"Aree vaste, ripensiamo il ruolo del Comune"
A seguito dell'inchiesta sull'appalto per la gestione del servizio rifiuti, interviene il consigliere comunale di Fdi Francesco Macrì. Passata la sbornia delle aree vaste, delle economie di scala, tanto i costi prendono tranquillamente...
A seguito dell'inchiesta sull'appalto per la gestione del servizio rifiuti, interviene il consigliere comunale di Fdi Francesco Macrì.
Passata la sbornia delle aree vaste, delle economie di scala, tanto i costi prendono tranquillamente l’ascensore, del “grande è bello” ma il “grandissimo è meraviglioso”, ci stiamo accorgendo che siamo stati scippati da ogni controllo politico e amministrativo: altri ormai decidono per noi e siamo ormai in mano ai furbetti dell’accordino, a una consorteria di pseudo-manager pubblici che governano il territorio anche sulla testa degli eletti.La notizia dell’inchiesta della Guardia di Finanza sul maxi appalto per la gestione dei rifiuti nelle province di Arezzo, Siena e Grosseto coinvolge un pezzo fondamentale della storia politico-amministrativo-gestionale degli ultimi anni della nostra regione. E induce a una riflessione non più rimandabile. Se è vero, infatti, che l’Area Vasta potrebbe apparire come un parto del “federalismo”, essa è diventata il grimaldello del Pd per frammentare il territorio in feudi sottomessi al sovrano fiorentino e per ridurre i cittadini a sudditi.
Negli anni passati la grancassa aveva suonato la fine delle Province: tutti in coro a chiederne la fine. Da destra a sinistra, 5 stelle compresi. Tutto il popolo gridava alla chiusura, il male del mondo erano le Provincie. Se il tema meritava una riflessione complessiva sulla macchina burocratica dello Stato, la verità è che questa classe dirigente non è stata in grado di affrontarlo e di vedere nel neo-centralismo regionale il vero pericolo.Invece della sforbiciata alle pazze spese regionali per le società partecipate o per mantenere uffici inutili i cui risultati sono ancora tutti da verificare, si è preferito con una mano di trucco, e di trucchetti, creare inutili carrozzoni sovra-provinciali, le aree vaste, dove il potere decisionale delle singole amministrazioni, come i 103 Comuni dell’Ato dei rifiuti, è pari a zero. E fra questi stessi Comuni, soprattutto quelli di medie e grandi dimensioni, non poteva tardare la bagarre, lo sgomitare per una sede in più o una poltrona migliore dove sistemare ex sindaci o ex amministratori. Un tempo si chiamavano vassalli e valvassori.
Alla fine abbiamo scoperto che attraverso le Aree Vaste non risparmiamo anzi spendiamo di più: i cittadini pagano un prezzo maggiore per gli stessi servizi, magari peggiorati qualitativamente, che ricevevano prima. Un esempio è la distribuzione del gas dopo la nascita di Estra. Almeno fino a quando era Coingas a gestirla, erano i Comuni a incassare gli utili di questa attività. Adesso, nessun risparmio è arrivato agli utenti, nessun miglioramento del servizio, nessun utile per la collettività. Qualcuno certamente ci avrà guadagnato, ma gli utenti/cittadini certamente no!Proseguiamo: dopo la sciagurata operazione del gas, è scontato ricordare la gestione Nuove Acque, sopravvissuta perfino a un referendum a dimostrazione della decadenza a sudditi dei cittadini, ma non vorrei che passassero sottotraccia il problema trasporti, con il carrozzone Tiemme che aveva lo scopo, nemmeno troppo nascosto, di annacquare i debiti di alcune aziende comunali della Toscana meridionale, e il caso rifiuti, con un carrozzone che ci propina aumenti sostanziosi anno dopo anno e senza che alcuno possa fiatare. La domanda è semplice banale: abbiamo la pistola puntata alla tempia per stare dentro a questo sistema perverso dove ai Comuni è rimasto il ruolo di esattori e pagatori?