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Venerdì, 19 Aprile 2024
Concerti Olmo-San Zeno

"Young Signorino ad Arezzo? Uno degli avvenimenti più 'importanti' in città da anni"

Il Karemaski rompe il silenzio dopo le polemiche social e i controlli dentro il locale in occasione dell'evento

Il Karemaski scioglie il silenzio dopo dopo le polemiche social che hanno preceduto il concerto del trapper Young Signorino di venerdì 4 gennaio nel locale di Olmo e dopo che, durante la serata, le forze dell'ordine hanno effettuato controlli fuori e dentro il locale. "Ciò che è successo venerdì sera - spiega una nota del collettivo - in occasione del concerto di Young Signorino è stato uno degli “avvenimenti” culturali più importanti che questa città abbia vissuto negli ultimi anni. Chiaramente in negativo. Ne siamo convinti e vorremmo analizzare l'accaduto in un dibattito - se possibile - dialettico, franco, improntato sui contenuti, più che sui pregiudizi".

I condizionamenti di un post

Perchè il liberalismo sbandierato negli ultimi anni  - si chiedono dal Karemaski - si deve ridurre ad un’imposizione dall’alto sul “gusto”, il “giusto” e il “deplorevole? Perché siamo così preoccupati di dover dare un’educazione ai figli o alla gioventù in generale imponendo contenuti invece di provare a capire le novità che le nuove generazioni stanno vivendo? Perché un post su Facebook può condizionare e incidere schizofrenicamente sul reale? Forse la realtà web e la realtà terrestre stanno iniziando a viaggiare su binari paralleli? Perché nessuna realtà politica del territorio si è espressa sulla vicenda a parte personalissimi e individuali post sui social senza nessun tipo di analisi critica? Perché parte della cittadinanza si sente in diritto, senza provare alcun senso di vergogna, di commentare questo evento in maniera così violenta tanto da augurare attentati e la morte all’artista, agli organizzatori e agli utenti?

Tutto questo senza sputarci addosso frustrazioni che non sarà stato certo la figura di Young Signorino a causare. Perché quello che è accaduto negli ultimi giorni è molto più di un pregiudizio verso un artista, o verso le nostre attività associative, o un controllo delle Autorità in un Circolo Culturale. Quello che è accaduto negli ultimi giorni riguarda la libertà “limitata” di chiunque ad esprimersi nella forma che più gli appartiene entro il solo invalicabile contenitore della “legalità”. Nel nostro caso di fare associazionismo, organizzare, produrre e promuovere contenuti. Ai nostri soci quella di scegliere i contenuti che più gli appartengono. Solamente – almeno così crediamo per le informazioni in nostro possesso al momento - perché un “tribunale del popolo” sul web aveva dichiarato che quel concerto fosse disdicevole si è deciso che quel concerto di un ragazzo di 19 anni, fosse da trattare alla stregua di una affollatissima partita di calcio tra tifoserie rivali. 

La storia

"Ma andiamo con ordine - continuano dal Karemaski -. Mercoledì 2 gennaio Arezzo Notizie condivide un articolo riguardante il concerto di Young Signorino sulla propria fanpage di Facebook. Questo scatena un inferno di centinaia e centinaia di commenti nel migliore dei casi, dai connotati rancorosi, in quello peggiore, minacciosi. Si apre un dibattito talmente ampio e nervoso che giovedì mattina veniamo contattati dalla Questura, preoccupata per lo svolgimento della manifestazione. Diamo risposte a tutte le domande della Polizia. Sostanzialmente ci viene chiesto se effettivamente il Karemaski sia il contenitore giusto per un evento del genere. Spieghiamo che lo è, che quello di Young Signorino, nonostante l’attenzione che ha suscitato, è un concerto da 100/150 presenze, al massimo 200 vista la grande ‘curiosità’ destata sui social. Nessuna folla oceanica, nessun problema per l’ordine pubblico.
Giovedì sera veniamo convocati dalla Polizia Municipale per il mattino seguente, per una riunione. Una riunione dove, come sempre, ci mostriamo collaborativi ed a disposizione facendo presente più volte che lo psicodramma collettivo su quei post non costituirà una reale problematica e che un dispiegamento di forze come quello che ci viene preannunciato sarebbe eccessivo, uno spreco assoluto di risorse pubbliche, oltre che un evidente limite all'accesso al circolo da parte dei nostri soci.
Da questo, veniamo accusati in maniera randomica di non essere a norma, di non avere documentazione in ordine, di non poter addirittura aprire il circolo. Rispondiamo carta su carta, contestazione su contestazione. Il tutto confermato dal controllo al circolo con relativo verbale dove tutto è a posto. Organizziamo concerti da anni, sappiamo per filo e per segno cosa possiamo e non possiamo fare. Non abbiamo, per questo, la presunzione di essere perfetti ma riteniamo di possedere la piena consapevolezza ed esperienza per valutazioni serie a livello organizzativo. 
A tarda sera del venerdì, arrivano 2 camionette, 4 jeep e 5 volanti. Contiamo circa 35 agenti, fra l’esterno, l’ingresso e l’interno del locale. Probabilmente per la maggior parte del tempo sono stati più gli agenti che i soci entrati per il concerto. Non possiamo accettare una militarizzazione del nostro circolo passivamente. Vogliamo che chi ha impiegato tali risorse pubbliche dia spiegazioni ai nostri soci e alla cittadinanza intera di un simile dispiegamento di forze dell'ordine nonostante il nostro dialogo abbia permesso a chi controlla il territorio di avere ogni informazione in maniera chiara e puntuale".
 

"Noi calpestati"

Crediamo che undici anni di storia di questa associazione, venerdì sera, siano stati moralmente calpestati. Crediamo che chi cura la nostra sicurezza – compito delicato, difficile e da noi sempre rispettato - sia tenuto a conoscere, oltre al territorio stesso, gli attori in campo, la storia dei volti dietro una struttura che ha organizzato più di mille manifestazioni culturali nel territorio, in Italia e in Europa e, senza mentire, anche fuori dall’Unione Europea. Crediamo che la libertà di espressione sia sta limitata psicologicamente e moralmente venerdì sera.

Non chiediamo, con questo, di non essere controllati. Anzi vogliamo essere controllati perché non abbiamo nulla da nascondere. Vorremmo solo essere controllati come tutti gli altri, rispettando il luogo e le persone che lo vivono, indipendentemente dai loro gusti musicali, sessuali, politici, dalla loro etnia e dal loro passaporto. Rimarcando che la diversità sia una ricchezza; che la cultura e l’arte, le esperienze di qualsiasi genere e le parole debbano avere ovunque un “tetto” sotto il quale aggregarsi e, passo passo, un pezzo grande o piccolo che sia alla volta, si possa continuare a cambiare le brutture di questo mondo. 

Crediamo - conclude la nota - fortemente nella legalità così come nella totale libertà di espressione di ciascuno, e lotteremo fino in fondo per far coesistere questi ed altri valori all'interno del nostro circolo e associazione.

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