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Mascherine distribuite nei seggi di Arezzo, è polemica: "Come faranno studenti e lavoratori fuori sede? E gli stranieri?"

All'attaco della proposta del sindaco Ghinelli una lettera di Tito Anisuzzaman, presidente dell'associazione culturale del Bangladesh, il Partito Democratico e Arezzo 2020

Fa discutere la proprosta del sindaco di Arezzo Alessandro Ghinelli di distribuire le mascherine in città attraverso i seggi elettorali. Sulla questione riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta - indirizzata al primo cittadino - da parte dell'associazione culturale del Bangladesh, presieduta da Tito Anisuzzaman. E si solleva contro l'idea anche l'Alleanza di centrosinistra per Arezzo, con una nota.

La lettera dell'associazione culturale del Bangladesh

Spettabile Sig. Sindaco, 

Ieri sera alle 18,30 in occasione della sua conferenza stampa, ha fatto menzione di un possibile sistema di distribuzione delle mascherine inviate dalla Regione Toscana ai propri cittadini; una minoranza di cittadini stranieri, come me, è naturalizzata in Italia, pertanto ha la scheda elettorale e la possibilità di ritirare la mascherina ai seggi, ma io mi chiedo: tutti gli altri? Oltre  a questi, ci sono anche cittadini stranieri che non hanno un permesso di soggiorno permanente, mi riferisco ai richiedenti protezione internazionale, a chi attende esito della propria domanda di residenza e a chi la domanda non l’ha potuta mai presentare. E loro? Quelli che sono i più vulnerabili tra i vulnerabili?

Il Covid-19 ha prodotto una pandemia mondiale, non c’è razza o colore che spaventi questo terribile virus; per proteggere tutti, è noto, tutti si devono proteggere. Il virus ci insegna che siamo tutti uguali e che solo un’azione rivolta a tutti, senza distinzione, può davvero essere risolutiva.

Questa città va protetta, tutti i cittadini vanno protetti per il bene comune, questo non è il momento delle polemiche e delle divisioni politiche, ma dell’unità contro un nemico che è di tutti. 

E poi vorrei parlarLe dei buoni spesa; nel modulo on line del nostro Comune, per richiederli si fa riferimento alla residenza per chi ne fa domanda. Mi chiedo come faranno a sopravvivere tutte quelle persone che vivono ad Arezzo, ma non sono residenti, per esempio i richiedenti protezione internazionale che, a causa dell’art. 13 d.l. 113 convertito in l. 132/2018, si sono visti negare la possibilità di essere residenti nei comuni in cui soggiornano, o le persone, anche italiane, che vivono qui senza essere residenti.

In merito alle prestazioni straordinarie in emergenza, l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (Asgi) ha diffuso una nota attraverso Anci ai comuni italiani per esortarli a non compiere atti discriminatori nell’erogazione degli aiuti nella situazione dell’attuale emergenza sanitaria; si legge che “si tratta di interventi straordinari destinati a supplire alla perdita di occasioni di lavoro provocata dall’emergenza e, in quanto tali, devono essere rivolti a tutti coloro che appartengono a una comunità territoriale e hanno subito gli effetti di tale particolare situazione,  indipendentemente dalla nazionalità, dal titolo di soggiorno, dalla durata della permanenza precedente sul territorio.”

Nella medesima nota di ASGI si citano le norme (artt. 2, 41 e 43 TU immigrazione) che garantiscono agli stranieri la parità di trattamento con gli italiani nell’accesso alle prestazioni di assistenza sociale, ma si menzionano anche gli stranieri privi di titolo di soggiorno, perché “in questa particolare situazione essi non hanno alcuna possibilità di lasciare il nostro paese stante il blocco della mobilità internazionale e l’indisponibilità dei paesi di origine a riammetterli nel territorio. Si tratta dunque di persone “irregolari”, ma di fatto costrette a restare nel nostro paese; e di persone che, a causa dell’emergenza, hanno dovuto abbandonare i loro precari lavori (rider, badante ecc.) subendo le conseguenze più immediate e pesanti del blocco. Non vi è dunque alcun motivo per escluderli dall’aiuto assegnato a titolo di “solidarietà alimentare” (come infatti dispone l’Ordinanza n. 658)”. 

Per quanto sopra riportato, sono a richiedere che l’amministrazione comunale, sia nella distribuzione dei dispositivi di protezione personale, che nell’erogazione delle prestazioni in questa situazione di emergenza, non faccia discriminazioni e che quindi siano ammessi tutti coloro che appartengono alla razza umana.

La nota dell'Alleanza di centrosinistra per Arezzo

Questo virus non ammette confini, non ricostruiamoli all’interno della nostra comunità locale che in questi giorni ha brillato per solidarietà e coesione.

L'ultima proposta del sindaco va al di là del buonsenso: le mascherine verrebbero distribuite sulla base delle liste elettorali e con distribuzione nei seggi.

Siamo di fronte ad un'ipotesi di distribuzione molto anomala, che impegna il personale comunale, che costringe l'ente a riaprire sedi e scuole, col pericolo inopportuno di creare code e assembramenti. Oltre a questo non si terrebbe conto di tutte le persone presenti nel nostro territorio a vario titolo che non beneficerebbero delle mascherine protettive come studenti e lavoratori fuori sede e stranieri.

Gli altri comuni utilizzano altri metodi come il porta a porta e il coinvolgimento dei negozi di vicinato.

Facciamo una cosa seria: il Comune spedisca a casa le mascherine in modo da evitare gli spostamenti delle persone e organizziamo una rete di volontari e punti di distribuzione coordinati dal Comune di Arezzo che possano fare un lavoro più capillare per chi rimarrebbe fuori dalla distribuzione.

I consiglieri comunali di opposizione sono disponibili e la stessa consigliera regionale De Robertis per portare le mascherine casa per casa in modo collaborativo e fuori da ogni polemica.

Arezzo 2020, il tempo di cambiare

Bene la scelta della Regione Toscana di acquistare dieci milioni di mascherine protettive e di farle avere al più presto in ogni angolo della regione in accordo con Anci Toscana. Siamo infatti ancora in una fase nella quale non va abbassata la guardia, pena gettare al vento tutti i sacrifici fatti e aprire nuovi spazi al virus.

Bene anche che in vista dell'arrivo delle mascherine il Comune di Arezzo si organizzi per distribuire questo dispositivo a tutti, nel modo più semplice, diffuso e ordinato possibile, anche avvalendosi delle risorse umane che si volessero mettere a disposizione. Tuttavia, dobbiamo rilevare che distribuire le mascherine ai soli elettori, come sembrerebbe dalle dichiarazioni del Sindaco, rischia di escludere molte persone presenti nel nostro territorio. Basti pensare a quanti sono rimasti bloccati ad Arezzo a causa della limitazione per legge degli spostamenti, ai tanti stranieri che qui vivono e lavorano e che sono fuori dalle liste elettorali, ad altre persone che per vari motivi risulterebbero escluse dalla distribuzione. A tutti va garantita questa elementare forma di protezione, per il bene di ciascuno e insieme di tutta la comunità aretina. 

                                                                                     

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