delle famiglie e ai fabbisogni che emergono dalla domanda di lavoro di un territorio e in particolare per ciò che riguarda l’occupazione femminile.
A nostri giudizio le modifiche ai punteggi all’interno dei criteri di ammissione sono in larga parte peggiorative, non risolvono i problemi legati all’offerta e “istituzionalizzano” per regolamento la figura del “nonno babysitter”. Domani esprimeremo tutti i nostri dubbi durante la discussione in consiglio comunale."

Sara Cherici: "I nonni nuovo welfare del Comune di Arezzo?"

"Il nuovo regolamento sull’infanzia che questa amministrazione, per mano dell’assessore Tanti, sta per portare in consiglio comunale ci mette davanti, ancora una volta e senza mezzi termini, all’incapacità di questa amministrazione di ascoltare profondamente i cittadini ed erogare servizi basati su criteri oggettivi di necessità. Aggiungere del punteggio per chi ha nonni disabili, deceduti o residenti fuori dal comune è un fatto antidemocratico e irrispettoso perché si dà per scontato che i nonni debbano prendersi cura dei nipoti, in uno stile “famiglia del Mulino Bianco” che è ben distante dalle realtà vissute nelle famiglie aretine. Ci si basa sul racconto della famiglia perfetta, dove i nonni pensionati stanno volentieri con i nipoti e aiutano i figli. Ma questo, è sempre vero? Ma soprattutto, è giusto? Quanti di noi non lasciano i figli con i nonni per scelta? Quanti nonni non si sentono confidenti a fare i “babysitter”? Quanti nonni già si stanno prendendo cura di altre persone (disabili o più anziane)? Quanti, anche se presente un rapporto di sangue, non hanno rapporti con I propri nipoti? Con questo criterio del punteggio sui nonni, si dà per scontato che essi possano diventare, a titolo gratuito e di mero volontariato, il nuovo welfare del comune di Arezzo. Senza contare che dentro questa proposta si evidenzia anche una banalizzazione dei bisogni del bambino e una squalifica delle diverse funzioni che, asilo e affetti familiari, hanno nella sua vita. È necessario che le politiche sociali tornino al primo posto per questa città, e sempre più importante è che si trovino soluzioni per eliminare le graduatorie. L’asilo deve poter accogliere tutti, deve avere posti per tutti, in orari che possano essere pensati per le diverse esigenze familiari. Per questo devono cambiare i criteri di ammissione e dobbiamo farci portatori di una visione diversa. Basterebbe intanto, partire dall’ascolto e fare regolamenti sul vissuto reale e non accrocchi che danno o tolgono punteggio su basi soggettive."

Romizi: "Figli di migranti mai considerati"

“Famiglie mononucleari praticamente escluse dall'accesso, così come i bambini immigrati, limitazione dei poteri dei comitati di partecipazione, scarsa attenzione alla formazione. Integrazione, educazione alla tolleranza e al rispetto della diversità sembra davvero siano principi e idee estranei alla vicesindaca Tanti, considerato il progetto di revisione del regolamento per l'accesso ai servizi per l'infanzia che verrà portato dal suo assessorato in consiglio comunale.
Criticità nei criteri di precedenza per l’accesso o di attribuzione di specifico punteggio, che escludono i bambini di famiglie mononucleari - eccetto quelle con genitore deceduto – sicuramente tra le più deboli e per le quali è maggiormente necessario un sostegno.
Criticità nella assenza dei bambini immigrati, sia come riferimento ai destinatari del servizio sia nella parte concernente i criteri di ammissione. La frequenza dei servizi per l’infanzia da parte di questi bambini rappresenta una importante forma di integrazione, in primo luogo per i piccoli, ma anche per le loro famiglie: così come proposto, il regolamento non supporta certo la loro integrazione anzi rischia di alimentare emarginazione e differenze.  
Criticità nelle finalità e i contenuti educativi, per la mancata esplicitazione delle caratteristiche più importanti dei servizi dell’infanzia, territorio primario per l’educazione all’ascolto, alla scoperta e al rispetto del proprio mondo emotivo e di quello degli altri bambini, alla gestione dei conflitti, al rispetto delle diversità. Si tratta di competenze che è fondamentale introdurre nel processo educativo fin dalla più tenera età come apprendimento di base, per formare buone relazioni interpersonali anche nelle età successive e prevenire comportamenti di intolleranza e violenza di genere.
Criticità nella evidente diminuzione dei poteri dei comitati di partecipazione, come la cancellazione del parere obbligatorio sul funzionamento dei servizi e sugli indirizzi delle politiche sull’infanzia.
Criticità per quanto riguarda la formazione, che è necessario non escluda famiglie e cittadini. È assolutamente necessario che il Comune si attivi all'interno del circuito nazionale e regionale in cui sono organizzate le realtà più avanzate di gestione dei nidi e delle scuole dell’infanzia, i centri di ricerca scientifici che studiano l’età zero-sei e in generale le tematiche concernenti l’infanzia e le famiglie, partecipando attivamente a sperimentazioni e scambi di esperienze innovative.  
Criticità nel servizio mensa: è completamente assente un qualsivoglia richiamo all’impegno per un’alimentazione che abbia il minor impatto possibile sull’ambiente e per l’effettuazione di iniziative coi bambini, il personale scolastico, le famiglie volte a promuovere un’alimentazione sana, nel rispetto del diritto dei bambini al piacere di mangiare. Principi che animavano il Laboratorio di educazione alimentare istituito negli anni Novanta e oggi del tutto dimenticato.
Insomma un regolamento ineccepibile dal punto di vista tecnico-burocratico, ma assolutamente sbagliato dal punto di vista politico. Il tutto a discapito delle famiglie e dei bambini”.
 
 

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