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Arezzo - Sappada. Consiglio comunale al lavoro per il gemellaggio

Su proposta del presidente Alessio Mattesini, il Consiglio Comunale ha approvato la delibera che segna l’inizio del percorso che porterà alla firma del gemellaggio tra Arezzo e Sappada. Dovrà essere creato un apposito comitato mentre al sindaco è...

Su proposta del presidente Alessio Mattesini, il Consiglio Comunale ha approvato la delibera che segna l’inizio del percorso che porterà alla firma del gemellaggio tra Arezzo e Sappada. Dovrà essere creato un apposito comitato mentre al sindaco è dato mandato di sottoscrivere il relativo protocollo.

Alessio Mattesini: “una storia molto bella quella che lega Arezzo e Sappada. Una storia di guerra cominciata con la rotta dell’esercito italiano dopo la sconfitta di Caporetto. I sappadini hanno contribuito alla crescita della comunità aretina, Arezzo ha contribuito alla crescita di Sappada”.

Roberto Bardelli è entrato nei particolari della storia illustrandola al Consiglio Comunale. Tra il 28 e il 29 ottobre 1917 gli abitanti di Sappada, oggi un Comune italiano di 1.319 abitanti della provincia di Belluno, isola linguistica germanofona e stazione turistica estiva e invernale, investiti dalla conseguente offensiva e occupazione austro-ungarica, vennero evacuati. Oltre 600 sappadini trovarono rifugio ad Arezzo e dintorni. Ma Arezzo ebbe un ruolo speciale: diventò sede extraterritoriale del municipio di Sappada. Il Comune di Sappada trovò dunque provvisoria ma degna collocazione in via Bicchieraia 13. Agli sfollati venne dato alloggio nelle ville della campagna aretina, altri sappadini alloggiarono a Quarata, altri ancora in tutta la provincia. Toccò al geometra sappadino Pietro Fasil, alla maestra Maria Kratter e al parroco Emidio Triero occuparsi dei compaesani, specie i più bisognosi. Il governo dava qualche lira per profugo, giusto il necessario per mangiare e vestirsi, allora don Emidio creò una cooperativa di consumo che ebbe sede in piazza Vasari. Ma Arezzo non restò a guardare: il Comune garantì l’istruzione scolastica, nominò gli insegnanti, reperì locali e fornì il materiale. Purtroppo durante l’estate del 1918, come ulteriore tragedia che si aggiungeva a quella bellica, scoppiò l’epidemia di spagnola e 72 esuli sappadini morirono ad Arezzo. È legata proprio a questo evento, la visita dei sappadini nell’ottobre 2014 ad Arezzo per una commemorazione nei luoghi dove riposano i loro compaesani. Al termine del conflitto i profughi rimasero in Toscana fino alla primavera del 1919 per poi fare ritorno a casa nel marzo.

Luciano Ralli ha ricordato i passi del percorso compiuto in passato dichiarandosi favorevole alla delibera che è stata approvata con 20 voti favorevoli, all'unanimità.

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