L’arte che eternizza di Alessandro Marrone
Mostra personale del maestro aretino Alessandro Marrone a cura di Giuseppe Simone Modeo. Durante l’inaugurazione l’artista eseguirà una performance.
L’arte che eternizza testo critico di Giuseppe Simone Modeo
Quando mi è stato proposto di curare la mostra di Alessandro Marrone, mi sono immediatamente recato presso il suo studio: avevo bisogno di entrare direttamente in contatto con le sue opere. Giunto a casa sua, ho capito immediatamente, dopo la prima chiacchierata, che tra il modus operandi dell’artista e l’opera intercorre una relazione unica e bidimensionale. Il suo fare è il motore primo dell’opera e l’opera, al momento del compimento, si stacca appena dal suo fare. Sia che egli prenda una tela, una lastra di metallo, del metallo da piegare modellare o da fondere, l’impeto costruttivo e creativo dell’artista si svolge drammaticamente nel presente, per staccarsi dall’opera che ne continuerà la progressione all’infinito. L’arte che eternizza il pensiero, gli atti, le passioni, le sofferenze e le speranze dell’artista. All’opera l’artista affida, con sofferenza, il proprio messaggio: l’anelito all’infinito temporale. L’artista di fronte alla superficie della tela, alla materia informe, alla durezza e alla lucentezza del metallo da costringere in nuove forme, si affida all’opera affinché essa assuma ed esprima nuovo senso e nuovo significato; ad essa inoltre affida la sofferenza del presente come ad un vento forte che la sospinge verso il più lontano futuro.
Marrone si lancia con la propria opera contro il futuro affinché essa raggiunga e colpisca la sensibilità e l’intuizione dei fruitori e affinché sconfigga i muri, i totem, gli idoli, i preconcetti, le paure ed infondo la presenza sconcertante della morte.