Lo strano caso dei banchini per il referendum costituzionale, Rossi: "Firme solo per dare contribuiti ai comitati"

Lo strano caso dei banchini per il referendum. Così potrebbe essere riassunta la questione delle raccolte firme sul referendum costituzionale. Una questione sollevata per primo dal consigliere comunale Angelo Rossi, che in una nota mette in allerta i cittadini: "Come volevasi dimostrare - scrive Rossi - stanno fiorendo i banchi in vista del referendum costituzionale del prossimo autunno. Non c’è alcuna differenza fra Sì e No, in questo caso. Sono certo che con i mesi la moltiplicazione dei tavoli sarà esponenziale. Ma c’è un trucco: dietro ogni tavolo c’è un comitato promotore, qualunque sia la scelta che perora. E qui sta l’inganno".

"Il referendum, proprio per la sua natura, è infatti già indetto - sostiene Rossi - . Il referendum costituzionale giunge al termine di una procedura di revisione puntualmente disciplinata dall’articolo 138 della Costituzione. E scatta in automatico senza la raccolta delle firme!".

A cosa serve allora la raccolta firme? "Ai comitati promotori, dunque ai partiti che vi stanno dietro, per ottenere i rimborsi elettorali. Dunque, la creazione di tali comitati non è finalizzata a raggiungere un numero specifico di sottoscrittori (inutile in questo caso) per indire un referendum (già fissato). Non è per consentire ai cittadini di esercitare un diritto. È per incassare l’ennesimo assegno e ottenere ulteriori quattrini. Pubblici. Scommetto che dopo l’autografo neanche vi dicono grazie. Cittadini: fate come volete ma almeno siate al corrente di questo".