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Martedì, 16 Aprile 2024
Cultura

Hip Hop 4 Peace I° giorno. L'arrivo a Tripoli

Parte oggi la prima pagina del diario degli aretini che proprio ieri mattina sono partiti alla volta di Tripoli insieme alla band Assalti Frontali. Su iniziativa del Karemaski Multi Art Lab, e in collaborazione con Arci Toscana e Arci Arezzo, ecco...

Parte oggi la prima pagina del diario degli aretini che proprio ieri mattina sono partiti alla volta di Tripoli insieme alla band Assalti Frontali. Su iniziativa del Karemaski Multi Art Lab, e in collaborazione con Arci Toscana e Arci Arezzo, ecco che è cominciata da poco più di 24 ore questa nuova avventura nel segno della musica e dello scambio culturale. “Hip Hop 4 Peace” questo il titolo del progetto che fino al 9 di febbraio coinvolgerà la crew romana in un laboratorio hip hop di tre giorni con i ragazzi tra gli 8 e i 17 anni, libanesi e siriani, a Tripoli. Un lavoro insieme ai rifugiati del quartiere Bab at-Tebbaneh, una delle aree con il livello di povertà più alto dell’intero paese; nonostante tutto considerato un esempio di accoglienza, convivenza pacifica e attivismo culturale in una delle realtà più difficili del nostro Mediterraneo. E poi un concerto nella grande Beirut, allo Zico House.



di Marco Picinotti



Quando arrivi in Libano sembra di atterrare sul mare. La pista di atterraggio arriva all’ultimo istante, due o tre attimi prima di toccare terra. E’ solo la prima di tante emozioni. Il Vicino Oriente è così: qualcosa d’indecifrabile, disordinato, estremo. E’ una terra che vive di uno sciame di uomini e delle loro vite sempre in movimento, rumorosamente intrecciate le une sulle altre, in un respiro comune, un’esigenza collettiva, da cui vieni inghiottito anche tu, anche se non c’entri nulla, anche se la tua, di vita, non era mai entrata in quell’equilibrio caotico. Basta scendere la scaletta dell’aereo e inizia una terra fatta di identità, di storie, tante e diverse, spesso drammaticamente diverse, di odori, di sapori, di luci, di modi di fare, che ti seducono e ti attirano a loro.


E’ questo quello che ci aspetta. Questo e ben altro. Domani inizieremo a lavorare in un centro giovanile di una città difficile, Tripoli, con tanti bambini Siriani e Libanesi, che vivono insieme, nonostante i loro genitori a volte non si stiano troppo simpatici e che si trova in un quartiere ancor più difficile, Bab at-Tebbaneh, dove in una strada vivono i Sunniti e in quella parallela, gli alawiti, nemici giurati dei primi. Un quartiere dove mentre fai rap (e c’è già una crew, che si chiama One Voice, che ogni giorno risolve con la musica i problemi di quel territorio, ve la presenteremo nei prossimi giorni), accanto a te i militari piantonano l’area sui carri armati, osservando qualsiasi movimento sospetto di un conflitto che può ripartire da un momento all’altro. Ci dicono che adesso è in atto una tregua, ma che le tregue sono sempre molto fragili in questo sciame di uomini.








Un equilibrio difficile, ci spiegano i nostri ospiti dell’albergo al Kanour: vivono qua quasi 1 milione e mezzo di rifugiati. Un numero che rappresenta oltre un quarto della popolazione libanese, che conta solamente 4 milioni di abitanti. Il paese dei Cedri ospita di misura il numero più alto di profughi dalla vicinissima Siria, lontana da noi neanche 30 km, più di Giordania, Turchia, Iraq ed Egitto messi insieme. Del resto il Libano, è il paese che conta il più alto numero di rifugiati pro capite del mondo, in pratica 2 ogni 4 abitanti. Viene quasi da ridere, pensando che in Italia il numero è di 1,9 ogni 1000 abitanti e che la cosa ci fa credere di essere a rischio. Anche se a rischio di cosa non lo sappiamo troppo bene.


Tripoli è mite, il mare è tranquillo e la nostra passeggiata ci fa prendere confidenza con questo posto magico e difficile, ci fa scoprire una terra che ti strattone da una parte all’altra, fra chi ti vuole vendere un bel bicchiere di té e chi vuole farti fumare un po’ di Narghila, che qua chiamano hashish, da non confondere con quello che state pensando. Dove i clacson suonano senza sosta, in un traffico che sembra impossibile, ma che alla fine si dipana e se ne esce sempre, in una maniera quasi miracolosa. Quando arriviamo da Beirut a Tripoli è già buio. Ma domani il sole sarà alto su questa terra e noi non vediamo l’ora di scoprirla. Domani la prima giornata di workshop degli Assalti Frontali, c’è Militant A, c’è Pol G e il Nano. C’è Marcello a fare video, l’Arci Toscana a coordinare con Carla e Virginia e c’è il Karemaski a raccontarvi cosa accadrà. Ci risentiamo quando la luce sarà alta su Tripoli.

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