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The Hateful Eight. Voto: 10

Finalmente l'attesa è finita, l’ottavo film di Quentin Tarantino, che suona molto come un conto alla rovescia data l’intenzione del Nostro beniamino di raggiungere quota dieci e poi abbandonare la regia, si è mostrato al pubblico in tutta la sua...

Finalmente l'attesa è finita, l’ottavo film di Quentin Tarantino, che suona molto come un conto alla rovescia data l’intenzione del Nostro beniamino di raggiungere quota dieci e poi abbandonare la regia, si è mostrato al pubblico in tutta la sua magnificenza.

In verità già dal 28 gennaio, con l’anteprima a Cinecittà nel Teatro 5 e poi dal 29 anche in altri due cinema d’Italia (l’Arcadia di Melzo e il Cinema Lumière di Bologna) The Hateful Eight è stato proiettato “nel glorioso formato 70mm” giubilato ormai da tempo e usato per i vecchi colossal.

Questa volta Tarantino è riuscito più di ogni altra ad omaggiare quel cinema che tanto ama, girando la sua ultima fatica nel formato costosissimo e grande il doppio dei più canonici 35mm.

Una scelta questa che ha permesso a Tarantino non solo di inserire spesso inquadrature su due piani, in cui oltre agli attori in primo piano c'è sempre qualcuno con cui interagire sullo sfondo, ma anche di recuperare la visione al cinema come evento, perché i suoi film non possono essere visti sullo schermo di un tablet o di una televisione, sono un’esperienza unica che può essere celebrata in un solo posto: al cinema.

Come ci ricorda il regista, la versione in 70mm è quella fedele alle sue intenzioni nonché più lunga della versione digitale (167 minuti).

Questa infatti, nei suoi 187 minuti di lunghezza, prevede un intro sotto forma di Overture, circa 3 minuti dello score di Morricone, e un intervallo di 12 minuti (entrambi impressi su pellicola e dunque parte integrante del film), oltre alla voce fuori campo dello stesso Tarantino (nella versione in lingua originale) dopo l’intervallo e qualche minuto in più di film.

La storia a grandi linee ormai la conosciamo bene tutti: siamo nel Wyoming poco dopo la Guerra di Secessione. Otto odiosi “inglourious basterds” a causa di una bufera di neve sono costretti a convivere in una locanda impossibilitati a raggiungere la vicina città di Red Rock. Il cacciatore di taglie John 'The Hangman' Ruth (Kurt Russell) con l'assassina che tiene prigionira Daisy Domergue (Jennifer Jason Leigh), il Maggiore Marquis Warren (Samuel L. Jackson), il nuovo sceriffo di Red Rock Chris Mannix (Walton Goggins), il messicano Bob (Demiàn Bichir), il boia di Red Rock Oswaldo Mobray (Tim Roth), il mandriano Joe Gage (Michael Madsen) e il generale della Confederazione Sanford Smithers (Bruce Dern).

Con The Hateful Eight il regista non rinuncia come al solito ad infarcire la sua opera di omaggi e richiami alla cultura cinematografica, ma dove risulta più coraggioso e nella scelta di riscrivere e ricalcare se stesso con un ritorno proprio alle sue origine (Le Iene del 1992).

Affine al cinema di Lars Von Trier ed il suo Dogville, Tarantino costruisce all’interno dello spazio ristretto della locanda di Minnie un teatrino perfetto con attori in splendida forma.

Un Carnage polanskiano ibridato con lo spaghetti western in cui vedrete Agatha Christie, Sergio Leone (colonna sonora straniante e l’apparente disinteresse per l’azione), Corbucci (le analogie estetiche con il suo “Il Grande Silenzio”) fino ad un “whodunit” di hitchcockiana memoria.

Tarantino però pare anche guardare all’horror di Carpenter (già la presenza di Kurt Russell bloccato sulla neve e la scena dei paletti dovrebbero farvi accendere più di una lampadina) o lo splatter eccessivo degli esordi di Raimi (non a caso gli effetti speciali sono curati da Greg “The Walking Dead” Nicotero).

Ovviamente ritroviamo anche tutto quel cinema fatto di autocitazionismo più o meno velato.

I soliti dialoghi sorprendenti, qui ancora più indimenticabili e politici del solito.

La marca di tabacco fittizia Red Apple presente in quasi tutti i sui film.

Uno straordinario Tim Roth che gioca a fare Christoph Waltz ed il suo Dottor King Schultz di Django Unchained; stesso atteggiamento sofisticato, lessico ampolloso e accento marcato. Inoltre entrambi i personaggi sono europei, uno inglese, l'altro tedesco.

Per i più attenti poi, ad un certo punto della trama, Tim Roth ricorderà un'altro personaggio da lui interpretato in un film di Tarantino.

Continui rimandi anche a Kill Bill, Bastardi senza Gloria e Pulp Fiction. Come in quest’ultimo infatti una lettera scritta niente meno che da Lincoln in persona, amico di pennino di uno dei protagonisti di The Hateful Eight, quando vine aperta per la prima volta, è circondata dalla stessa aura luminosa che aleggiava attorno alla valigetta di Pulp Fiction; in questo caso però, nonostante la passione per i MacGuffin del regista sia cosa nota, diventa parte fondamentale per definire il punto di vista tarantiniano sulle motivazioni che hanno portato all'America di oggi.

Probabilmente infatti si tratta del suo film più politico.

I personaggi, costretti dalla bufera nel ristretto spazio di una locanda, si danno battaglia con il colore della loro pelle, la loro provenienza, la loro appartenenza politica, con le bugie e soprattutto con la furia.

Tarantino sembra così raccontarci quella verità, spesso celata dalle menzogne, che vede le fondamenta della storia americana reggersi sulla violenza, quella violenza che pare risiedere proprio nel suo dna, fagocitante odio e sfiducia tra tutti: bianchi, neri e messicani.

In questo infatti non risparmia proprio nessuno.

Non è un caso poi probabilmente che The Hateful Eight sia uscito poco dopo Revenant, due film profondamente diversi ma con punti in comune.

Entrambi si dipanano in un arco narrativo vicino al Natale in territori freddi ed innevati, ma se in Revenant la bufera era parte integrante del racconto, in The Hateful Eight viene lasciata fuori dalle mura della locanda, mentre all’interno gli otto protagonisti iniziano un gioco al massacro.

È incredibile come Tarantino sia ad oggi uno dei pochi (forse l’unico?) ad aver capito meglio di tutti il mezzo cinematografico, come usarlo e cosa farne per sorprendere e spiazzare ogni volta. Capace di catturare lo spettatore per tre ore nonostante l’azione si svolga all’interno di un unica location, con una prima parte più pacata necessaria alle presentazioni e una seconda dove la violenza defraga alla maniera in cui ci ha abituati Tarantino.

Un film denso di particolari, non solo per la scelta del formato Ultra Panavision 70 che Tarantino ha saputo sfruttare magistralmente, rendendo di fatto ogni inquadratura incredibilmente ricca di dettagli, ma anche per i dialoghi taglienti più che mai.

Ulteriori visioni sono quindi d’obbligo per cogliere nuovi elementi di un opera monumentale, ardita e sperimentale, fatta da chi ama il cinema per chi ma il cinema.

Voto: 10/10

The Hateful Eight (USA 2015, western 182')

Regia:Quentin Tarantino

Sceneggiatura: Quentin Tarantino

Cast: Samuel L. Jackson, Kurt Russell, Tim Roth, Jennifer Jason Leigh, Walton Goggins, Demiàn Bichir, Michael Madsen, Bruce Dern.

Film al cinema

PPZ - Pride + Prejudice + Zombies 6.5/10

La Quinta Onda 4/10

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