Tonino Guerra e il "Trombettiere" del Sasso di Simone
Il ricordo nel centesimo anniversario della nascita dell'artista
Ricorre quest’anno il centenario della nascita di Tonino Guerra (Sant’Arcangelo di Romagna, 16 marzo 1920- 12 marzo 2012) . Un genio multiforme. Ma con un grande carattere umano e nella semplicità sta l’ humus della sua poesia. Le Regioni interessate, soprattutto Emilia/Romagna e Marche, e i Comuni nei quali ha vissuto, avevano in cantiere un vasto programma di attività ma il Coronavirus ha bloccato, almeno per ora, ogni iniziativa. E anche il Presidente Onorario dell’Associazione Culturale Tonino Guerra, Luis Sepùlveta, se n’è andato in queste settimane, portato via dalla epidemia che ha attraversato il pianeta.
Ma il “silenzio” ufficiale non vuol dire disamore anche da parte di Sestino, perché Tonino, da queste parti, ancora parla parole non tramontate. Ho avuto la ventura di frequentarlo e poi Tonino ha “conosciuto” Sestino, quando dalla pianura, nel mezzo della natia Romagna, si trasferì, nel cuore della Valmarecchia, a Pennabilli e da quel roccione sui profili appenninici suo “spirito”, la sua mente navigava irrefrenabile.
Fu molte volte a Sestino. E Sestino gli deve incontri memorabili. Era attivo in quel periodo l’Istituto di Studi e di Ricerche della Civiltà Appenninica, che si prodigava nel salvare memorie di un mondo ormai in estinzione. Ma erano anche gli anni in cui si tornava ad interessarsi, in varie modalità e finalità, del Sasso di Simone e del suo ambiente. La “spiritualità” della natura era un aspetto che attraeva sempre Tonino. La prima volta capitò con un giovanissimo Vittorio Sgarbi e una “macchinata” di giovani ragazze Ma già aveva scoperto il Ranco -, porta di accesso a Badia Tedalda - e il suo “mentore”: Liseo… Veniva spesso a Ponte Presale fin dalle prime fiere, riorganizzate dopo una lunga crisi del mondo contadino , passeggiava tra i box delle Chianine, tra gli espositori, e partecipava come relatore e testimone ai convegni, allora sempre organizzati su grandi temi: dalla agricoltura, alla sociologia; dall’ambiente all’arte, al mondo scolastico. Nel 2001 Sestino gli conferì, proprio a Ponte Presale, nelle giornate internazionali della Chianina, un Premio come testimone del “mondo contadino” ; e per il “ritrovato” Sasso di Simone, nella tentata rivitalizzazione della cosimiana “ Città del Sasso”, fu nominato “Priore del Capitanato”, come reggente onorario di quella storica città. Partecipò anche ad un documentario per “Geo&Geo”, proprio a Ponte Presale.
Nel 1988, in una conferenza con Valerio Volpini, per la presentazione del volume di Gemma Calabresi: Mio marito. Il Commissario Calabresi”, confessò lo stupore di avere attraversato senza troppo coinvolgersi, quel periodo di “divisioni”, lui, “comunista zen”.
Ma il Sasso di Simone fu spesso al centro delle sue attenzioni. Spolverando storie, proposte, riflessioni.
Gli anni Ottanta del secolo scorso videro - a più livelli – una attenzione all’epoca del Giurassico, ai dinosauri, alla geologia dell’Appennino. Sestino, insieme a Comuni delle Marche e dell’Emilia Romagna, realizzò un vasto programma interdisciplinare. Collaborava anche Salvatore Giannella, allora direttore di Airone e Airone Jumior. Tonino si faceva coinvolgere facilmente, perché le “cose semplici” erano una continua fonte delle sua energia letteraria, un aspetto primario della sua umanità. Il Sasso, con la sua mole, e per la sua posizione, raccoglieva le attenzioni di Tonino. Disegnò il logos “Dinosauri sul Sasso”, scrisse una commovente “favola” sui dinosauri che sono sepolti nel Sasso di Simone – pubblicata su Airone - dei quali, nel silenzio della natura, si possono ancora sentire i loro sospiri. Partecipò sul Sasso alle cerimonie dell’Anno Laurenziano. Al convegno sulla tutela e valorizzazione dell’area tra Valmarecchia e valle dei Foglia, dinanzi ad una nutrita schiera di relatori e ai comandi militari del rinnovato poligono militare, propose di costruire una “città verde”: protagonista la vasta e sorprendente natura del Sasso e del Simoncello, assunta ad interessi nazionali, dopo un convegno tenuto a Bari. Erano i giorni della Pop-Art e anche in Italia la proposta non era affatto peregrina e aveva una sua evidente poeticità. E in uno di questi convegni mi consegnò una poesia, ancora inedita nella “lingua” romagnola”, intitolata appunto: Il Trombettiere del Sasso di Simone.
(Giancarlo Renzi)