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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Mattesini esce allo scoperto: "Serve un segretario che sappia unire. Io scelgo Orlando per il futuro del Pd"

La senatrice aretina Donella Mattesini esce allo scoperto. Nelle ore successive alla direzione e all'assemblea nazionale del Partito Democratico aveva dichiarato “La Donella rimane, ma ci deve essere casa per tutti nel Pd”. Adesso Donella...

La senatrice aretina Donella Mattesini esce allo scoperto. Nelle ore successive alla direzione e all'assemblea nazionale del Partito Democratico aveva dichiarato La Donella rimane, ma ci deve essere casa per tutti nel Pd”. Adesso Donella Mattesini ha trovato una figura che considera inclusiva, migliore quindi per la governance del Pd. Si tratta dell'attuale ministro per la giustizia Andrea Orlando che da ex diessino si è candidato per la segretaria del Pd in alternativa a Matteo Renzi e a Michele Emiliano. Nel suo lungo sfogo su Facebook analizza quanto fatto da Renzi al governo, gli errori fatti, le sconfitte subite ed i motivi, la scelta di campo fatta per il congresso. Donella Mattesini sarà quindi in prima fila lunedì sera alla Borsa Merci quando proprio Orlando sarà ad Arezzo per il lancio della sua mozione congressuale. Ecco i punti chiave del suo discorso:

Donella Mattesini spiega il suo apprezzamento per l'ex premier Renzi:

Ho convintamente sostenuto Renzi come segretario e nella sua azione di governo, ne ho apprezzato ed apprezzo la spinta innovatrice, il coraggio e la determinazione con cui ha perseguito obbiettivi importanti sia in Europa che in Italia. Pensando alle tante cose fatte dal suo Governo mi vengono in mente un elenco infinito di cose importanti. Solo per fare degli esempi: la legge contro il caporalato, l'abrogazione delle dimissioni in bianco, il reinserimento del falso in bilancio tra i reati, la legge sul Dopo di noi, le unioni civili, la legge contro la povertà. Renzi è, e rimane, un’importante risorsa per questo paese.

Ma, nel passaggio successivo la senatrice aretina mette in evidenza i problemi del suo partito:

Ma oggi non è in discussione il governo. Ciò che siamo chiamati a fare è scegliere il segretario nazionale del Pd che in questi anni si è indebolito, sia nell'aspetto organizzativo che nel suo essere luogo di confronto. E' stato poco luogo collettivo, poco inclusivo, più "io" che "noi".

Ciò che a mio avviso serve, invece, è un Segretario che sappia unire, rafforzando l'idea originale del PD, quale partito plurale ed aperto, in cui conta dove si va e non da dove si viene. Serve un PD che faccia da specchio alla forza, all'energia, alle competenze dell'Italia. Serve un partito che lasci dietro di sé atteggiamenti difensivi rispetto all'antipolitica, a cui troppo spesso abbiamo risposto usandone gli stessi argomenti. L'antipolitica si vince con la buona politica, con un Pd unito ed orgoglioso della sua storia, della storia e della vita dei suoi iscritti. Un Pd che torni ad essere luogo di incontro e di elaborazione, una casa comune, elemento di radicamento territoriale ed anche valoriale.

E le sconfitte non analizzate...

Si sono succedute negli ultimi tempi una serie di sconfitte importanti sulle cui cause non abbiamo discusso, quasi rimuovendo tali situazioni. Non discutendo non abbiamo colto i segnali di grande disagio e distacco di tanti elettori ed iscritti e abbiamo inanellato nuove e più cocenti sconfitte. Rinunciando ad affrontare l'esigenza di affrontare i grandi cambiamenti in essere e la necessaria valutazione sulla nostra visione ed azione politica.

Dopo Trump niente è come prima, scrive ancora Donella Mattesini

Dopo Trump niente è più come prima, tutto è cambiato intorno a noi, le democrazie occidentali sono sempre più deboli e si affacciano in modo sempre più prepotenti forze populiste ed estremiste. In Europa ed anche in Italia. Tutto questo avrebbe consigliato, specialmente dopo la sconfitta del 4 dicembre, di darsi un tempo di confronto collettivo, quella conferenza programmatica che sarebbe stato lo strumento in cui tutti, tutti insieme potevamo discutere e confrontarci, per arrivare poi ad un Congresso con una base di condivisione forte, in cui ognuno dei candidati potesse portare la propria specificità. Ma con un percorso di confronto vero, che avrebbe reso evidente le strumentalità di chi avrebbe preferito sfuggire al confronto ed invece favorito la costruzione di un maggior sentire comune. Perché nel mondo, niente è più come prima e dobbiamo dotarci di analisi e proposte all'altezza delle sfide dei tempi. Ed anche il nostro Paese non è immune da questi cambiamenti, un Paese dove continuano a pesare gli effetti di una crisi economica che ormai dura da lunghi anni. Un Paese dove la crisi economica, si somma a quella sociale e quella culturale. Un Paese attraversato da grandi diseguaglianze, da un disagio che sempre più spesso si trasforma in rabbia (quella rabbia oggi intercettata ed alimentata dalle forze populiste quali il M5S e Lega).

La rivoluzione culturale che deve guidare il Pd

In questo contesto di tensioni ed individualismi, la politica ha tra i suoi obbiettivi prioritari quello di ricostruire le ragioni dello stare insieme, come comunità sociale e come Stato, favorendo la coesione sociale che è la base indispensabile per la democrazia. In una parola è necessario "unire". E' questa la rivoluzione culturale di cui abbiamo bisogno e di cui noi democratici dobbiamo farci carico.

Ritengo che un Pd unito, dove tutte le sue anime culturali trovino casa ed amalgama con la capacità di una sempre rinnovata proposta politica, sia lo strumento di cui l'Italia ha bisogno.

Più "noi" e meno "io" e la conseguente scelta di Orlando

Per fare questo è necessario essere inclusivi; serve il lavoro difficile ma irrinunciabile dell'ascolto e del dialogo; si deve riscoprire la politica come terreno di costruzione di soluzioni e di condivisione dei problemi, e non come campo di affermazione personale. Più "noi" e meno "io".

Per questi motivi ho deciso di sostenere la candidatura di Orlando a segretario. Ritengo infatti che per la sua storia politica ed istituzionale, sia la personalità più adatta alla necessità di unire un Partito che vive troppo, ad ogni livello, sulle divisioni interne, che appare sempre più come luogo di potere lontano dalla vita delle persone.

Oggi è tempo di ritrovare la capacità di stare insieme con pari dignità per tutti, con l'unico obbiettivo di lavorare per il bene del paese, di ricostruire la fiducia tra cittadini e politica, tra cittadini ed istituzioni, superando gli scontri e le divisioni (sia quelle agite che quelle taciute, quelle rese evidenti e quelle silenziose) che in questi anni si sono puntualmente riproposte causando brutte sconfitte nazionali e locali.

E' un lavoro complicato e difficile, ma allo stesso tempo affascinante, perché il Pd è una forza indispensabile per il bene dell'Italia e per evitare che alla scissione già avvenuta, non ai aggiunga quella silenziosa dei nostri elettori ed iscritti, che in queste settimane hanno assistito sbigottiti al dibattito interno ed alla successive conseguenze.

Sostengo Orlando ma rivolgo un in bocca al lupo a tutti i candidati, con l'augurio che possa essere un congresso in cui sia protagonista il confronto di idee; che sia un congresso che svolga la sua funzione di elaborazione e di proposte capaci di riallacciare e rafforzare il rapporto con i nostri elettori e con le persone tutte. Un congresso che affronti i nostri limiti e rafforzi le nostre potenzialità.

Lo si faccia agendo comportamenti che siano in linea con l'idea originaria del Pd, un Pd figlio dell'incontro di pluralità culturali che però hanno un unico orizzonte: il Pd unito, capace di innovare la politica e superare tutti i conservatorismi.

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