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Costa Concordia. Online gli interrogatori di Gregorio De Falco candidato M5S, Codacons: "Emersi aspetti dubbi"

Gli interrogatori resi da Gregorio De Falco al giudice del tribunale di Grosseto nell'ambito del processo per il disastro della Costa Concordia sono stati pubblicati online. L'iniziativa è quella nata dall'associazione dei consumatori Codacons...

Gli interrogatori resi da Gregorio De Falco al giudice del tribunale di Grosseto nell'ambito del processo per il disastro della Costa Concordia sono stati pubblicati online.

L'iniziativa è quella nata dall'associazione dei consumatori Codacons e sorta ad una manciata di settimane dall'appuntamento elettorale dove, tra gli altri, De Falco concorrerà con il Movimento Cinque Stelle per la Toscana 2 (quindi il territorio che comprende una porzione di Arezzo, Siena, Pisa, Livorno e Grosseto).

"Abbiamo scelto questo - spiegano dal Codacons - perché i cittadini toscani che ritroveranno De Falco nelle liste elettorali del prossimo 4 marzo, abbiano piena conoscenza dell’operato del capitano la notte del naufragio della Costa Concordia, e possano decidere in totale consapevolezza a chi concedere il proprio voto. Dalle trascrizioni dell’esame testimoniale del capitano Gregorio De Falco compiuto nel corso del processo a carico del comandante Schettino, sono emersi degli aspetti dubbi sull’operato del capitano nella vicenda naufragio Costa Concordia, di cui riportiamo di seguito gli estratti più significativi – afferma il Codacons. Da quanto emerso dai verbali si è appurato infatti come egli abbia dato ordini e con toni perentori ed inaccettabili – primo fra tutti quello di risalire a bordo della nave tramite la biscaggina di dritta a prua – inattuabili in quanto egli, dal chiuso del suo ufficio distante un centinaio di chilometri dal luogo del naufragio, non conosceva le condizioni della nave e non sapeva che quella biscaggina era impraticabile poiché sommersa, né vi era altro modo di risalire a bordo senza l’aiuto di mezzi di soccorso ed aveva solamente ascoltato vaghe informazioni scambiate dal personale delle motovedette di supporto, evidentemente non esatte e comunque non aggiornate al momento in cui egli ha impartito l’ordine al comandante Schettino. La famosa telefonata diventata famosa e pubblicata da tutti i mass media è risultata pertanto essere, anche per le ulteriori modalità con cui è stata condotta, una manifestazione (tutt’altro che eroica) tanto inopportuna e inadeguata quanto narcisistica. Ad essa hanno contribuito la continua interruzione del Comandante, una sorta di vera e propria aggressione, e la totale mancanza di collaborazione nei confronti di quest’ultimo per farlo tornare a bordo in modi possibili ed attuabili (ad esempio tramite uno degli otto elicotteri in volo impegnati nei soccorsi). Dall’esame condotto in dibattimento è addirittura emerso che il capitano De Falco non avrebbe fatto prelevare il comandante Schettino perché non sarebbe stato a conoscenza della esatta ubicazione di quest’ultimo: questo – per quanto incredibile appaia - nonostante avesse parlato con lui più volte al telefono e senza che gli avesse mai chiesto di indicargli la sua posizione né offrire la possibilità di essere prelevato dall’elicottero. Non solo. Dai verbali si legge che il capitano De Falco si scusa per avere erroneamente fatto intendere al P.M. che il comandante Schettino avesse sottratto il VDR; il capitano De Falco avrebbe pertanto accusato falsamente il Comandante Schettino del reato di furto, salvo poi ammettere che si era forse espresso male e che solo erroneamente aveva lasciato intendere questo".

I testi integrali dei verbali in questione sono pubblicati sul sito www.codacons.it

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