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Elezioni-2020

Ralli: "Lo sport sociale, cinque anni buttati via. Figlio di un assessorato minore”

Dichiarazione del capogruppo Pd in consiglio comunale Luciano Ralli

Luciano Ralli, scalpitante capogruppo Pd in consiglio comunale, lanciato verso le elezioni come possibile candidato a sindaco della coalizione di centro sinistra passa all'attacco anche sullo sport, contestando le modalità con le quali sono state portate avanti le politiche verso il mondo dell'associazonismo sportivo.

La stima è approssimativa ma aiuta a capire: circa 15.000 persone, nel Comune di Arezzo, praticano a livello giovanile o amatoriale una disciplina sportiva. Si va dal calcio al badminton passando per ogni sport mediamente conosciuto. Quale sostegno dal Comune hanno le piccole associazioni, le giovani società, i gruppi spontanei, le singole persone che vogliono semplicemente divertirsi e star bene? Nessuno. La delega allo sport appare figlia di un assessorato minore e nel mandato Ghinelli ha conosciuto due diversi titolari. L’amministrazione si muove per lo sport agonistico, per le società importanti, per gli eventi seguiti dai media. Ma la pratica è ben altra cosa rispetto al professionismo e all’agonismo. 

Quello sportivo è un movimento ampiamente diffuso, non conosce medaglie e podi ma valori fondamentali: coesione sociale, salute, possibilità di aggregazione, lotta alla solitudine e all’emarginazione. Non si tratta di contrapporre una visione dello sport a un’altra ma di integrarle. È giusto che le squadre che militano in campionati importanti abbiano l’attenzione dell’amministrazione comunale ma le “politiche per lo sport” non devono esaurirsi a questo. Tanto più che una visione sociale dello sport determina maggiore attenzione all’ambiente con la cura dei parchi e delle aree verdi, alla manutenzione della città e delle frazioni, alla sistemazione dei piccoli e diffusi impianti, allo stare insieme con la possibilità di rivitalizzare periferie e frazioni stesse.

Ricordo che non stiamo parlando solo di una nuova visione dello sport ma anche della legge regionale in materia che definisce l’attività sportiva e ludico-motorio-ricreativa “il complesso di attività finalizzate, oltre che al raggiungimento di un risultato sportivo, alla crescita del benessere psico-fisico e della socialità dell’individuo, valorizzandone in particolare gli aspetti sociali, salutistici ed etici”.

È vero: le pubbliche amministrazioni si confrontano da tempo con una perdurante difficoltà economica ma proprio la scarsità di risorse impone un sostanziale ripensamento degli interventi. Le politiche e i servizi dello sport non sfuggono a questa criticità e devono essere ripensate alla luce di un più completo sistema di obiettivi. Questa è la direzione per rimettere al centro lo sport dei cittadini, come diritto di tutti, e che comporta la necessità di programmare una diversa visione. Da quest’ultima possono derivare, a cascata, scelte innovative anche sul piano scolastico, della salute, ambientale, sociale, urbanistico e dello sviluppo del territorio. Peccato che questo non sia interessato all’amministrazione Ghinelli. Pure su questo campo, politico e non da gioco, parliamo di 5 anni sprecati.

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