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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Insulti web al Vescovo, Ralli risponde a Brocchi: "Fatto grave, ma non isolato. Propongo un codice deontologico"

Ognuno faccia la sua parte. Personalmente posso confermare la massima attenzione a cancellare messaggi e post che non rispondano ad una logica di correttezza e rispetto. Politicamente penso che la politica sia chiamata a dare il buon esempio

Luciano Ralli, capogruppo Pd in consiglio comunale e candidato a sindaco per le prossime amministrative ad Arezzo per la coalizione di centro sinistra, risponde alla lettera pubblica del giornalista aretino Ivo Brocchi che aveva chiesto al Comune di Arezzo, scrivendo anche al sindaco Ghinelli che fossero tolti i commenti diffamatori nella pagina Facebook dell'amministrazione. Quelli nei confronti del vescovo Fontana, intervenuto in diretta, o comunque nei confronti di chiunque altro.

"Caro Brocchi,

quanto è accaduto al nostro Arcivescovo Fontana, al quale va la mia  solidarietà, è un fatto molto grave e purtroppo non isolato. E' la conferma del dilagare di un linguaggio d'odio al quale, forse, ci stavamo abituando e che in  questi giorni risulta ancora più intollerabile.

Da troppo tempo si discute della distinzione tra linguaggio d'odio e libertà di opinione. Personalmente ritengo che ogni violenza verbale, ogni incitamento alla discriminazione e all'odio nulla abbiano a che fare con la libertà di opinione. Anzi, sono convinto che aprano le porte ad un nuovo imbarbarimento e che minaccino valori fondanti della nostra società quali l'attenzione agli altri, la coesione sociale, la tenerezza e la cura verso le persone più fragili ed esposte.

C'è un problema culturale e c'è una questione giuridica. Siamo di fronte a leggi nazionali diverse, a piattaforme social internazionali, a norme differenti che regolano le attività dei più importanti social.

Dico questo per evidenziare la complessità del problema e per riaffermare che non si può continuare, nel nome della libertà di opinione, a rendere il web un terreno privo di regole dove i più violenti hanno la meglio.

Ognuno faccia la sua parte. L'Italia e l'Europa sono chiamati a stabilire regole nuove e vincolanti per i gestori dei social. Qualcosa è stato ovviamente prodotto ma il fatto che se ne continui a parlare, vuol dire che siamo ancora ben lontani da una soluzione accettabile.

Le forze dell'ordine e la magistratura stanno facendo quanto consente loro la normativa ma penso che, in ogni caso, questo non sia solo un problema di ordine pubblico. Occorrono leggi e applicazioni di leggi ma, purtroppo, siamo di fronte  non ad azioni di "poveri di mente" ma ad un fenomeno di massa.

Ognuno faccia la sua parte. Personalmente posso confermare la massima attenzione a cancellare messaggi e post che non rispondano ad una logica di correttezza e rispetto. Politicamente penso che la politica sia chiamata a dare il buon esempio. Se esiste un "odio civico" questo è stato probabilmente sdoganato da un odio politico. Se chi la pensa diversamente non è una persona che può dare un contributo a trovare soluzioni migliori e avanzate ma solo un nemico, allora il linguaggio d'odio trova terreno fertile. Lo stesso se non si criticano le idee dell'altro ma la sua persona, il suo modo di essere e pensare. Da molti, troppi anni, la politica usa un linguaggio aggressivo e violento. In questi giorni tutti abbiamo altri pensieri: e chi lavora al San Donato sa bene di cosa parlo. Ma appena possibile vorrei che ad Arezzo si tentasse un'esperienza e cioè la condivisione tra tutti i candidati a Sindaco di un piccolo codice deontologico. So che tutti noi rispetteremo comunque persone, idee e valori ma potrebbe essere  l'affermazione di una priorità condivisa tra tutti i candidati e cioè una concezione della politica quale luogo di incontro e confronto e non terreno di scontro e violenza verbale. Un segnale ai nostri concittadini.

Infine, caro Brocchi, permetti una piccola nota sul ruolo del giornalisti. Arezzo, da questo punto di vista, vede professionisti corretti e rispettosi delle regole deontologiche. Ma tutti leggiamo quotidiani nazionali e ascoltiamo talk show. Il linguaggio d'odio ha promotori importanti e qualificati. E se l'aggressione verbale è consentita al grande giornalista o all'importante uomo politico, perché - pensano in molti - deve essere negata al semplice cittadino? Ci sono due parole sempre meno citate ma oggi è forse il caso di riscoprirle: buon esempio. Diamolo tutti. Ogni giorno e in tutte le nostre azioni, comprese quelle virtuali."

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