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Marconcini "Rinvio assemblea Autorità Idrica: il fallimento di un modello che non funziona"

L’Assessore biturgense ai Beni Comuni Marconcini: "Il modello toscano di gestione della risorsa idrica dimostra, ancora una volta, di non avere rispetto per niente e nessuno" "Firenze, 22 settembre 2016: decine di sindaci ed assessori toscani si...

L’Assessore biturgense ai Beni Comuni Marconcini: "Il modello toscano di gestione della risorsa idrica dimostra, ancora una volta, di non avere rispetto per niente e nessuno"

"Firenze, 22 settembre 2016: decine di sindaci ed assessori toscani si ritrovano nel capoluogo regionale per partecipare all'assemblea dell'Autorità Idrica Toscana (AIT). C'è da discutere la relazione del direttore generale e da approvare i piani tariffari di alcune conferenze territoriali che non erano state in grado di definirli entro luglio (tra queste non c'è la Conferenza Territoriale n. 4, la nostra, che due mesi fa ha provveduto ad approvare un piano tariffario che in 4 anni porterà ad un aumento di quasi il 20%).

Dopo un'ora e mezzo di attesa il direttore dell'AIT ci comunica che ci sono problemi a raggiungere il numero legale: in sostanza manca un comune in rappresentanza della Conferenza Territoriale n.1 (Massa-Carrara) perciò la seduta non può svolgersi. Tra lo scalpore generale l'assemblea viene rinviata al prossimo 5 ottobre. Nulla di fatto, dunque. Lo statuto dice chiaramente che per rendere valida l'assemblea ci vuole almeno un sindaco (o assessore delegato) per ognuna delle sei conferenze territoriali; per il resto il fatto che ci siano diversi sindaci ed assessori che per essere presenti hanno percorso anche più di 100 km, è del tutto irrilevante.

Non è la prima volta che in sede di Autorità Idrica certe decisioni vengono rinviate per mancanza del numero legale, visto che solitamente la partecipazione dei comuni è tutto fuorché massiccia. Questo problema non può, del resto, non stimolare una riflessione su quanto sia efficace, oltre che equo, un modello di gestione dell'acqua come quello che la Toscana sta cercando di realizzare sotto i dettami dell'AEEGSI nazionale (l'Autorità per l'Energia Elettrica il Gas ed il Sistema Idrico); un modello, per intendersi, dove il potere deliberante è in ultima istanza affidato ad un manipolo di sindaci (circa 50 su 280) che, peraltro, non riescono nemmeno a garantire il numero minimo per rendere valida l'assemblea. Sindaci provenienti da diverse aree della Toscana che si trovano, ad esempio, obbligati a validare tramite votazione i piani tariffari di tutte le altre conferenze territoriali: senza conoscere la reale situazione delle diverse zone (manutenzione, investimenti, qualità del servizio) i membri dell'assemblea si trovano, dunque, ad esprimere un voto sui rincari che interesseranno territori anche molto lontani dalla propria area di provenienza. Un meccanismo che si realizza attraverso una ricerca, quasi spasmodica, di legittimità che oltre ad esautorare definitivamente i comuni più piccoli di qualsiasi prerogativa decisionale, priva molti territori del più minimo diritto di rappresentanza.

Forse è giunto il momento di superare definitivamente un modello che dalla scala locale a quella regionale fa davvero “acqua da tutte le parti”.»

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