La Grande Guerra lontano dal fronte, il caso di Arezzo
Nuovo appuntamento, martedì 30 ottobre, del ciclo di conferenze “La Grande Guerra lontano dal fronte, il caso di Arezzo”, organizzato dalla Società storica aretina, con il patrocinio del Comune di Arezzo, in occasione del primo centenario della fine della Prima guerra mondiale. Alle ore 17,30, all’Auditorium Ducci di via Cesalpino, Giovanni Galli parlerà sul tema “La mobilitazione della città di fronte alle conseguenze della guerra”.
Negli anni della Grande Guerra due fatti appaiono in primo piano ad Arezzo: la presenza di soldati e di ospedali militari di riserva, che occuparono edifici ad uso civile o scolastico, e la forte percezione da parte della città delle sofferenze, dei disagi e dei rischi dei soldati al fronte. Tra la popolazione, un forte sentimento di reazione emotiva non si arrestò davanti alla stanchezza di un conflitto interminabile, né davanti alla disfatta di Caporetto, che dalle zone di guerra portò in città una massa di profughi con i loro racconti della gigantesca ritirata. Gli aretini percepirono il senso di catastrofe, accentuato dalla mescolanza dei soldati e dei profughi in fuga. Non mancarono segni di cedimento del “fronte interno”, mentre i socialisti aretini si trovarono stretti tra la scelta del non sabotare e quella del far sentire il loro dissenso. Per assicurare compattezza e sostenere lo sforzo bellico furono costituiti vari comitati, che svolsero attività di volontariato e di assistenza, di propaganda e di sostegno economico, rafforzando l’intesa fra i gruppi sociali chiamati a mobilitare e compattare la popolazione. Di mese in mese erano contati quanti non sarebbero più ritornati dal fronte e all’inizio di ogni adunanza del consiglio comunale il sindaco Lelli ricordava i loro nomi. Alla fine della guerra, mentre si festeggiava la vittoria, altri caddero vittime dell’epidemia di “spagnola”.
Giovanni Galli si è laureato con una tesi di Storia moderna presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Firenze. Ha insegnato Italiano e Storia negli istituti scolastici superiori di Arezzo. È socio fondatore della Società Storica Aretina e socio dell'Accademia Petrarca. Si è interessato soprattutto del Novecento, dedicando ricerche e pubblicazioni alla storia aretina negli anni del regime fascista e della seconda guerra mondiale.
Curato da Luca Berti, il ciclo di conferenze, che si protrarrà fino all’inizio del mese di dicembre, si occupa del grande sforzo logistico che accompagnò in tutta la Penisola la guerra combattuta fra il 1915 e il 1918 nel Friuli e nel Veneto. La guerra finì con il coronare il processo di unificazione nazionale, ma dopo la “rotta di Caporetto” rischiò di mettere a repentaglio la tenuta del giovane Stato nazionale. L’approfondimento del “caso di Arezzo” si propone di mettere in luce le drammatiche vicende che precedettero, accompagnarono e seguirono il conflitto e le epocali ripercussioni che l’evento ebbe sulla comunità locale, sotto il profilo sociale e politico.
La conferenza successiva, che si occuperà del ruolo svolto dall’associazionismo e dal volontariato, civile e femminile, è in programma il 6 novembre e sarà tenuta da Luigi Armandi. Come di consueto, gli incontri in programma all’Auditorium Ducci sono ad ingresso libero, con dibattito finale aperto a tutti.