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Il tempietto di Colledestro scoperto nel "De prospectiva pingendi" di Piero della Francesca

Il pittore tiberino Stefano Camaiti scopre che Piero della Francesca nel suo codice "De prospectiva pingendi" disegna a scopo didattico un tempietto ottagonale proprio uguale a quello del Colledestro di Pieve Santo Stefano. Per 500 anni la...

Il pittore tiberino Stefano Camaiti scopre che Piero della Francesca nel suo codice "De prospectiva pingendi" disegna a scopo didattico un tempietto ottagonale proprio uguale a quello del Colledestro di Pieve Santo Stefano.

Per 500 anni la straordinaria somiglianza è stata sotto gli occhi di tutti - spiega una nota del Comune pievano - ma nessuno l'aveva mai notata. Stefano Camaiti, che risiede e lavora a Sansepolcro ma ha origini pievane, con l'occhio dell'artista puro, riesce invece a individuarla iniziando a lavorare su un proprio progetto pittorico in collaborazione con il Comune di Pieve Santo Stefano e il locale centro Studi Storici e Archeologici.

Il progetto che studia la relazione tra il tempietto del Colledestro e Piero Della Francesca è stato così chiamato "A colpo d'occhio" e verrà presentato ufficialmente sabato 9 settembre alle ore 16,30 a Pieve Santo Stefano nel luogo dove è iniziato tutto, vale a dire la chiesetta di Santa Maria di Colledestro oggi aperta al culto.

E "a colpo d'occhio", infatti, mettendo l'una accanto all'altra le immagini del tempietto come è dipinto nel codice e come è adesso, è impossibile non ravvisarne l'identità anche se non ci sono effettive prove storiche a supporto di ciò.

Valgono però alcune considerazioni - prosegue la nota -. Piero della Francesca conosceva come le sue tasche la valle del Tevere e la amava 'in toto'. Nelle sue escursioni è perciò probabile che avrà pure visto quel tempietto dedicato alle ninfe del Tevere in età romanica, unico esempio di architettura 'ottagonale' nella zona. Una visione che lo affascina per la sua geometria desueta ai suoi tempi e gli sviluppi prospettici. Piero conosceva Pieve Santo Stefano e storici come il Repetti (1835), il Ribustini scrivono che nelle chiese della cittadina, prima dell'alluvione del febbraio 1855 che sommerse interamente l'abitato, c'erano opere di Raffaellin dal Colle, Piero della Francesca (una "Resurrezione") e del Vasari.

Indizi che portano tutti nella stessa direzione, quella che Piero della Francesca usò anche il tempietto di Pieve per insegnare a dipingere con la 'prospettiva giusta' al mondo del rinascimento.

La scelta della data del 9 settembre non è infine casuale. Proprio nei due giorni precedenti Pieve festeggia da quasi quattro secolo ormai, la "Madonna dei Lumi". Si racconta che l'immagine mariana posta in un'edicola lungo la strada che porta a Sansepolcro fosse infatti visitata di notte da schiere angeliche luminose che partivano proprio dal tempietto del Colledestro. La grande fede della gente di Pieve per la Madonna dei Lumi permise poi la costruzione dell'omonimo Santuario.

Il tempietto del Colledestro riveste dunque una straordinaria importanza nella storia di Pieve. Fra storia, leggenda e Piero della Francesca.

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